Mario Birardi
Operaio, uomo politico, nato a La Maddalena il 19 maggio 1930. Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Si è impegnato fin da giovanissimo nel PCI ricoprendo per anni importanti incarichi politici in seno alla Federazione sassarese. Dopo essere stato consigliere provinciale di Sassari, nel 1965 è stato eletto consigliere regionale del suo partito per la V legislatura nel collegio di Sassari e riconfermato in seguito ininterrottamente fino al 1979, quando è stato eletto deputato per la IX legislatura repubblicana. Dopo l’elezione si è trasferito a Roma per lavorare nella direzione nazionale del suo partito.
Non più riconfermato parlamentare, ha continuato tuttavia a occuparsi di politica aderendo ai DS e nel 1997 è stato eletto sindaco della sua città, rimanendo in carica fino al 2002. Appassionato studioso di Garibaldi e dei garibaldini, nella sua casa di La Maddalena conserva una interessante collezione di documenti, stampe e oggetti legati alle imprese del Generale, collezione che ha in gran parte donato per la creazione del nuovo “Memoriale Giuseppe Garibaldi” realizzato a Caprera nella fortezza di Arbuticci.
Mario Birardi, politico e collezionista: grazie a lui è nato il Memoriale di Caprera. Parlamentare, dirigente Pci, nelle sue mani 150 cimeli dell’eroe dei due mondi
Enrico Berlinguer sorride da una gigantografia in bianco e nero tra busti e quadri di Garibaldi. La casa-museo di Mario Birardi è un microcosmo di storia, ricordi, cultura. Le sue due grandi passioni, la politica e i cimeli del Generale, riempiono la sua abitazione nel cuore della Maddalena. Classe 1930, la vita di Birardi è una cavalcata nella storia. Grembiule rosso all’asilo Garibaldi e abiti da garibaldino alla festa del 2 giugno da adolescente. A 19 anni entra nel comitato centrale della Federazione nazionale dei giovani comunisti, poi nella direzione nazionale del Pci al fianco di Enrico Berlinguer. Deputato per un anno, senatore per quattro, consigliere provinciale nel collegio di Ittiri, consigliere regionale eletto nel collegio di Sassari per tre mandati, sindaco. Amico del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Con lui pianifica la trasformazione del forte Arbuticci di Caprera nel Memoriale Garibaldi. 87 anni e un’agenda fittissima di cose da fare.
Attento osservatore della vita politica italiana, rimane con il cuore a sinistra ma ha un’ammirazione speciale per il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Lo vedrebbe bene come segretario del Pd e leader del centrosinistra. Innamorato dell’isola di cui è stato sindaco dal 1997 al 2002, critica la gestione del G8, in particolare la scelta di aver trasformato il glorioso arsenale, in cui per alcuni anni aveva anche lavorato, in un albergo. Chiuso. E bacchetta il presidente della Regione Francesco Pigliaru e il ministro dell’Ambiente per aver snobbato il Comune maddalenino nella nomina del presidente del Parco. Scortesia istituzionale che a lui non fu mai riservata, nemmeno dai ministri di centrodestra.
Figlio di pescatori, da bambino Birardi frequenta l’asilo Garibaldi. La divisa era un grembiule rosso. Un colore che diventerà la sua fede politica. «Siccome ero uno dei più alti a scuola, mi facevano partecipare alla cerimonia del 2 giugno vestito da Garibaldino – racconta divertito Birardi –. Da lì è partita la mia passione per il Generale che è andata crescendo di pari passo con la politica. Fare il collezionista richiede ovviamente dei mezzi economici. Nel partito avevamo un salario da operaio. Non era facile, ancora di più quando mi sono sposato. Ma non ho mai avuto vizi. Non ho fatto mancare nulla a mia moglie. Avevo una 1100, che ho ancora. Pur avendo la passione del mare non ho mai comprato la barca. Tutte le mie risorse le ho investite per comprare cimeli in giro per l’Italia». Oltre centocinquanta pezzi pregiati, tra cui delle preziose lettere autografe. La maggior parte dei cimeli sono esposti al Memoriale Garibaldi che ha voluto con forza. «Al Memoriale ci sono sei splendidi busti, tre di bronzo e due di marmo. Un altro, del 1866, l’ho donato per i 250 anni della fondazione al Comune».
Sindaco della Maddalena dal dicembre 1997 al 2002, vive con dispiacere il momento di difficoltà della sua isola, rimasta incastrata nel passaggio dall’economia delle stellette a quella turistica. «La storia della Maddalena è sempre stata legata ala Marina – spiega –. La progressiva riduzione della sua presenza ha creato dei problemi. Poi sono andati via anche gli americani, che creavano posti di lavoro e un indotto importante». Birardi respinge l’accusa di essere stato un sindaco antiamericano.
«Ho avuto ottimi rapporti con i dirigenti locali e con i rappresentanti che arrivavano dagli Stati Uniti – precisa –. Mi avevano anche portato a bordo del sottomarino e mi avevano mostrato la simulazione dei lanci de missili. Ma già allora si parlava della dismissione della base di Santo Stefano. La geopolitica stava cambiando e La Maddalena non era più strategica per gli Usa». Dopo l’addio degli americani la grande occasione del G8. «Purtroppo mal gestita – afferma –. Mi viene mal di stomaco ogni volta che passo davanti all’ex ospedale militare e lo vedo così, abbandonato. Per non parlare dell’ex arsenale. La cosa più semplice sarebbe stata trasformarlo in polo nautico e cantieristico come già avevamo pensato ai tempi della mia amministrazione. Già allora parlavamo di un porto per 250 maxi yacht. Nautica e turismo sono i due pilastri su cui costruire il futuro della Maddalena». Di questi giorni la polemica sulla nomina del nuovo presidente del Parco. Indicato dalla Regione e dal ministro senza dialogare con il Comune.
«È vero che la legge dice che la nomina spetta a loro ma esiste un garbo istituzionale che va al di là del colore politico – sottolinea Birardi –. Sia il ministro Andrea Ronchi del governo Prodi, sia il ministro Altero Matteoli del governo Berlusconi mi consultarono sul nome del presidente prima di nominarlo. Nel primo caso il nome lo feci proprio io. Nel secondo non fui d’accordo sulla persona proposta ma fui interpellato. In ogni caso, dal momento che il parco coincide con il Comune ritengo che il presidente debba essere il sindaco». Dopo l’esperienza in fascia tricolore, Birardi ha smesso di fare politica attiva. E oggi il suo voto a sinistra non è così scontato.
«Ci sono troppi gruppi di sinistra, troppi cespugli e troppi litigi – afferma –. Anche il Pci non era un partito omogeneo, si discuteva, ci si confrontava. Certo c’erano personalità che oggi non vedo. Berlinguer è stato l’ultimo vero leader della sinistra. Enrico ha fatto qualcosa secondo me di irripetibile». Ma da comunista non scarta una virata verso il Pd. «Valuto i contenuti e le persone – chiarisce –. Il presidente della Regione Lazio Zingaretti ad esempio mi piace molto. Lo conosco personalmente e lo vedrei come segretario del Pd. Per ricoprire quel ruolo serve una formazione e una preparazione che lui ha. Renzi non ce lo vedo proprio come segretario».
Vedi anche: Testimonianza di Mario Birardi