Almanacco isolanoAneddoti & CuriositàCittàCo.Ri.S.MaLa Maddalena Antica

Il Risorgimento nel Civico Cimitero

Nell’isola di La Maddalena prima dell’edificazione dell’attuale civico cimitero (1), ne esisteva uno precedente eretto verso il 1796 (2), restaurato poi nel 1932 in occasione del Cinquantenario della nascita di Giuseppe Garibaldi e demolito quindi nel 1948 per fare posto a un edificio a carattere assistenziale, su iniziativa dell’allora Parroco di La Maddalena mons. Salvatore Capula, opera mai venuta a compimento.

L’edificio denominato “Opera Pia”, in stato di grave abbandono da moltissimi anni, di proprietà della Parrocchia di Santa Maria Maddalena è stato dalla stessa venduto al Comune per un recupero del manufatto teso alla costruzione di un Teatro Lirico.

Tale vecchio cimitero, recava la memoria di circa centocinquanta anni di storia di una comunità che era assunta con le gesta dei propri figli ai più alti gradi, in particolare militari, di uno stato che da piccolo regno di una monarchia, quella sabauda, incassato nelle alpi e circoscritto dalla potenza economica e militare di due grandi imperi, quello francese dei Bonaparte e quello austriaco degli Asburgo, seppe assurgere al ruolo di guida della futura nazione italiana, grazie alle giuste alleanze politiche e grazie alle intrepidi azioni militari nelle quali sovente le generazioni di maddalenini ebbero un ruolo importante pagando anche con il tributo della propria vita il riscatto dell’identità di un popolo, quello italiano, soggiogato da secoli di dominazioni.

In quella epopea, che va dalla caduta dell’Impero Napoleonico, alle Guerre d’Indipendenza del nostro Risorgimento la gioventù isolana fu sempre in prima linea, sia nelle file dei regi equipaggi che nei ranghi dell’esercito, ed in particolare esaltanti furono le figure maddalenine distintesi nell’epopea garibaldina, imprese scaturite ed incoraggiate dalla vicinanza, nell’isola di Caprera della dimora di quell’uomo, Giuseppe Garibaldi, che tutta la sua vita dedicò per l’unità delle italiche terre.

Di queste figure una minima parte si è tramandata nell’odierno camposanto, infatti proprio nella citata demolizione e susseguente trasferimento nel nuovo camposanto gran parte delle testimonianze del periodo risorgimentale sono andate perse, invero non vennero usati i necessari accorgimenti, le ossa furono ammucchiate nell’ossario, croci e lapidi rimosse e spesso smarrite oppure cedute come materiale di avanzo e riutilizzate all’interno di tombe di famiglia nel nuovo camposanto, epilogo ciò di quella deliberazione suddetta tanto insensata quanto priva d’effetti che ha privato il nostro patrimonio storico ed umano delle più antiche e care memorie della nostra comunità isolana come ebbe a scrivere l’attuale Parroco Don Domenico Degortes in una pubblicazione curata dal concittadino Claudio Ronchi, citata in questo lavoro.

Certo è vero, secondo le considerazioni ivi espresse da quest’ultimo, la cultura e la mentalità degli anni successivi alla seconda guerra mondiale, era meno sensibile allo studio ed al rispetto delle proprie radici, si usciva da pochi anni da quella tremenda esperienza, con uno spaccato sociale ed umano tutto da ricostruire ed in cui i bisogni primari delle persone occupavano gran parte del tempo quotidiano a disposizione rivolto a costruire un domani migliore. Tutto attendibile, ma resta il fatto che il danno compiuto allora è irreparabile e che nostro dovere di oggi è evitare che si ripetano azioni simili ed al contempo valorizzare quello che si è serbato sino ad oggi preservandolo e conservandolo nel miglior modo possibile.

Ritornando al discorso iniziale, da una descrizione, molto accurata del predetto vecchio cimitero, databile fra il 1920 ed il 1930, pervenutaci da un consigliere comunale di nome Raffaele Rossi (3) e dai ricordi annotati dal predetto Parroco Mons. Capula, il quale, al momento del trasferimento del cimitero, registrò parte delle operazioni di disseppellimento segnandole in un proprio quaderno, conservato negli Archivi parrocchiali e fortunatamente pervenutoci, fra i vari personaggi citati, si evidenziava la presenza di alcuni conosciuti garibaldini, isolani e non.
Potremo iniziare dal più noto Giovanni Battista Culiolo, il “Maggior Leggero” (4), uno dei compagni più fedeli di Garibaldi, combatté con lui dapprima nella Legione Italiana a Montevideo , distinguendosi nella battaglia di San Antonio del Salto l’8 febbraio 1846; quindi, ritornato nel giugno del 1848 in Italia insieme ai migliori della Legione Italiana , sotto il comando di Garibaldi partecipò ai combattimenti di Luino e Morazzone nell’agosto del 1848 contro l’esercito austriaco insieme ai volontari lombardi nella Prima guerra d’indipendenza. Prese parte agli avvenimenti della Repubblica Romana nel 1849 e, in seguito alla resa di questa per opera delle truppe francesi del futuro imperatore Napoleone III, fu al fianco di Garibaldi durante la ritirata verso Venezia ribellatasi all’oppressione austriaca, rimanendo suo unico compagno nei terribili e dolorosi momenti della morte di Anita, avvenuta il 4 agosto 1849 in località Mandriole (Ravenna) nelle paludi di Romagna; rientrati insieme nel territorio piemontese, vennero arrestati ed esiliati dal governo di Torino. Raggiunta in seguito l’America Latina, Culiolo combatté in Costa Rica dal 1855 al 1857 a difesa della giovane repubblica che aveva voluto abolire la schiavitù, con l’incarico di ufficiale istruttore d’artiglieria, l’arma in cui si era distinto sin dal periodo uruguayano. Venuto a conoscenza della Spedizione dei Mille, rientrò in Italia ma non fece a tempo a parteciparvi, giungendo a Spedizione ormai conclusa; da quel momento fu quasi sempre a Caprera con Garibaldi; morì a La Maddalena il 14 gennaio 1871.

Per continuare, degna di nota è la figura dell’ex sacerdote lombardo Luigi Gusmaroli, volontario nei moti del 1848, fu dei Mille che sbarcarono a Marsala. Singolare ed umanissimo personaggio, nella sua vita fu in mezzo ai combattimenti, senza difendersi e senza mai pensare ad uccidere. (5) Visse lungamente a Caprera facendo il muratore di Garibaldi insieme, fra i vari garibaldini presenti nell’isola, all’altro ex frate carmelitano ossia Giovanni Froscianti, (6) anch’esso dei Mille; quando morì a La Maddalena, Garibaldi stesso, col quale aveva una grandissima rassomiglianza, raccomandò la sua famiglia ridotta alla miseria, agli amici garibaldini, in particolare all’allora On. Francesco Cucchi, bergamasco garibaldino dei Mille di Marsala, divenuto deputato prima e senatore poi (7).

Sulla figura di Gusmaroli è giusto e doveroso ricordare un avvenimento legato alle vicende delle imprese di Garibaldi, in particolare la fuga da Caprera che il Generale attuò il 14 ottobre 1867, allorquando forzò la stretta sorveglianza che il Governo guidato da Urbano Rattazzi gli aveva pianificato per impedirgli, invano, il suo sbarco nel continente per quindi porsi alla guida dei movimenti patriottici, che già dai primi giorni di ottobre avevano dato impulso alla formazione di corpi di volontari pronti ad invadere lo Stato Pontificio con il fine di liberare Roma e proclamarla finalmente capitale dell’Italia tutta.

