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La pazza della Maddalena. Reminiscenze di un viaggio

La pazza della Maddalena. Reminiscenze di un viaggioDal romanzo di Gavino Cossu: “La pazza della Maddalena. Reminiscenze di un viaggio”, edito nel 1871, riportiamo alcuni brani che offrono uno spaccato economico, sociale e culturale della città di La Maddalena al 1871.

Le vie del borgo di La Maddalena sono irregolari, senza selciato, erte e scoscesissime. In mezzo alle strade s’incontrano enormi massi granitici, che di tanto in tanto ti sbarrano la via e fannoti badare ai piedi se non vuoi romperti la testa o le costole. Anticamente il paese, come dice il canonico Spano, era situato al nord dell’isola, in un luogo detto la Trinità, ed in cui ancora esiste la chiesa di questo nome. Prima d’aver posto alla Trinità, quando la popolazione era in stato di formazione, trovavasi edificato nel luogo detto Cala di Chiesa ove tutt’ora esiste una fontana, che contiene una discreta acqua potabile, forse la migliore, mi diceva Remigio, che esista in tutta l’isola.

Nel borgo vi sono due principali vie, quella che dal porto conduce alla parrocchia o per meglio dire al suo piazzale, e l’altra posta al fianco destro del paese, appellata Mangiavolpe, alquanto più lunghetta della prima, ma più angusta ed irregolare. Vi ho potuto notare tre o quattro bellissime piazze: quella ove si tende il pesce, adiacente al molo; l’altra ove ha principio la piazza di Mangiavolpe, ed il piazzale di chiesa, che è un perfetto quadrato benissimo selciato a larghe lastre granitiche; e come la piazza della chiesa, così la maggior parte delle vie potrebbe con poca spesa venir lastricata, essendo che il granito vi s’incontra ad ogni piè sospinto; anzi si potrebbero fare due grandi servigi allo stesso tempo: appianare le vie, finora ingombrate di tanto in tanto da enormi massi, e col minerale tolto lastricare le altre piazze e contrade.

Le donne abbondano alla Maddalena in modo straordinario, e possono stare cogli uomini nella proporzione di uno a venti. Esse sono sempre linde e bene acconciate; hanno tutte indistintamente il loro chignon ben pettinato. S’accomodano con molta semplicità, ma le loro piccole vesti sono ben tagliate ed ottimamente tenute, sempre appropriate al colore del viso ed alle forme del corpo.

Veramente nelle donne della Maddalena non si rinviene un unico tipo comune a tutte, avente prerogative e particolari proprietà, come scorgesi in altri paesi del continente e dell’isola di Sardegna. In Maddalena vi trovi i tipi più disparati; dalla faccia tonda e paffuta al viso ovale ed artisticamente profilato; dal colore leggermente bruno delle donne di mezzogiorno, al più perfetto bianco della fanciulla lombarda e veneziana. Talvolta l’incontro di qualche visino d’una candidezza estrema, incoronato da una folta e biondissima capigliatura, ti ricorda una bellezza nordica, una compatriota d’Orazio Nelson… Le donne della Maddalena sono di modi schietti e gentili, affabili ed espansive, amano far l’amore ed hanno grandissima voglia di prender marito, desiderio d’altronde naturalissimo in tutte le donne del globo terraqueo…

Ho detto in avanti, che in quest’isola per ogni venti donne si poteva contare un uomo; la ragione della sproporzione sta in questo: che nel borgo di Maddalena, essendovi una popolazione essenzialmente marittima, avviene che, tutti i suoi uomini nascano per il mare; ed appena atti, servano in tale qualità sui regi bastimenti, oppure in altri di commercio. Ne consegue perciò, che questi uomini per mesi e mesi, e talvolta per intieri anni, restino assenti dal paese natio, lasciando quasi nell’abbandono le loro mogli e famiglie. I pochi uomini che vi restano, quasi tutti in avanzata età, sono ufficiali e sotto ufficiali della regia marina messi al riposo, i quali accorrono da ogni parte d’Italia, per passarvi il resto dei loro giorni, allettati dalla continua vista del mare, dal buon clima ed anche dall’abbondanza dei viveri, che vi si trovano ad una discreto prezzo. Attualmente la Maddalena numera fra i suoi cittadini non solo dei buoni sotto ufficiali, ma eziandio molti ufficiali superiori che raggiunsero i più alti gradi di marina, fra i quali gli Ornano, i Zicavo, i due Millelire ed Albini contro ammiragli, tutti nativi della Maddalena, dove hanno delle case e delle possidenze.

