ArcipelagoLa Maddalena

Isola di La Maddalena

I maddalenini dividono il mondo in due parti: da una parte loro, i maddalenini, dall’altra tutti gli altri”. Così era riassunto diversi anni fa, in una frase ironica, lo spirito dell’isola, in un volume sull’Arcipelago edito dal Touring Club Italiano. E’ innegabile che ogni isola minore rappresenti un mondo a parte, attorno al quale si sviluppa un grande interesse.
Questi microcosmi, così desiderati e invidiati, soffrono ora la crisi più drammatica della loro esistenza. Vedono venir meno le condizioni di sopravvivenza dei propri abitanti e rischiano l’abbandono di un patrimonio espressivo costituito dai beni naturalistici, paesistici e dalla comunità che vi abita con la propria storia e tradizioni.
I 185 abitanti, presenti al tempo dell’occupazione sabauda, arrivarono a 7000 unità nel 1891, quando l’isola era una delle tre più importanti piazzeforti marittime d’Italia.
Al ceppo originario, proveniente dalla Corsica, si erano aggiunte le famiglie sarde, attratte principalmente da attività agro-pastorali e i pescatori, soprattutto di corallo, provenienti principalmente dalle isole di Ponza e Procida, da Napoli e Torre del Greco.
Liguri, Toscani, Piemontesi, Nizzardi e Maltesi arrivarono alla Maddalena al seguito della Regia Marina e tutti si fusero, nel tempo, in un’unica popolazione, con lo stesso dialetto, mentre il vento delle Bocche di Bonifacio ne forgiava i caratteri in una sola anima.
La Maddalena, unica isola abitata, era definita con orgoglio «La piccola Parigi» nel 1800. La popolazione coglieva ogni nuova idea evolutiva che arrivava dal continente sia nel campo della moda, sia sotto il profilo della politica e della cultura. Intorno alla metà del 1800 non c’erano analfabeti, quando ancora in Sardegna il loro numero superava il 50% della popolazione.
La chiesa parrocchiale, intitolata alla patrona dell’isola, Santa Maria Maddalena, si trova nell’omonima piazza a pochi metri da Cala Gavetta e dal Palazzo Municipale. Fu progettata dall’ingegnere militare Cochis e costruita dagli isolani e militari della guarnigione sabauda negli anni tra il 1814 e il 1819. La facciata era in stile tardo barocco piemontese e fu demolita nel 1952, nell’ambito dei lavori d’ampliamento dell’edificio.
Infine, tra il 1993 e 1996, fu nuovamente ricostruita nello stile del 1814.
Passeggiare per le vie principali è anche un momento di relax tra una sosta al bar o davanti la vetrina di uno dei numerosi negozi che popolano il centro. Punto di ritrovo per eccellenza è Piazza Garibaldi, con il palazzo municipale e il piccolo mercato, dove il mattino di buon’ora i banchi del pesce offrono le specie ittiche isolane, appena sbarcate dai pescherecci. Cala Gavetta è l’appuntamento per chi ama invece parlare di mare, curiosando tra le barche all’ormeggio e, nell’attesa dell’arrivo di un pescatore, per ipotizzare, rigorosamente a terra, il tempo che farà domani.