Nella fuga da Caprera, (8) riferita in tanti libri di storia ad iniziare dalle Memorie scritte dalla mano dell’eroe, viene citato un particolare relativo alla figura di un sosia che travestito da Garibaldi, aveva il compito di trarre in inganno gli ufficiali piemontesi preposti all’attivazione del meticoloso blocco navale, composto da ben nove navi da guerra e varie piccole imbarcazioni, che cingeva tutt’intorno l’isola di Caprera. Tale espediente, ideato dal Generale, doveva fuorviare il controllo strettissimo sulla sua persona, attuato sia tramite l’uso di cannocchiali dal bordo delle navi che tramite visite alla casa dell’eroe, dissimulando la sua presenza in casa, mediante il passeggio all’aperto nella terrazza della stessa, inscenato dal falso Garibaldi, mentre nel frattempo egli metteva in atto il piano della fuga.

Lo studioso e biografo di Garibaldi, Gustavo Sacerdote, citato in nota, identifica la persona che si prestò a raggirare i controllori, nella figura del predetto Gusmaroli, somigliante al Generale, in effetti però, testimonianze orali locali, quindi un memoriale inedito di un garibaldino al seguito dei Mille, avvalorerebbero la tesi che il sosia sia stato un maddalenino di nome Giacomo Sinone (9).

Questi di professione pastore (10), verrebbe indirettamente citato in un testo di memorie e aneddoti raccolti dal garibaldino livornese Andrea Carlo Pacini (11), durante alcune sue visite fatte al Generale a Caprera insieme ad altri garibaldini. Nel merito sull’avvenimento in questione, si racconta nel testo che Garibaldi, ingegnandosi sui preparativi della fuga, chiamò un pastore che aveva la sua taglia fisica e che portava barba e capigliatura molto simili alla sua, che aveva 30 anni di meno (12) e di pelo decisamente corvino. La figlia di Garibaldi, Teresita provvide da una parte, a schiarire i capelli del pastore con dell’acqua ossigenata trasformando lo stesso in una perfetta controfigura del Generale e dall’altra con l’impiego di un po’ di tintura nera a ringiovanire il padre di vent’anni. Da quel momento i piemontesi, con i cannocchiali puntati sulla casa del Generale, scrutando l’andirivieni del falso generale, erano sicuri e tranquilli della sua presenza a Caprera.
Legata alla figura di Gusmaroli è presente nel Cimitero una testimonianza di garibaldino maddalenino, ovvero quella di Antonio Zonza.

Questi nipote diretto del cav. Tomaso Zonza, primo piloto nocchiere e Medaglia d’Oro della Regia Marina Sarda per gli atti di valore da lui compiuti nella lunga e vittoriosa lotta predisposta dalla Regia Marina Sarda contro la pirateria barbaresca proveniente dal nord africa (13), era nato nell’isola nel 1850, rimasto orfano di padre all’età di quattro anni, ebbe come patrigno dall’età di sedici proprio il Gusmaroli col quale la madre Maria Antonia Gavini si era risposata nel 1866. La presenza del Gusmaroli sarà determinante nella crescita ideologica del giovane Antonio, una riprova ci perviene dai documenti familiari conservati dagli attuali eredi Zonza, ove è presente la trascrizione di un volantino patriottico, fortemente anticlericale, datato Caprera 18 luglio 1866 a firma di Giuseppe Garibaldi, al cui margine è annotata la pubblica affissione ad opera di Luigi Gusmaroli ed Antonio Zonza (14). Antonio Zonza, e suo patrigno Gusmaroli, saranno partecipi inoltre nelle vicende legate alla sopra citata fuga di Garibaldi da Caprera, nell’ottobre del 1867, quando insieme al Maggior Leggero, trasgredendo la stretta sorveglianza organizzata dal Governo tutt’intorno all’isola, si adoperavano nel rischioso compito di far pervenire al Generale pacchi di preziosa corrispondenza salvata chissà come dal sequestro e dalla censura preordinata nei confronti dell’Eroe (15).

Attestazione dell’impegno garibaldino di Antonio Zonza, nell’attuale cimitero, è inoltre collegata al suo contributo alle Celebrazioni garibaldine svoltesi nel 1932, nella ricorrenza del Cinquantenario della morte di Giuseppe Garibaldi, Antonio Zonza infatti si renderà in quella occasione benemerito autore della deposizione di una significativa lapide a ricordo del nonno (16).

Altra figura garibaldina isolana di rilievo, ricordata nel vecchio cimitero, fu il maggiore Nicolò Susini Millelire (17), fratello del citato Pietro e di Antonio Susini Millelire al cui ultimo Garibaldi lasciò il comando della Legione Italiana in Montevideo al momento del suo rientro in Italia nel 1848. Nicolò Susini Millelire, volontario nelle campagne garibaldine del 1848/1849, inizialmente presente nel corpo della Cavalleria garibaldina, fu promosso Sottotenente per i fatti d’armi di Luino del 15 agosto 1848 contro l’esercito austriaco, al Comando della formazione degli studenti di Pavia (Luino fu la prima battaglia vinta da Garibaldi in Italia dopo il suo rientro dal sud america); conclusasi la prima Guerra d’indipendenza sceglie di continuare il suo impegno per la causa italiana accorrendo alla difesa della Repubblica Romana nel 1849, con il grado di Capitano, ammalandosi di febbri e venendo fatto prigioniero dalle truppe francesi occorse in aiuto dello Stato Pontificio; dopo un periodo passato in servizio presso le Strade Ferrate a Genova ove ottiene per il suo comportamento la promozione a Capostazione, dà le dimissioni dall’impiego stesso arruolandosi, conservando il grado di capitano, nel Corpo dei Cacciatori delle Alpi, per la Seconda Guerra d’Indipendenza nel 1859, distinguendosi e ricevendo la medaglia d’argento al valor militare per il valore dimostrato nel combattimento di Varese del 26 maggio 1859, nonché il giorno successivo, valoroso nel combattimento di San Fermo, nelle file del 2° Reggimento, guidando la 1a compagnia del 2° battaglione, sotto il comando del tenente colonnello Giacomo Medici (Il Corpo dei Cacciatori delle Alpi venne strutturato su tre reggimenti), sopraggiunto l’armistizio di Villafranca (8 luglio 1859) decide, sempre nel grado di Capitano, di rimanere nell’esercito regolare nelle file del 51° Reggimento fanteria – Brigata Alpi. Dopo aver cercato invano di partecipare fra i volontari al seguito di Garibaldi nella Spedizione dei Mille (18), a partire dal 1861 svolse servizio nell’Italia meridionale, adempiendo ai voleri della politica del nuovo stato monarchico, nello scontro civile legato alla repressione del brigantaggio nelle province meridionali, una pagina questa dell’unificazione che lacerò molte coscienze del movimento patriottico e repubblicano, ricevendo per tale incarico l’alta onorificenza della Croce e del titolo di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Raggiunto l’ambito grado di Maggiore, con Regio Decreto 23 marzo 1862 sempre nelle file del 51° Reggimento fanteria di linea, fu presente quindi alla 3a Guerra d’indipendenza nel 1866, ritornato infine all’isola, essendo in aspettativa per “infermità temporanea non proveniente dal servizio” (19), vi muore il 27 dicembre 1868 alla giovane età di 41 anni. (20)

Di tali memorie garibaldine, per mera fortuna, solo le lapidi dei primi due dei citati garibaldini, ovvero Giovanni Battista Culiolo e Luigi Gusmaroli, vennero rinvenute casualmente durante i lavori di ristrutturazione di una cappella privata, nella metà dello scorso decennio, e grazie all’interessamento dell’amministrazione dell’allora Sindaco Pasqualino Serra (1993-1997) ed in particolare dell’Assessore alla cultura Prof.ssa Giovanna Sotgiu si provvide a dare una idonea sistemazione che tuttora è visibile nel presente camposanto.
Di Nicolò Susini invece, ricordato nel vecchio cimitero con un elegante monumentino, in marmo bianco di Carrara avente la forma di un dado, la cui descrizione è riportata sia nella relazione del Rossi che nel quaderno del sacerdote Don Capula, nelle cui facciate erano riportate le gesta della sua vita, nulla è stato conservato.

