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Oriana Fallaci a Candeo

Il racconto di Pietro Casula

Di Oriana Fallaci grandissima scrittrice ma anche giornalista – autrice di storiche interviste a personalità controverse della storia del 9OO e accanita avversaria del mondo islamico anche secolarizzato, abbiamo celebrato la vita, ma anche pianto la morte, dopo la scelta dell’esilio a New York, per via della sua avversione, in vecchiaia, di un’Italia aperta all’accoglienza degli immigrati soprattutto musulmani. Ma non sapevamo nulla, fino a che qualche testimone ancora vivo ce ne parla, della sua presenza, ancora giovane donna, nelle stagioni estive di Caprera, prima nell’accogliente casa del pastore Casula custode della batteria di Messa del Cervo e poi nell’isolamento totale di Candeo.

Ero un ragazzo – racconta Pietro Casula, uno dei tigli del pastore – quando Oriana Fallaci è venuta a La Maddalena la prima volta, insieme ad un amico, ospite di donna Clelia Garibaldi.

Di Clelia parla la stessa Oriana nel suo libro “Il sesso inutile” in cui descrive la vita di Clelia Garibaldi a Caprera: “quando andavo a trovarla a Caprera, e non c’era nessuno sull’isola all’infuori di lei, due pastori e le pecore, la tomba di papa; ma un giorno erano venuti i turisti ed avevano invaso la pineta, le spiagge e lei ne aveva avuto tanto dolore che il suo cervello aveva perso lucidità“. Pietro continua il suo racconto: “Le sorelle trascorrevano le giornate a fare i bagni a Cala Garibaldi o a Cala Serena. a volte insieme alla piccola Clelietta, nipote di Clelia.

Erano gli anni ’52/’53. Oriana è venuta due, tre anni di seguito Poi donna Clelia ha chiesto al mio babbo, che aveva l’orto di Fontanaccia, dove anche io sono andato a lavorare la terra prima del servizio militare, di ospitare le due sorelle, per via di una distorsione che Oriana si era fatta in montagna.

E così, Oriana ha iniziato a venire, insieme a sua sorella Neera, a passare le vacanze nella nostra casa di Messa del Cervo che accoglieva tutti i “viandanti” che si arrischiavano da quelle parti. Oriana aveva allora 22 anni.

Cosi rivela il nostro prezioso testimone, Pietro Casula, oggi anziano narratore impegnato a mettere insieme i ricordi di un tempo passato per farci l’onore di condividerli con lui e tarli conoscere a chi e venuto dopo.

Poi dopo qualche anno e venuta solo Neera insieme ad un’amica appassionata di pittura. Quando venivano, hanno sempre abitato da noi“.
E le giornate trascorrevano tra bagni, pesca “e le serate passate a giocare a carte alla luce delle lampade a petrolio. Fino a che, un giorno, le sorelle hanno preso in affitto dall’Intendenza di Finanza, una casa giù a Candeo. Un pescatore riforniva la famiglia di ciò che le occorreva“. Ma la distanza non impediva ai ragazzi Casula e alle sorelle Fallaci di incontrarsi peri giochi, il bagno e la pesca. Oriana, che noi, suoi ammiratori, immaginiamo intenta a divorare libri e a passare il tempo a scrivere anche nei momenti di vacanza, “non scriveva. ne leggeva, ma passava il suo tempo a godersi il mare e l’ozio di quelle straordinarie giornate – narra Pietro”. Il rapporto con la famiglia Casula rimane forte e dura nel tempo anche dopo la morte di papà e mamma Fallaci.

L’amicizia stretta soprattutto con Neera mantiene vivi i contatti. Lo stesso papà di Oriana aveva cercato di convincere Pietro a “seguire le sue orme, Lui era uno scultore e intagliatore del legno. lo ho anche provato a seguirlo ma poi, le difficoltà di spostamento e l’urgenza di un lavoro mi hanno portato a fare altro”. Ma e rimasta qualche traccia di questo passaggio delle sorelle Fallaci a Candeo? “Avevamo tante fotografie – dice Pietro – di Oriana, di Neera, tutti insieme, ma sono andate disperse alla morte dei nostri genitori. L’unico oggetto che mi rimane di loro è un dipinto della pittrice amica di Neera“. Le sorelle “compresa anche Paola, la terza, la più piccola, hanno continuato a frequentare Candeo fino all’estate del “56”, anno in cui il Genio Civile ha chiesto la disponibilità della casa “e cosi non le abbiamo più viste“.

Enza Plotíno