Mi venne riferito, che il contrammiraglio conte Albini sia il primo proprietario dell’isola; infatti la sua casa è più bella e vasta del borgo.

VI.

Il borgo di Maddalena ha due monumenti che possono attirare l’attenzione del viaggiatore. Il primo è la chiesa parrocchiale, costrutta colle regole dell’arte, degna d’essere non una semplice parrocchia, come la è, ma eziandio qualche Cattedrale vescovile. Essa è di recente costruzione; venne edificata nel 1814 per cura dell’ammiraglio Giorgio Des Genès, col concorso della popolazione, come consta da una lunga iscrizione latina in una lastra di marmo, posta in fronte al portone, la quale iscrizione venne riportata interamente dal canonico Spano nella citata opera sua.

L’ammiraglio Des Genès soggiornò in questa isola, tutto il tempo che durò il primo impero napoleonico, allorquando i reali di Sardegna, cacciati dal Piemonte, dovettero riparare in Cagliari.

Opere d’arte che meritano l’attenzione del visitante nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, dalla quale santa prendono il nome la chiesa, l’isola ed il borgo, non ve ne sono; ammenoché non vogliano riguardare come tali, una tela sbiadita, opera di quel famoso guastamestieri, che fu il fra Antonio Canu, ed un piccolo crocifisso, che potei osservare nella sacristia, il quale poteva rappresentare benissimo la faccia del cattivo ladrone.

Ma se non per opera d’arte, almeno per la rinomanza storica del loro primo proprietario son degni di menzione due candelieri ed un crocifisso d’argento massiccio, che il famoso ammiraglio inglese Orazio Nelson regalò alla chiesa suddetta, in segno della sua stima verso gli abitanti degnissimi della Maddalena, ed in memoria del trattamento ospitale, ricevuto dalle loro mani dalla flotta di sua Maestà Britannica, come lo stesso conte Nelson si esprimeva in una sua lettera, diretta al parroco di quel tempo e con la quale accompagnava il ricchissimo dono.
Il cavalier Mamia, attuale e degnissimo vicario della Maddalena, ebbe la cortesia di farmi vedere l’originale della lettera scritta in inglese ed una versione italiana, fattane dal cappellano della Vittoria, nave ammiraglia del naviglio britannico. Entrambi questi scritti vennero rinchiusi in un elegante astuccio di legno-noce, in forma di quadro da tenersi appeso alla parete, dal di cui cristallo trasparivano i grossi caratteri, vergati dal proprio pugno dell’infelice vincitore di Trafalgar.

Quest’astuccio o quadro veniva donato da un altro inglese, appunto per riporvi queste due lettere, perciocché continuando ad esser sciolte come erano ne poteva andar perduta qualcuna. Anche questo altro inglese, di cui non ricordo più il nome, accompagnava il quadro con una affettuosa e gentilissima lettera, la quale unitamente alle altre due si conserva nel quadro medesimo. Il degnissimo vicario Mamia mi diceva, che qualche anno fa, essendo di passaggio colà un milord ed avendo veduto la lettera del suo grande concittadino voleva comprarla offrendo in cambio non so quante migliaia di lire sterline; il vicario però stette fermo, e non lasciandosi allucinare dal fulgore della moneta, conservò il prezioso documento che tanto onora il paese da lui religiosamente amministrato.

L’altro monumento che, forse e senza forse, ha maggiore importanza storica della chiesa e dello stesso dono di Nelson, si trova all’imboccatura del porto di Cala Gavetta, all’entrata del paese.