Un’altra figura di maddalenino volontario nel Risorgimento, presente in particolare negli avvenimenti connessi alla conquista del Regno delle Due Sicilie, risponde al nome di Antonio Varriani (21), di costui oltre alla citazione fatta nella relazione del Rossi si conservano nell’attuale camposanto i resti nella Cappella di famiglia Varriani-Susini. (22) Egli ricoprì l’incarico di pilota, o timoniere che dir si voglia (23), del vapore ad elica Washington (24), unità navale garibaldina acquistata insieme ai vapori a ruota Oregon e Franklin per il costo totale di 752.489 lire (25), essa venne impiegata in varie fasi della Spedizione dei Mille, in particolare venne utilizzata con le predette navi nelle notti del 9 e 10 giugno 1860 per il trasporto dalla costa ligure e toscana di circa 2.500 volontari costituenti la Seconda Spedizione in Sicilia guidata dal colonnello Giacomo Medici, inoltre il Washington ebbe un ruolo importante nel tentativo, progettato da Garibaldi e dai mazziniani, di operare una diversione tesa ad invadere lo Stato Pontificio, coordinatore della spedizione era il medico e patriota milanese Agostino Bertani, vera mente organizzatrice di tutta la Spedizione dei Mille.

A riguardo, Garibaldi con Bertani muovono il giorno 12 agosto 1860 dal Capo di Faro (Stretto di Messina) a bordo del Washington per raggiungere il Golfo degli Aranci nel nord della Sardegna, ove su varie unità navali garibaldine attendevano 8.000 volontari, grossa divisione organizzata su sei brigate chiamata simbolicamente “Terranova” (26), sotto il comando del patriota romano Luigi Pianciani, pronti ad invadere lo Stato Papale per concludere in tal modo l’opera di unificazione della Penisola, ma al contempo il governo piemontese per mano del Cavour oppostosi all’iniziativa, preoccupato di evitare che la monarchia sabauda potesse essere direttamente accusata di aggressione alla sovranità di Roma permettendo a chicchessia di utilizzare il suolo piemontese come base dell’operazione stessa, inviò allora la Regia cannoniera Gulnara per costringere tali truppe a convergere sulla costa siciliana, in rinforzo all’esercito garibaldino che ancora attendeva di poter passare lo stretto di Messina e sbarcare sulla costa calabrese.
Fu quindi sul Washington, che Garibaldi, dopo aver preso atto che nel frattempo, dietro la pressione del governo sabaudo, buona parte della predetta spedizione garibaldina aveva già raggiunto Palermo, raccolse le rimanenti forze per ricongiungerle al resto dell’ armata operante in Sicilia.Il Washington infine venne anche impiegato fra luglio ed agosto sulla rotta Cagliari – Palermo per poter trasportare i volontari sardi (27), ed in particolare il Battaglione dei Cacciatori Sardi, il cui arruolamento ed organizzazione venne affidato da Garibaldi al patriota sardo Giovanni Sulliotti, avvocato e giornalista (28), il Battaglione probabilmente posizionato a Palermo venne comandato nel mese di settembre (29) di raggiungere Napoli ove doveva far parte su disposizione di Garibaldi (30) della Brigata comandata dal Colonnello Clemente Corte, la quale Brigata venne schierata nell’area di Aversa (Caserta) (31). Il Battaglione guidato dal Sulliotti raggiungerà quindi Maddaloni, su diretta istruzione di Garibaldi, (32) in previsione dello scontro finale con le truppe borboniche nella Battaglia del Volturno (1 ottobre 1860), è di tale frangente che, la presente lapide mortuaria di Antonio Varriani ne serba la memoria, il testo inciso cita testualmente “ ..FU BUONO E VALOROSO, PRESE IMBARCO COL GENERALE GIUSEPPE GARIBALDI NEL 24 SETTEMBRE 1860 UFFICIALE PILOTA AL COMANDO DEL PIROSCAFO NAZIONALE VASHINGTON NELLO SBARCO FATTO A NAPOLI CON I GARIBALDINI ”. In effetti la data menzionata, andrebbe anticipata al giorno prima e il servizio svolto dal vapore Washington sarebbe consistito principalmente nel trasporto delle armi e munizioni spettanti al Battaglione dei Cacciatori Sardi (33), mentre il trasporto maggiore dei volontari sardi avvenne sulla nave Tücköry (34) contestualmente al citato ordine di trasferimento (35).

L’ultimo probabile impiego del Varriani, alla guida del Washington, collegato alla conclusione della Spedizione dei Mille, è datato 9 novembre 1860, in occasione della partenza di Garibaldi dal porto di Napoli, il quale salutato i suoi volontari, dopo aver adempiuto sino in fondo alla sua missione di unificare il Regno d’Italia, si ritirava alla volta di Caprera. (36)

Nel nuovo cimitero, oltre ai citati garibaldini, è presente la testimonianza di un altro importante concittadino, Angelo Tarantini, unico maddalenino a partire da Quarto nella nota Spedizione dei Mille.
Nato nell’isola il 13 dicembre 1836, ebbe nell’infanzia un incontro premonitore delle successive scelte della propria vita, infatti all’età di tredici anni nell’ottobre del 1849, fu oggetto di un salvataggio nelle acque prospicienti l’Isuleddu (Giardinelli) da parte di Garibaldi. Il quale dopo la caduta della Repubblica Romana ed in seguito al suo successivo arresto da parte del governo piemontese, per un mese stette all’isola di La Maddalena, ospite dei Susini in attesa di conoscere la destinazione del suo esilio imposto dalla monarchia sabauda.
Da giovane entrato in contatto con il movimento risorgimentale, grazie soprattutto all’influenza, a partire dal 1856, della presenza di Garibaldi a Caprera, infatti Tarantini dopo un’iniziale attività nella marineria mercantile, rientrato nell’isola ventenne nel corso del 1857, fece attività di proselitismo patriottico nel piccolo centro di Thiesi, paese agricolo del sassarese, raggiunto in relazione a legami familiari, ove nel 1859 in occasione degli eventi legati alla significativa partecipazione popolare ai fatti della Seconda Guerra d’Indipendenza, coordinò e condusse la partecipazione di volontari locali.
La sua grande decisione fu quella di partecipare ad un’impresa, la Spedizione dei Mille, che rimarrà nella storia del Risorgimento e che forgiò il suo carattere ed i suoi ideali. Dopo lo sbarco avvenuto a Marsala l’11 maggio 1860, Angelo Tarantini venne inquadrato nell’Ambulanza Generale per l’esercito di Sicilia, sotto il comando del medico Pietro Ripari, capo del Corpo Sanitario al seguito dei Mille, servizio predispostosi grazie alle energie dell’inesauribile Jessie White Mario, scrittrice inglese e parte attiva nei fatti del Risorgimento italiano, sposata al patriota Alberto Mario, organizzò l’infermiera garibaldina .
Il battesimo del fuoco di Tarantini, giunse quanto prima e la dimostrazione si palesa con la Medaglia d’argento al valor militare che Tarantini ottenne nel primo combattimento della Spedizione; infatti, il 15 maggio 1860, nello scontro di Calatafimi, Tarantini compì un atto di eroismo, sul quale purtroppo non è stato possibile essere precisi. La documentazione cartacea fornita dal Ministero della Difesa certifica infatti che «l’Uffiziale di Amministrazione (Ambulanza Generale), “Angelo Tarantini” del Corpo dei Volontari Italia Meridionale, ha avuto la concessione della Medaglia d’argento per essersi distinto nel combattimento di Calatafimi il 15 maggio 1860».
L’esperienza patriottica di Tarantini non si concluse con la Spedizione dei Mille, egli continuò per tutto il 1862 il suo impegno patriottico all’interno dei movimenti rivoluzionari genovesi, in particolare la Società Emancipatrice. Tale importante movimento politico detto anche Associazione Unitaria Emancipatrice, costituitasi a Genova nel marzo di quell’anno, al fine di giungere ad un’unica organizzazione centrale politico-patriottica, rappresentativa delle varie componenti democratiche, vide fra i suoi partecipanti alcuni patrioti sardi, fra essi in particolare il deputato e convinto mazziniano Giorgio Asproni, il quale nel suo noto Diario Politico evidenzia fra i sardi che presero parte alle agitazioni e iniziative della Società Emancipatrice, i nomi di Angelo Tarantini e Giovanni Sulliotti. In particolare, in tali memorie, Asproni riporta come nell’agosto del 1862 in Genova, allorquando Garibaldi, già sbarcato in Sicilia con vari patrioti, dopo aver raccolto il grave malcontento delle popolazioni meridionali, forte delle acclamazioni ricevute, promuove una nuova insurrezione con il chiaro e pubblico intendimento stavolta di raggiungere Roma. A sostegno di ciò, i membri della Società Emancipatrice italiana, organizzarono adesioni in sostegno del tentativo garibaldino, ed in particolare vengono citati il maddalenino Tarantini e l’avvocato cagliaritano Sulliotti fra quelli più attivi.
In tale spedizione garibaldina conclusasi come noto, amaramente sull’Aspromonte il 29 agosto 1862, Sulliotti, insieme a Tarantini, godendo della fiducia di Garibaldi riceverà da egli l’incarico di recarsi in Sardegna per arruolarvi un battaglione di volontari sardi, comandandolo quindi in suo aiuto.
Nel corso del 1863, Angelo Tarantini amareggiato dalla piega degli eventi nazionali, rinunciò ad una militanza patriottica, stabilendosi quindi a Thiesi dove si era nel frattempo sposato, lì visse per oltre trenta anni, per ritornare infine nel 1894 nell’isola natia, morendovi il 1 agosto 1905, onorato dall’allora amministrazione comunale con un funerale solenne e una lapide commemorativa, tuttora visibile (37) nel rispettivo loculo.

