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L’amore di Garibaldi per la natura

L’immagine di Garibaldi è stata particolarmente esaltata per la sua opera di combattente per la libertà dei popoli nel mondo e soprattutto per il suo ruolo nelle vicende che hanno portato all’Unità d’Italia, di cui quest’anno si celebra il 150° anniversario. La sua vita avventurosa e il fascino magnetico che esercitava in quanti lo hanno conosciuto, hanno fatto scrivere su di lui migliaia di libri. Di questi una piccola parte tratta della sua opera di agricoltore a Caprera, che tuttavia mostrano una figura più completa e più vera dell’uomo che combatteva, non per vocazione o spirito di avventura, ma spinto dal senso di giustizia mentre avrebbe voluto essere un privato cittadino per occuparsi dei suoi campi, delle sue piante, dei suoi animali e per coltivare soprattutto i rapporti umani e l’amicizia.

La figura di Garibaldi agricoltore è stata delineata da diversi autori, che ne hanno scritto con competenza e passione, e quindi poco si può aggiungere in merito. Questa ricerca ha indagato su quanto l’opera di Garibaldi ha inciso a Caprera, sulle trasformazioni avvenute nel tempo di quella che fu la sua azienda agraria e tentare di ricostruire, attraverso le specie vegetali piantate dalle sue mani e conservatesi ad oggi, un aspetto non meno importante delle storia e del paesaggio che contribuì a creare. Questo è anche un dovere che discende dalla necessità di restituire all’Eroe una dimensione più umana che, vogliamo credere, Egli avrebbe voluto e apprezzato.

La Legge n° 503 del 14 Luglio 1907 recita nell’art.1. “La Casa di Giuseppe Garibaldi, i terreni da lui coltivati e quelli annessi, i fabbricati da lui costruiti nell’isola di Caprera, che non siano stati espropriati nell’interesse della difesa dello Stato sono dichiarati Monumento Nazionale”. Il tutto affinché “l’Isola stessa sottratta interamente ad ogni sfruttamento economico possa in tutto il suo insieme assumere il carattere di un monumento consacrato alla memoria del generale Garibaldi” Elettrio Corda (riportato da Fastame, in: Garibaldi in Sardegna, Rusconi, Milano, 1991), indica due documenti importanti che mettono un punto fermo: il primo è una delega notarile di Garibaldi a Pietro Susini per l’acquisto dei lotti di Caprera (29 Dicembre 1855), il secondo è l’elenco che Pietro Susini invia a Garibaldi (15 Agosto 1856) dei lotti acquistati per suo conto. Tra questi: 43 lotti dai Collins a L. 75 l’uno, parti di Giuseppe, Giulio e Battista Ferraciolo, parte di Garante e socio, parte di Francesco Susini, per un totale di 8.850 Lire. Forse il primo contatto con l’Isola, fu il 25 Settembre 1849 prima di essere condotto a Gibilterra e poi a Tangeri. Ma non è solo per un caso fortuito che Garibaldi scelse Caprera. In realtà era in questo sostenuto dai suoi amici vecchi e nuovi, primi di tutti i Susini. Dalla lettera a Francesco Susini del 7 dicembre 1855 si apprende. “Caro amico […] Da Porto Torres penso di percorrere la Gallura, ove sarà facile che scelga un punto di stabilimento per passare alcuni mesi d’inverno e forse abitarvi definitivamente, se ne trovo luogo adatto. Un consiglio vostro e di Pietro circa il punto da prescegliersi per lo stabilimento mi sarebbe caro, quanto lo essere vicino a voi sarebbe una delle consolazioni già predilette. Intanto sono vostro con affetto, G. Garibaldi”.

Il girarrosto automatico in ferro, collocato all’interno del camino della cucina di casa Garibaldi, è composto da una scatola a tre piedi contenente la molla e gli ingranaggi, e da un cilindro, dotato di un apertura longitudinale posteriore e uno sportellino con maniglia sul davanti, all’interno del quale si trova lo spiedo. Compendio Garibaldino – Caprera