E’ una piccola bomba di ristretto diametro; sormontata da un’informe colonnina fabbricata con pietra e calce.

Per quanto Lamarmora nel suo stimato Itinerario dell’Isola di Sardegna abbia affermato che nella colonna esista un’inscrizione facente la storia della bomba in parola, pure come giustamente venne notato dal prelodato canonico Spano, non vi si osserva iscrizione alcuna….

Avea raggiunto l’estremità del porto di Cala Gavetta e passato il palazzo della Sanità; ma la donna non si scorgeva.
Dietro al Fortino, che è una antica torre, mezzo diroccata, sopra un enorme masso di granito che si eleva a picco in sull’orlo del mare…….

Era tuttora presto: per utilizzare il tempo, decidemmo di fare una scorreria fino alla Guardia Vecchia, una antica fortezza posta in un punto culminante nel centro dell’isola. Ma siccome ci sentivamo entrambi al quanto stanchi, accettammo l’offerta di due abitanti di Maddalena, che colà si trovavano; cioè quella di farci condurre lassù dai loro asinelli, i quali sono le sole cavalcature che si usano nella Maddalena, rinvenendosi in tutta l’isola appena un paio di cavalli, posseduti da ricchi signori, che li tengono più lusso che per usarne, essendo ché il suolo dell’isola poco si presta di sua natura per lunghe passeggiate a cavallo. Gli asinelli sono per questo più adatti ed è con essi che si viaggia e si trasportano le derrate in paese….

Dopo una buonissima trottata asinina e di continuo salendo, arrivammo alla sommità d’una collina, ove esistono i ruderi della fortezza di Guardia vecchia, che sta proprio a cavalcioni della collina stessa, dominando non solo l’intiera isola di La Maddalena, ma buona parte dei mari che la circondano.

Secondo il canonico Spano, appoggiato all’Albini, questa fortezza esiste fin dal primo impianto della popolazione dell’isola, che data dal 1283, epoca in cui l’ammiraglio pisano Rosso Bruscarino, volendo sfuggire l’incontro della flotta genovese, comandata dall’altro ammiraglio Francesco Spinola, venne ad approdare all’isola di Maddalena, ove fabbricò appunto questa fortezza della Guardia vecchia, da cui invigilava il movimento del nemico, ed alcuni magazzeni sulla costa chiamata Cala di Chiesa per riporvi le provvigioni. E’ precisamente in questa località che venne a fermarsi la prima popolazione dell’isola, che poco dopo si trasportò al sito detto la Trinità, per indi stabilirsi definitivamente al sud ove attualmente si trova. Questa posizione, mentre viene riparata dai venti che ivi vi soffiano costantemente, si trova più prossima al mare e quindi più accessibile e comoda alle operazioni, cui son dediti i maddalenini.

La mentovata fortezza della Guardia vecchia, come le altre dette di Balbiano, Real Navi e Carlo Felice, all’epoca delle commozioni politiche, in sullo scorcio del passato secolo, commozioni che non risparmiarono neppure la Sardegna, in cui le innovazioni liberali, provenienti da Francia trovarono calorosi partigiani, serviva per luogo di relegazione ai così detti faziosi, perturbatori dell’ordine pubblico, che fossero nativi del capo meridionale; come nelle isole di Sant’Antioco e S. Pietro, poste al sud della Sardegna, si confinavano i turbolenti del capo settentrionale.

Si contano a centinaia i cittadini, che durante il sospettoso ed inetto governo dei viceré Balbiano e Vivalda e dei segretari di Stato Borgese e Valsechi, furono confinati nella rocca di Castel Sardo e nei forti dell’isola di Maddalena; ma ciò non impedì che nei famosi moti del 1793 il popolo cagliaritano, sotto il Balbiano medesimo, non si sollevasse in massa, impadronendosi della persona del viceré e di quanto piemontesi si trovavano in città, e li facesse imbarcare pel continente con la comminatoria di non più ricomparire nei sardi lidi……..