Ulteriori ricerche nei registri del Civico Cimitero (38) hanno permesso di individuare la presenza di tre garibaldini, non maddalenini, che decedettero, nei primi decenni del Novecento, vicino al loro Generale.
Di queste presenze garibaldine nell’isola che testimoniano di quale venerazione fosse fatto segno Garibaldi sia in vita che dopo la sua morte, solo di una, la terza nell’ordine di descrizione, ci è pervenuta la testimonianza della sepoltura, diversamente dalle altre accomunate nel pubblico ossario. L’indagine su di loro è stata possibile incrociando principalmente i dati presenti nei Registri parrocchiali della Chiesa di Santa Maria Maddalena, nell’Archivio dell’Anagrafe comunale e nel Registro generale delle esumazioni e inumazioni del civico cimitero.
In ordine cronologico di morte il primo di essi risponde al nome di Paolo Roncaglia della provincia di Piacenza. Nacque esattamente a Monticelli d’Ongina ( Frazione di San Nazzaro) nel 1849 (39) il suo nome per esteso era Paolo Antonio (40), da uno studio condotto da un suo concittadino, Giuseppe Fantini, emerge che era un volontario garibaldino, particolarmente focoso tanto da indossare la camicia rossa ogni qualvolta vi fossero manifestazioni, distinguendosi per questo nella folla.
Di famiglia patriottica, crebbe in un contesto civile molto sensibile alle spinte risorgimentali del periodo (41), ebbe un fratello maggiore di nome Desiderio che partecipò come soldato alla Prima Guerra d’Indipendenza facendo le Campagne del 1848 e 1849 fra le file del Corpo dei Bersaglieri (42), la morte di Roncaglia accadde per un fatto improvviso (43) ed il suo decesso avvenuto presso il nosocomio (Ospedale Militare Marittimo) porta la data del 4 agosto 1927. Tutto ciò farebbe pensare ad una sua partecipazione ad uno dei periodici pellegrinaggi che si svolgevano fra La Maddalena e Caprera nell’anniversario della morte del Generale (44), presenza magari protrattasi sino al giorno del suo decesso. Nel certificato anagrafico del Comune di La Maddalena è inoltre riferita la professione ed esattamente viene riportata la dicitura “pensionato garibaldino”.
Vi è da dire a riguardo che, sebbene l’unica pensione erogata dal regio governo ai reduci garibaldini era quella collegata ai volontari partecipanti alla Prima Spedizione dei Mille partita da Quarto il 5 maggio 1860 (45) durante il ventennio fascista, la Federazione Nazionale Volontari Garibaldini , fondata in Roma nel 1924, sostenuta dal Regime e diretta dal Generale Ezio Garibaldi, figlio di Ricciotti, si prefiggeva l’assistenza morale e materiale di tutti i reduci della Camicia Rossa, distribuendo ai veterani o alle loro vedove sussidi vari ed inoltre per i superstiti delle Campagne dell’Indipendenza, grazie agli aiuti stabiliti dal Governo, detti sussidi potevano essere integrati, a seconda dei casi, con un assegno fisso mensile, quale « riconoscenza nazionale » delle patrie battaglie per l’Unità d’Italia, per cui la qualifica di pensionato garibaldino riferita a Roncaglia attestava senza dubbio la condizione di reduce delle patrie Campagne.

Il secondo garibaldino presente nel Registro delle esumazioni ed inumazioni del cimitero maddalenino, risponde al nome di Giovanni Del Bianco, nato ad Udine nel 184646 , anche per lui il certificato di morte dell’anagrafe di La Maddalena riporta la dicitura “pensionato garibaldino”, ad attestare come sopra detto la sua condizione di reduce garibaldino, non abbiamo per lui attestazioni specifiche se non la considerazione che la sua presenza all’isola confermerebbe l’esistenza nel tempo di un certa realtà di reduci garibaldini che in vario modo vollero dimostrare con la loro permanenza vicino al Generale l’attaccamento, la stima e l’affetto che nutrivano nei suoi confronti.

