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La protesta delle donne

Nel 1874 un piccolo episodio lo mostra vicino ai problemi dei suoi parrocchiani, anzi, per essere precisi, delle parrocchiane. Il 19 febbraio di quell’anno c’era stata una dimostrazione accesa di un folto gruppo di donne contro l’odiosa tassa sul macinato: il nuovo governo aveva stabilito che tutto il grano dovesse essere macinato presso i mulini in modo da poterne valutare le quantità e le conseguenti imposte da pagare. A La Maddalena le donne provvedevano da sole a questo lavoro, a casa loro, all’alba, usando le piccole mole a mano tradizionali: in questo modo aggiravano la norma e non pagavano la tassa. Quella mattina i carabinieri erano usciti presto dalla caserma per sorprendere le fuorilegge e ne avevano arrestato due in flagranza di reato. Ma appena la notizia si era risaputa un folto nugolo di donne si era radunato e, scendendo per la via della Pace (oggi via Goito) erano entrate in chiesa con l’intenzione di suonare le campane per protestare. Avevano trovato chiuso l’accesso al campanile e, mentre si consultavano incerte sul da farsi, era arrivato il Parroco chiamato dalla perpetua, la bastiese Maddalena Pagnetta. Mamia aveva affrontato la situazione con molta calma, aveva detto risolutamente che campane non se ne suonavano e, alla obiezione che ai tempi del colera la cosa era stata concessa, replicava che ora la questione (che egli definiva tanto danno) poteva essere risolta dal sindaco e, quindi, le faceva uscire dalla chiesa. Ma la sua testimonianza, registrata nel verbale del processo imbastito per reato di ribellione che poteva costar caro alle donne, aveva contribuito a smorzare la drammaticità degli eventi. Al contrario della perpetua, che aveva dichiarato di essersi nascosta presso l’organo all’arrivo delle donne e di essersi precipitata di corsa (malgrado i suoi 80 anni) a chiamare il Parroco perché le aveva sentite urlare ” vendetta vendetta”, Mamia raccontava di aver trovato in chiesa solo donne addolorate che gridavano ” tutte che erano rovinate e molte di esse piangendo perché la tassa macinato era esorbitante”; giustificava la loro azione affermando “credo che quanto hanno operato quelle donne sia stato per dare una dimostrazione al pubblico del loro malcontento perché quest’anno è aumentata troppo la tassa del macinato che non possono assolutamente pagare”. Durante la discussione il viceparroco celebrava la messa in una cappella laterale e, malgrado si “fosse spaventato, la messa non fu interrotta” a dimostrazione del fatto che la contestazione non aveva avuto carattere violento. La testimonianza di Mamia fu fondamentale per derubricare il reato contestato e nessuno insistette per punire le dimostranti, neanche per le minacce e le offese proferite in quell’occasione contro i proprietari del mulino definiti “pidocchiosi, ladri e infami”.
Mamia morì nel 1885 all’età di 80 anni, ormai quasi cieco, ancora affettuosamente rispettato dai suoi parrocchiani.

Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma