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L’aratro in isulanu

I termini delle varie parti dell’antico aratro di legno sono tutti di origine corsa.
U cuncègghju, l’aratro.
U timònu o a bura o a stanga, il timone dell’aratro.
U vómeru, il vomere.
U dintàli, il dentale.
U manitègnulu o manitèngulu, il manico.
A còzza, cuneo che bloccava la regolazione del vomere.
A cóppia, il giogo.
I vintògghj, corregge di cuoio per legare il giogo alle corna dei buoi.
I stavéddhi aste di legno infisse perpendicolarmente al giogo che sfioravano il collo del bue e le cui estremità superiori venivano legate alle corna dei buoi.
A suvìccia, grosso anello formato da una catena rivestita di cuoio fissata al centro del giogo in cui si infilava l’estremità del timone.
Il giogo usato per l’aratro era diverso da quello usato dai conduttori dei carri a buoi “i carrulanti“. Tutti i termini delle parti del carro a buoi sono originari della Gallura. Ecco perché accanto alla voce còppia, c’era la voce ghjuali.
Accuppià i bói, unire in giogo i buoi. Anche appagghjà i bói.
Scuppià i bói, togliere il giogo ai buoi.
Laurà o surcà, arare.
U laóru, l’aratura.

Francesco Pusole