Il terzo ed ultimo volontario reca il nome di Eugenio Callai.
Originario di Volterra (47) ove nacque nel 1845, (48) a 36 anni si sposò con Assunta Ragoni stabilendosi a Volterra. (49)
Da ventenne partecipò volontario alla Terza Guerra d’Indipendenza, ne abbiamo riscontro nella sua lapide tombale nel Civico Cimitero, (50) l’epigrafe infatti riporta “Valoroso combattente 1866 – Fedele alla tradizione garibaldina”, con lui è appurata altresì la presenza di un fratello Ludovico Callai, nella Regia Cavalleria, sempre nella Campagna del 1866. (51)
Eugenio Callai, fece parte del Corpo garibaldino dei Cacciatori delle Alpi, nelle file del 10° reggimento, (52) comandato dal colonnello Francesco Corvi, unità che fu impiegata prettamente a Gargnano nella difesa della sponda occidentale del Lago di Garda , lungo lo scenario fra la Lombardia confine italiano ed il Trentino, allora austriaco, che vide Garibaldi cercare di aprirsi la via per la liberazione di Trento, fra il giungo ed il luglio del 1866, intento quasi raggiunto dall’Eroe con i suoi volontari, ma come a tutti noto, bloccato dall’Armistizio fra l’Italia e l’Austria del 12 agosto di quell’anno.
L’arrivo di Callai, rimasto vedovo, nell’isola di La Maddalena è collocabile verosimilmente all’inizio degli anni Trenta, (53) ove giunse credibilmente partecipando ad uno dei Pellegrinaggi a Caprera, forse quello del 1932 nel Cinquantenario della morte di Garibaldi, decidendo quindi di stabilirsi a La Maddalena integrandosi nella comunità isolana. (54)
Nel decennio in cui dimorò a La Maddalena sino alla sua morte nel 1939, Callai si assunse un significativo impegno garibaldino, consistito nel montare la Guardia alla tomba di Giuseppe Garibaldi a Caprera, (55) quotidianamente e comunque in occasioni delle visite, delle periodiche ricorrenze e dei pellegrinaggi, indossando la sua originale divisa garibaldina. (56)
Sono varie le immagini che attestano la presenza di Callai a Caprera e La Maddalena nelle Celebrazioni garibaldine e nei momenti più importanti di quel decennio che precederà l’ultimo conflitto mondiale, quale Guardia d’Onore alla Tomba del Generale, da quella più conosciuta, che lo ritrae al lato del Busto di Anita in Piazza Umberto I il giorno dell’inaugurazione dello stesso, il 7 ottobre 1934, quindi a partire dal 1932-33, le annuali Commemorazioni del “ 2 Giugno ” a Caprera, le visite di personaggi quale il famoso attore siciliano degli anni trenta Angelo Musco, l’ultima testimonianza sempre alle Tombe, nel 1938 un anno prima della morte, in occasione della visita del Maresciallo d’Italia il Generale Rodolfo Graziani.
Eugenio Callai, dimorò per tutta la sua permanenza nell’isola, all’interno dell’Ospedale Giuseppe Garibaldi (57), la prima struttura sanitaria a carattere civile di La Maddalena, rivolta per l’assistenza verso i poveri e le fasce più deboli, fondata da Costanza Hopcraft, moglie di Ricciotti Garibaldi, quartogenito dell’Eroe dei Due Mondi.
Callai ne fu ospite fisso tramite una retta pagata dall’Associazione Volontari Garibaldini, (58) come specificava la Presidente e artefice dell’Ospedale, Costanza Hopcraft, (59) in una delle sue relazioni periodiche sull’andamento dello stesso, quella del 1937, ricordando: “Trovasi ricoverato, sempre ospite graditissimo, il Signor Eugenio Callai, reduce della gloriosa falange garibaldina, di 94 anni, che apporta con la sua Camicia Rossa una continuità del pensiero del grande Duce, che tanto ebbe a cuore i sofferenti, ricordando ai posteri che se questo ospedale è sorto con il concorso di anime generose, è anche sotto la guida spirituale di Giuseppe Garibaldi di cui porta il nome. Questo vecchio garibaldino onorato dal popolo e dalle autorità, regolarmente, tempo permettendolo, monta di guardia alla tomba dell’Eroe dei Due Mondi che riposa a Caprera”. (60)
Un ulteriore simpatica testimonianza sul garibaldino Callai, ci proviene infine da una Relazione inerente un Verbale di Derequisizione dell’Ospedale Garibaldi, redatto dalla Marina Militare con cui, al termine della Seconda Guerra mondiale, la medesima restituiva agli Eredi di Costanza e Ricciotti Garibaldi, nella persona della loro figlia Rosa, i beni e le attrezzature conservate all’interno dell’Ospedale, essendo stato requisito per i motivi bellici dal 1939 al 1945, in detta relazione-inventario si elencava fra il materiale riconsegnato agli Eredi, tre casse personali ed un grammofono con dischi di proprietà del signor Callai. (61)

Nel concludere questo piccolo intervento di ricostruzione delle tracce del nostro passato, sembra doveroso far rilevare come nel nostro Cimitero, esistendo tanti piccoli ma importanti riferimenti al glorioso periodo del Risorgimento, pur nella sacralità di un luogo deputato alla sua doverosa funzione, sarebbe giusto valorizzare e far conoscere alle nuove generazioni e a tutti quelli che hanno a cuore la nostra storia, queste bellissime pagine patrimonio della nostra comunità e dell’Italia intera.

Antonello Tedde – Co.Ri.S.Ma

NOTE:

1 Il Consiglio Comunale di La Maddalena, nell’agosto del 1892, avendo preso atto della difficoltà di ampliare il cimitero originario, oramai insufficiente a soddisfare l’avvenuto incremento della popolazione, decise, di realizzarne uno nuovo nella zona alta ed areata dell’isola , denominata Trinità (Collo Piano), nelle vicinanze della prima chiesa dell’isola edificata nel 1768 e dedicata, in seguito alla costruzione dell’attuale Chiesa Parrocchiale, terminata nel 1819 e intitolata a Santa maria Maddalena, alla Santissima Trinità. I lavori del nuovo cimitero terminarono nel marzo del 1894 e nel 1895 esso era collaudato con i dovuti adempimenti, anche se il vecchio camposanto rimase ancora in funzione, infatti vi si costruirono ancora cappelle familiari sul finire del secolo, quali quelle dell’importante famiglia dei Susini, Anna Maria (nel 1895) e suo padre Pietro (nel 1897), noto curatore dei terreni e degli affari di Garibaldi a Caprera. Cfr. Giovanna Sotgiu, Periodico Il Vento, nn. 43/2001-all. e 113/2004, La Maddalena.

2 La data di inizio della sua costruzione è riportata in un verbale della seduta consiliare del Comune di La Maddalena del 10 settembre 1846, essendo Sindaco Pietro Alibertini. Cfr. Claudio Ronchi, Il Cimitero Vecchio – La demolizione epitaffi e tombe, Parrocchia Santa Maria Maddalena , La Maddalena, 2002.

3 Raffaele Rossi, nato a Senigallia (Ancona) il 24 maggio 1865 e deceduto a La Maddalena il 16 ottobre 1930, fu per molti anni disegnatore in servizio presso gli Uffici del Genio Civile per la Marina Militare a La Maddalena. Secondo le testimonianze di una nipote sarebbe stato il progettista del locale ’Istituto religioso delle Suore di San Vincenzo, nonchè del Palco della Musica nella Piazza Umberto I, manufatto destinato all’esibizioni di Bande o gruppi musicali in genere, è documentato inoltre che sovrintese alla costruzione della Chiesa della Frazione Moneta . Suo figlio Costantino Rossi fu pioniere dell’aeronautica. Ibidem

4 Giovanni Battista Culiolo, nato a La Maddalena il 17 settembre 1813, maggiore garibaldino. Per approfondire la figura del Maggior Leggero, epiteto forse legato al nome di guerra da lui scelto al momento di arruolarsi nella Regia Marina sarda, collegato alla sua agilità e scarna figura, è fondamentale la datata opera di U. Beseghi, Il Maggior Leggero e il Trafugamento di Garibaldi – La verità sulla morte di Anita, Edizioni S.T.E.R.M., Ravenna, 1933.

5 Cfr. Gualtiero Castellini, Eroi garibaldini, Fratelli Treves Editori, Milano, 1931, p. 176.

6 Il cognome, a volte riportato in Fruscianti, è cosi menzionato nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 266/12.11.1878 (Suppl.- Elenco Alfabetico dei Mille di Marsala).

7 Luigi Giuseppe Gusmaroli, nato a Mantova il 28 maggio 1811, uno degli otto preti che rinunciò alla scelta religiosa per seguire Garibaldi; Seguì il Generale a Caprera senza mai lasciarlo; quando morì a La Maddalena a 61 anni, il 27 febbraio 1872, Garibaldi dettò l’epitaffio per la sua tomba nel cimitero di La Maddalena. Nell’Archivio Anagrafe del Comune di La Maddalena, all’atto n. 5 del Registro dei Morti per l’anno 1872, risulta l’identità dei suoi genitori ovvero Giuseppe e Maria Beolehi, il suo stato “pensionario militare”, anche se il suo nome non appare nella sopra citata Gazzetta Ufficiale fra i garibaldini che fruirono del provvedimento pensionistico a favore dei Mille di Marsala decretato con Legge 22 gennaio 1865 n. 2119, continuando risulta il nome della moglie Maria Antonia Gavini, (da cui ebbe due figli) e la sua abitazione, ove morì, ossia al civico 33 di Via Giuseppe Garibaldi (attuale negozio Sport Center), inoltre Via Garibaldi nella toponomastica di allora comprendeva anche l’odierno tratto di Via XX Settembre che in pratica ne costituiva l’inizio). Cfr. Germano Bevilacqua, I Mille di Marsala – vita, morte, miracoli, fasti e nefasti, Parte I, Ed. Manfrini, Calliano (Trento), 1982.

