Partenza per Bonifacio
Noi risaliamo sull’Euxène alla una e un quarto: il barometro e il termometro hanno cessato di salire, il barometro è a 700 m/m, il termometro segna 30°; il mare si è calmato, lasciamo dunque la lancia indietro e partiamo per Bonifacio.
D’improvviso, al momento di metterci a pranzo ci accorgiamo che la lancia, il cui anello si è rotto, si è riempita rapidamente; dopo un quarto d’ora di lavoro, riusciamo a svuotarla e ad issarla a bordo; è la nostra sola avaria del viaggio.
Eccoci sotto il faro di Bonifacio; abbiamo vento contrario per entrare; ma poiché il nostro patrone conosce ammirabilmente il canale, eseguiamo qualche bel bordo rasentando la terra; e alle tre e un quarto approdiamo al molo.
In serata ed anche il giorno dopo al mattino, mi dedico con l’amico P. alla pesca con la lenza nel porto stesso. Questi fondali sono sempre molto più pescosi che altrove: in un’ora di tempo prendiamo facilmente una ventina di piccoli squaletti, tuttavia i cefali, che saltano da tutte le parti, non vogliono decidersi ad abboccare; ad Ajaccio, al contrario, noi prendiamo molto più facilmente con la lenza i cefali e gli squaletti.
Domenica 3 luglio. – In giornata, facciamo la visita obbligatoria alle grotte che già conosciamo; sei anni fa abbiamo trovato delle foche; questa volta incontriamo una gioiosa compagnia, e, tutti insieme, ci abbandoniamo allegramente all’inseguimento dei pesci e dei crostacei che abbondano nei piccoli mari trasparenti.
La sera, andiamo a percorrere la città e augurare il buongiorno a qualche vecchia conoscenza.
Grazie alla sua posizione strategica sulle Bocche di Bonifacio, il vecchio presidio genovese rinasce dalle sue ceneri; al tempo della nostra ultima visita, nel 1886, Bonifacio appariva come una città vicino alla sua fine con le sue strade silenziose, le sue numerose case deserte, la sua poca popolazione che non cessava di emigrare; oggi l’animazione è ritornata dappertutto, nella città alta, alla Marina, lungo tutte le fortificazioni. La guarnigione è stata considerevolmente aumentata; le vecchie torri e le possenti muraglie che proteggevano dal medioevo i baluardi genovesi sono ora circondati da grossi pezzi di artiglieria moderna.
Inoltre, non si aspetta che gli ordini del ministro della guerra per cominciare l’esecuzione dei nuovi lavori; forse il ricordo dei fatti spiacevoli che son successi in Corsica al tempo delle famose espropriazioni per la costruzione della ferrovia fa esitare il governo nel continuare i lavori di fortificazione; tuttavia i Bonifacini, il loro simpatico sindaco in testa, dichiarano apertamente che sono disposti a tutti i sacrifici necessari per la difesa nazionale e che si può contare sul loro patriottismo.
La Marina, da parte sua, non resta per nulla inattiva; gli ammiragli comandanti la squadra del Mediterraneo, non dimenticano mai, quando operano sulle coste della Corsica, di venire a Bonifacio per rendersi conto di persona dello stato dei lavori. Hanno installato nel fondo del porto un pontone munito di materiale e di provviste necessarie alle torpediniere assegnate alla difesa della Corsica.
Questo lungo budello, che forma il golfo di Bonifacio, offre un ammirabile ritratto per tutta una squadriglia di siluranti, con la sua entrata naturalmente difficile, i suoi numerosi calanchi, le sue acque profonde fino ai bordi; grossi pezzi d’artiglieria sulle altezze, cannoni a tiro rapido sulla riva, senza parlare delle numerose torpedini immerse in tempo di guerra, che difendono l’entrata del passo.
è tuttavia spiacevole che la difesa delle coste non sia del tutto tra le mani della Marina; se, ad ostilità aperte, una torpedine si presentasse all’entrata di Bonifacio, mai un artigliere dell’armata sarebbe capace di riconoscere prontamente la nazionalità di colui che arriva.
Lunedì 4 luglio – Ci alziamo di buona mattina per andare a gettare un rapido colpo d’occhio sul golfo di Santa Manza, per raggiungere in seguito, come tutti gli escursionisti, in pellegrinaggio il convento della Trinità, situato in una posizione incantevole, a qualche chilometro da Bonifacio. La Trinità è così celebre tra i marittimi corsi della costa occidentale come la Buona Madre tra i Marsigliesi; la cappella brulica di ex-voto offerti in riconoscenza di salvataggi miracolosi.
Non abbiamo più ritrovato alla Trinità il buon vecchio monaco veneziano che avevamo visto nel 1886, e che ci aveva incantato per la sua viva intelligenza e la sua spirituale conversazione; quest’anno, siamo stati ricevuti da un giovane cappuccino, ugualmente italiano, a prima vista amabile, ma di una ignoranza stupefacente.
In questa escursione, abbiamo incontrato delle belle foreste di ulivi, principale ricchezza dei bonifacini; nello stesso tempo, abbiamo potuto ammirare con quale cura e a prezzo di quali sforzi i giardini dei dintorni sono coltivati dai loro proprietari; auguriamo il pronto compimento della ferrovia della costa orientale, da Bastia a Bonifacio, per permettere finalmente a quella popolazione laboriosa di trarre un miglior profitto dei frutti del suo lavoro.