8 Le notizie riportate in questo lavoro sono tratte essenzialmente dal testo di Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi, Rizzoli, Milano, 1933, pp. 884-888.

9 Nell’atto di morte presente nell’Archivio dell’anagrafe comunale (Registro dei Morti anno 1928- n. 32), risulta che Giacomo SIMONE, nacque a La Maddalena il 3 maggio 1838, da Gian Pietro (agricoltore) e Serra Maria Giuseppina, benestante, si coniugò a La Maddalena con Demuro Maria, di Salvatore, spirò nell’isola all’età di 90 anni, il 26 aprile 1928, nell’abitazione sita in Regione Moneta (zona Vaticano – Case operaie). Di professione bracciante, (vedi Archivio Anagrafe comunale, Atto di nascita del figlio Salvatore, Registro Nascite anno 1868, ove fra l’altro emerge la coeva residenza in strada Sant’Andrea, attuale via comprendente il tratto Piazza Verdi – Piazza Toselli) consacrò parte della sua vita a Caprera alle dipendenze di Garibaldi, come recita l’epitaffio della sua lapide al cimitero, curandone il bestiame, vacche, capre e pecore, e producendo burro e formaggi.

10 Cfr. A. Frau – G. Racheli, Garibaldi a Caprera, Bibliografia cronologica della vita privata di Garibaldi nell’isola, Ed. Vert Sardegna, Calasetta (CA), 1982. In tale libro viene indicato semplicemente come pastore al servizio di Garibaldi. Inoltre Cfr. Clinio Quaranta, La vita intima e familiare a Caprera – Ricordi e racconti di testimoni oculari, in NUOVA ANTOLOGIA, vol. CCLXVIII,
Serie VII, 1929, pp.383-403.

11 Lo scritto, tuttora inedito e che meriterebbe, per le tante notizie e curiosità riportate dal Pacini sulla vita di Garibaldi a Caprera, una giusta pubblicazione, venne curato da un nipote, residente a Cagliari di nome Bruno Olinto Pacini, recentemente scomparso, che si avvalse nella stesura a sua volta della nipote, Paola Sulliotti Pacini. Bruno Olinto Pacini, presentò nel 1983, tramite la Casa Editrice Castello di Cagliari, il libro Grazie Mille!, un diario, tenuto dal nonno sulla Spedizione dei Mille, riguardante gli avvenimenti a cui lo stesso partecipò, compresi fra l’aprile ed il novembre del 1860.

12 Garibaldi nato il 4 luglio del 1807 era esattamente 30 anni e 10 mesi più anziano del Simone.

13 La Medaglia d’Oro al valor militare venne concessa a Tomaso Zonza per la fermezza e bravura dimostrata nel vittorioso Combattimento contro i barbareschi avvenuto a Capo Malfatano il 28 luglio 1811. Cfr. Giovanna Sotgiu, Salvatore Sanna e Antonello Tedde, Tomaso Zonza.Un eroe del suo tempo. Paolo Sorba Ed., La Maddalena, 2011.

14 Il corpo documentario del Fondo Zonza, conservato dagli attuali Eredi Oppo-Pintus-Zonza di Oristano, consta di 23 documenti in buono stato di conservazione, di cui 7 relativi direttamente a Tomaso, 2 al figlio Giovanni Battista e tutti gli altri sono riferiti al nipote Antonio. Nella memoria orale della famiglia si tramanda l’impegno patriottico di Antonio, nonché il suo anticlericalismo e l’appartenenza alla massoneria.

15 Cfr. U. Beseghi, Il Maggior Leggero e il Trafugamento di Garibaldi – La verità sulla morte di Anita, Edizioni S.T.E.R.M., Ravenna, 1933, pp. 182-184. Il racconto dell’episodio venne riferito allo scrittore e giornalista parmense Umberto Beseghi, presumibilmente all’inizio degli anni trenta vista la data del libro, da tale Riccardo Cavallari che a sua volta raccolse la testimonianza direttamente da due dei locali protagonisti della vicenda, gli allora anziani Antonio Zonza e Pietro Mamberti. Le circostanze meriterebbero un approfondimento.

16 La lapide andata dispersa nel corso del trasferimento e smantellamento del vecchio cimitero, effettuato nel corso del 1948, è stata riposizionata, con la stessa epigrafe, in occasione della cerimonia, svoltasi il 23 febbraio 2011, a cura dell’Amministrazione Comunale e del Lions Club di La Maddalena – Caprera, per la traslazione delle spoglie mortali dell’eroe e Medaglia d’Oro Tomaso Zonza, presso il Cippo centrale monumentale dell’attuale cimitero.

17 Nicolò Domenico Agostino Susini, nacque a La Maddalena il 28 ottobre 1827 da Francesco Andrea e Anna Maria Millelire – Archivio Parrocchia Santa Maria Maddalena – Registro Battesimi Vol. 3°(1822/1853) pg. 79. Sulla sua vita: Cfr. Gualtiero Castellini, Eroi garibaldini, Fratelli Treves Editori, Milano, 1931; Cfr Giuseppe Zichi, Le Campagne garibaldine del 1848/1849 raccontate da un volontario sardo: Niccolò Susini, in Il Risorgimento, anno LIV, n° 3, Milano, 2002; Cfr. Giovanna Sotgiu, I Susini, storia e documenti inediti, i rapporti con Garibaldi, Paolo Sorba Ed., La Maddalena, 2004.

18 Cfr. Giorgio Asproni, Diario politico 1855-1876, a cura di C. Sole e T. Orrù, 7 voll., Ed. Giuffrè, Milano 1974-91, vol. II°, p. 497.

19 Cfr. Giovanna Sotgiu, I Susini, storia e documenti inediti, i rapporti con Garibaldi, Paolo Sorba Ed., La Maddalena, 2004, p. 96.

20 Nell’atto di morte presente nell’Archivio dell’anagrafe comunale, Vol. 1° (n. 48 – anno 1868), l’allora Sindaco Pasquale Volpe accerta che “spirò alle ore dieci pomeridiane del 27 dicembre 1868 nella casa di abitazione posta nella Strada detta Garibaldi”. L’ubicazione dell’edificio dei Susini corrisponde all’attuale fabbricato Giagnoni-Gargiulo in Piazza Garibaldi (allora detta Piazza degli olmi), di fronte al Municipio; nel Censimento ufficiale del 1881, il più accurato fra i primi eseguiti, nella via già intitolata a Giuseppe Garibaldi, veniva consegnata la scheda censuaria al Capofamiglia Susini Pietro, fratello di Nicolò, presso il civico 14 (Piano terreno e primo piano, il civico risulta già frazionato con le famiglie Azara Anna, Azara Maria e Sini Andrea), nel restante censimento della strada non compaiono altre famiglie di nome Susini. L’atto dell’anagrafe attesta inoltre la sua condizione di celibe, il grado militare di Maggiore del Regio esercito ed il Corpo di destinazione ossia il 45° Reggimento fanteria. I dati anagrafici trovano riscontro presso l’Archivio Parrocchia Santa Maria Maddalena – Registro dei Morti Vol. 2° (1853/1876) p. 128.

21 Nato a La Maddalena il 12 settembre 1825 ove morì il 26 aprile 1909 era figlio di Domenico, Padrone marittimo e agiato commerciante e di Susini Maria Francesca, un suo fratello Cav. Giuseppe Varriani, nato nell’isola il 19 febbraio 1820, arruolatosi nella Regia Marina in qualità di timoniere partecipò alle Campagne di guerra per l’indipendenza del 1861 e del 1866 ottenendo una Medaglia al valor militare, divenne quindi Commissario generale della Regia Marina nonché Ufficiale e Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia. Morì nell’isola il 1 agosto 1882 all’età di 62 anni. Cfr. Claudio Ronchi, Il Cimitero Vecchio, la demolizione, epitaffi e tombe, cit. – Cfr. Civiche Raccolte Storiche, Comune di Milano – Fondo Risorgimento, Elenco dei soldati italiani che hanno fatto una o più delle sette campagne dal 1848 al 1870 per l’indipendenza italiana.. – Archivio Parrocchia Santa Maria Maddalena -Libro Battesimi Vol. 2° (1805/1821) p. 261 e Libro Battesimi Vol. 3° (1822/1853) p. 53.

22 La madre di Antonio Varriani era sorella di Francesco Andrea Susini il padre dei citati Pietro, Nicolò e Antonio Susini Millelire, con i quali quindi egli era cugino carnale. Le due famiglie erano rappresentanti dell’allora ceto benestante dell’isola.

23 Il Pilota o piloto, rappresentava nella marineria dell’ottocento, l’incarico più elevato del personale sottufficiale o sottordine del primo comandante.

24 Nave da trasporto ad elica di 2a classe , varata in Francia nel 1854, presso i Cantieri Forges et Chantiers de la Mediterranée – La Seyne, dislocava 992 tonnellate, unità della marina garibaldina acquistata in Francia nel maggio del 1860 dagli organizzatori della Spedizione dei Mille, venne poi inglobata nell’armamento della Regia Marina nel marzo dell’anno successivo insieme agli altri due vapori. Cfr. Franco Bargoni,Tutte le navi militari d’Italia – Repertorio generale, Ufficio Storico Marina Militare, Roma, 1987.

25 I tre piroscafi francesi, di proprietà della Compagnia di navigazione marsigliese Deonnà e C., i cui nomi originari erano nell’ordine Helvétie, Amsterdam e Belzance, furono acquistati il 25 maggio dal Comitato sostenitore della Spedizione in Genova (in particolare Agostino Bertani, Giacomo Medici ed Enrico Cosenz), grazie ai proventi derivanti dal provvidenziale intervento del Governo sardo, il quale con il pretesto di dover armare la Guardia Nazionale, servendosi di un prestanome statunitense Mister W. De Rohan, fece acquistare dallo stesso le 200.000 carabine Enfield che la Direzione del Fondo pel Milione di fucili, sottoscrizione promossa da Garibaldi e dal movimento patriottico a sostegno dell’Impresa dei Mille, aveva nel frattempo provveduto a raccogliere. Il primo ministro Cavour, visto l’esito positivo che stava prendendo la Spedizione in Sicilia, dopo un iniziale avversione prese a favorirla, facendo dissequestrare le predette carabine, che appena un mese prima a Milano il governo stesso, tramite il Governatore della città Massimo D’Azeglio, aveva provveduto a requisire dal deposito del citato Fondo. Cfr. Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi, Rizzoli, Milano, 1933, p. 627, 736-738 e Cfr. Mariano Gabriele, SICILIA 1860 da Marsala allo Stretto, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 1991.

26 Terranova era l’antico nome dell’attuale comune di Olbia, città che insiste sull’estuario comprendente anche la rada di Golfo degli Aranci.

27 Civiche Raccolte Storiche, Comune di Milano – Carte Garibaldi/ Fondo Curatulo, Cartella 2, plico 23 (lettere datate Cagliari 10 luglio 1860 e Cagliari 31 agosto 1860). Cfr: Giorgio Asproni, Diario politico 1855-1876, a cura di Carlino Sole e Tito Orrù, 7 voll., Ed. Giuffrè, Milano 1974-91, vol. II° p. 523.

28 Civiche Raccolte Storiche, Comune di Milano – Carte Garibaldi/ Fondo Curatulo, Cartella 2, plico 20 e 21.

29 Ibidem, cartella 2 plico 21, l’ordine venne impartito dal Comandante della Piazza di Palermo con lettera datata Palermo 11 settembre 1860.

30 Ibidem, cartella 2 plico 21, lettera datata Napoli 21 settembre 1860 su ordine di Garibaldi e firmata dal Capo dello Stato Maggiore garibaldino, il Generale Giuseppe Sirtori.

31 Cfr. Gualtiero Castellini, Eroi garibaldini, Fratelli Treves Editori, Milano, 1931, p. 254.

32 Civiche Raccolte Storiche, Comune di Milano – Carte Garibaldi/ Fondo Curatulo, Cartella 2, plico 20.lettera datata Napoli 22.9.1860, firmata dal generale Cosenz, d’ordine di Garibaldi.

33 Civiche Raccolte Storiche, Comune di Milano – Carte Garibaldi/ Fondo Curatulo, cartella 2 plico 21, con lettera datata Napoli 23 settembre 1860, il Direttore dell’Armi, colonnello Castellani, attestava l’avvenuta consegna all’incaricato di
settecento fucili spettanti al Battaglione dei Cacciatori Sardi,

34 La Pirofregata di 2a classe Tücköry, appartenente alla Marina Borbonica con il nome di Veloce, prima della Battaglia di Milazzo, il 10 luglio 1860 tramite il suo Comandante il conte Amilcare Anguissola d’Altos d’accordo con buona parte dei propri ufficiali borbonici innalzò la bandiera tricolore consegnando la nave a Garibaldi, essa rappresentò per l’esercito meridionale garibaldino la prima vera nave da guerra. Garibaldi le diede quel nome per ricordare il prode l’ufficiale ungherese Ludovico Tücköry ( dizione esatta del nome riportato nella G.U. n. 266/12.11.1878 (Suppl.- Elenco Alfabetico dei Mille di Marsala), che morì in seguito alle ferite riportate al Ponte dell’Ammiraglio durante la presa di Palermo (27/30 maggio 1860). Cfr. Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi, Rizzoli, Milano, 1933, p. 745.

35 Cfr. Giuseppe Zichi, Il contributo dei volontari sardi, in Trova A., Zichi G., Cattaneo e Garibaldi. Federalismo e mezzogiorno, ed. Carocci, Firenze, 2004, p. 387.

36 Cfr. Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi, Rizzoli, Milano, 1933, p. 802.

37 La lapide recante la scritta “ A Tarantini Angelo, dei Mille , Il Comune, Maddalena 1836-1905”, è posta all’interno del muraglione di cinta, dopo l’ingresso nella prima traversa sul lato destro.

38 Registro generale delle Esumazioni ed Inumazioni, decorrente dal 1915, Comune di La Maddalena. Per tale ricerca un vivo ringraziamento va al custode del Civico Cimitero il signor Vincenzo Del Giudice.

39 Archivio Anagrafe Comune di La Maddalena. La sua data di nascita risulta il 2 marzo 1849, figlio di Agostino e Dragoni Luigia, si sposò con Cattadori Maria Rosa Anna ed il suo domicilio è attestato a Torino. Registro dei Morti, anno 1927, Parte II Serie B, n. 4.

40 Archivio Anagrafe Comune di Monticelli d’Ongina (PC). Nel Registro delle nascite dell’anno 1849 al n. 46, il signor Roncaglia Agostino d’anni cinquanta di professione campanaro denuncia la nascita di un figlio maschio di nome Paolo Antonio nel giorno due corrente marzo.

41 Il citato ricercatore di Monticelli , Giuseppe Fantini, annota in un suo lavoro pervenutoci, la presenza di ben diciassette monticellesi, partecipanti alle Guerre d’Indipendenza sia fra le file dei volontari garibaldini che nei corpi ufficiali dell’esercito, ed in particolare va rilevata la presenza di uno dei Mille di Marsala, esattamente Giovanni Antonio Maria Campi nato a Monticelli d’Ongina il 27 settembre 1820, musicista, fece parte della 1a Compagnia dei Mille sotto il comando di Nino Bixio, dimorò per qualche tempo a Torino e morì a Genova il 25.2.1903.

42 Civiche Raccolte Storiche, Comune di Milano – Fondo Risorgimento, Elenco dei soldati italiani che hanno fatto una o più delle sette campagne dal 1848 al 1870 per l’indipendenza italiana.

43 Archivio Parrocchia Santa Maria Maddalena di La Maddalena. Libro dei morti, anno 1927 pag. 41 n. 82. Nel certificato parrocchiale è espressamente indicato “deceduto in seguito a morte improvvisa”.

44 Dopo la morte di Giuseppe Garibaldi avvenuta il 2 giugno 1882, si svolsero diversi pellegrinaggi nazionali dei reduci garibaldini, rilevanti quelli con cadenza quinquennale a partire dall’anno 1882, fra questi, quello del 1927.

45 L’emissione del provvedimento pensionistico a favore dei Mille di Marsala fu decretato nel 1865. La pensione venne in seguito estesa anche ai garibaldini che, partiti da Genova e da Quarto sulle navi Lombardo e Piemonte nonché quelli partiti da Livorno sopra la tartana Adelina comandati da Andrea Sgarallino, che doveva unirsi nelle acque del canale di Piombino con le citate navi, erano sbarcati a Talamone il 7 maggio 1860 su ordine del Generale Garibaldi, per effettuare una diversione nel territorio dello Stato Pontificio, sotto il comando del colonnello garibaldino Callimaco Zambianchi.

46 Archivio Anagrafe Comune di La Maddalena. I dati riportati attestano che nacque il 24 agosto 1846 ad Udine, da Giovanni e Del Bianco Maria, si sposò con Siniscalco Antonietta, risedette a La Maddalena ed al momento della morte avvenuta il 22 giugno 1931 presso il nosocomio (Ospedale Militare Marittimo), era vedovo. Registro dei Morti, anno 1931, Parte II Serie B, n. 6. ed inoltre Archivio Parrocchia Santa Maria Maddalena di La Maddalena. Libro dei morti, anno 1931 pag. 205 n. 56.

47 Archivio Anagrafe Comune di La Maddalena. I dati riportati lo certificano nato in Volterra, il padre Ottaviano era negoziante e la madre Maddalena Elmi casalinga, vedovo di Assunta Ragozzi, risedette a La Maddalena in Via Menotti Garibaldi al n. 14, nella quale abitazione morì il 22 marzo 1939 alla veneranda età di 93 anni e 9 mesi. Anche per lui viene attestata la professione di Pensionato ed il richiamo all’appartenenza garibaldina. Registro dei Morti, anno 1939, Parte I, n. 22 ed inoltre Archivio Parrocchia Santa Maria Maddalena di La Maddalena. Libro dei morti, anno 1939 pag. 26 n. 50.

48 Il Registro Generale delle esumazioni ed inumazioni del cimitero maddalenino, porta la data del 23 giugno 1845.

49 Comune di Volterra – Servizi Demografici: Eugenio Callai si congiunse in matrimonio il 7.7.1881 a Montaione (FI) con Ragoni Assunta (nata a Montaione il 15.8.1858), risiedendo a Volterra.

50 La sepoltura è situata in terra a metà circa del lato sinistro del viale posto a sinistra della colonna centrale del Cimitero.

51 Civiche Raccolte Storiche, Comune di Milano – Fondo Risorgimento. Elenco dei soldati italiani che hanno fatto una o più delle sette campagne dal 1848 al 1870 per l’indipendenza italiana. Ludovico Callai, fu Ottaviano di Volterra, sergente maggiore nel Reggimento Cavalleggeri di Caserta, Terza Guerra d’Indipendenza.

52 Dal fregio del berretto, riportante il numero del reggimento, il 10°, possiamo risalire all’inquadramento nel Corpo dei Volontari Garibaldini del 1866, ovvero il reggimento faceva parte con il 4° della 2a Brigata, comandata dal maggiore generale Angelo Pichi, delle cinque brigate costituenti il Corpo dei Cacciatori delle Alpi, per un totale di 10 reggimenti, cui andavano aggiunti due battaglioni di Bersaglieri, uno squadrone di Guide a cavallo ed una Brigata d’artiglieria dell’esercito regolare, ordinata su tre batterie. Cfr. CASTELLINI Gualtiero, Eroi garibaldini, Editore Fratelli Treves, Milano, 1931.

53 Comune di Volterra – Servizi Demografici: In un rendiconto Anagrafico Comunale del 1929, già non figurano entrambi i coniugi, inoltre non vi è negli anni precedenti, alcun riferimento sulla morte della moglie Assunta Ragoni, il che avvalorerebbe l’ipotesi di un loro possibile trasferimento in altro comune, ove verosimilmente sarebbe avvenuto il decesso della consorte. A riguardo un ulteriore ricerca compiuta presso l’Ufficio di Stato Civile del Comune di Montaione, nativo della medesima, non ha dato risultati.

54 In una delle foto che corredano questa sua biografia, lo vediamo partecipare sul Lungomare Amendola in divisa garibaldina alla testa di un civico corteo, verosimilmente di reduci e combattenti della Grande Guerra in abiti borghesi.

55 Cfr. “L’Ospedale Garibaldi” a cura di Antonio Ciotta, Periodico Lo Scoglio, La Maddalena – www.lamaddalena.info; “La Tomba di Garibaldi ritorni alla Marina” a cura di Antonio Conti , Periodico Lo Scoglio, n.1-4/2000, La Maddalena;

56 Su ciò è determinante la testimonianza orale della famiglia maddalenina dei Sorano, in particolare quella del novantaduenne Aldo Sorano, nei suoi ricordi emerge la bella amicizia che univa il garibaldino alla famiglia di suo padre, Giuseppe Sorano, Brigadiere di Finanza.

57 L’Ospedale “Giuseppe Garibaldi” venne inaugurato a La Maddalena il 5 novembre 1907, Sindaco Luigi Alibertini, grazie alla tenacia della fondatrice, la nuora di Giuseppe Garibaldi, Costanza Hopcraft moglie di Ricciotti, esso si trovava e si trova tuttora nel Rione Due Strade, destinato nel soccorso ai meno abbienti e bisognosi, all’assistenza alle donne e partorienti, affiancava la sua presenza all’altro Ospedale della Marina Militare. La Camera dei Deputati accordò per tale iniziativa la concessione di una Lotteria Nazionale per un milione di lire ed il Municipio di La Maddalena stanziò cinque mila lire annue per i primi due anni donando fra l’altro il terreno necessario per la costruzione. – Cfr. “La Maddalena: quel favoloso 1907” a cura di Francesco Nardini in Periodico Almanacco Gallurese n.3/1994; “Il primo centenario della nascita fra commemorazioni e veleni. L’Ospedale Garibaldi“ a cura di Giovanna Sotgiu in Almanacco Maddalenino, numero unico Bicentenario Nascita di Garibaldi, Paolo Sorba Editore La Maddalena 2007.

58 Federazione Nazionale Volontari Garibaldini, era la dicitura giusta, fondata in Roma il 20 novembre 1924 e legata al Regime fascista, per iniziativa di Ezio Garibaldi, raggruppava la quasi totalità dei reduci garibaldini italiani. In un resoconto del 1928 il numero dei suoi soci era di circa undicimila, raggruppati in una trentina di sezioni nelle principali Città d’ Italia.

59 Harriet Constance Hopcraft morirà a Roma nel 1941, con la morte della fondatrice e l’interruzione delle attività dell’Ospedale Garibaldi dovuta alle vicende belliche, si conclude sostanzialmente la storia della struttura e comincia nel dopoguerra il suo graduale abbandono sino ai giorni nostri.

60 Cfr. “L’Ospedale Garibaldi” a cura di Antonio Ciotta, Periodico Lo Scoglio, La Maddalena- www.lamaddalena.info.

61 Comando Militare Marittimo Autonomo in Sardegna – Ufficio Requisizione: Verbale di Derequisizione dell’Ospedale “Garibaldi” sito in Via Anita Garibaldi redatto in data 30.4.1945 a firma del Presidente della Commissione il Maggiore Alfonso Còntrino.