I progetti rimasti sulla carta
Nella filmografia della maggior parte di registi e sceneggiatori, sono molti i progetti che rimangono sulla carta. La filmografia di Franco Solinas non fa eccezione in questo caso, e anzi si costruisce su un forte numero di progetti irrealizzati fin dai primi anni, alcuni dei quali sono solo idee, bozze, altri soggetti, altri ancora veri e propri copioni tra i quali spiccano opere tra le più rilevanti dello sceneggiatore maddalenino. I motivi che non hanno permesso a questi progetti di trovare a compiutezza vanno ricercati spesso nella natura stessa dell’industria cinematografica, se è vero che ogni sceneggiatura incompiuta, ogni soggetto rifiutato possa contenere in sé qualche difetto, la storia delle sceneggiature non realizzate di Franco Solinas rivela che spesso questo difetto può essere esterno all’opera e di fatto si pone oltre il momento ideativo collocandosi invece nell’ambito della contingenza e del contesto storico-sociale. Questo, nel caso specifico, fu il problema di copioni quali Parà, La vita è come un treno, Il cormorano e La battaglia, che soffrirono, non certo della mancanza di qualità nella scrittura o dello scarso interesse della storia, ma di problemi politici e di riflesso finanziari. Le esigenze di produzione, le richieste del pubblico spesso fossilizzate sulle mode del momento, una maggiore o minore volontà di affrontare un determinato tema e dunque proporlo su vasta scala (potere del cinema), costituiscono spesso, e così è stato per Solinas, il primo giudizio su un soggetto. Se alcune idee tramontano per le difficoltà intrinseche al tema, in relazione all’interesse dell’autore o degli autori, altre ottengono invece la possibilità di diventare soggetti, fermandosi al contatto con realtà produttive o al confronto con il regista. Precorrere i tempi, anticipare posizioni o anche solo voler guardare i fatti da punti di vista inediti, equivale spesso a finire per risultare incompresi, osteggiati o placati in ossequi ad una maggiore prudenza, in relazione a leggi di mercato e gusti più o meno pilotati del pubblico. Gli esordi di Solinas sono una lunga serie di atti mancati, e la sfortuna della coppia Pirro-Solinas è quasi proverbiale da questo punto di vista. Non è difficile tuttavia intuire quanto poco si adattassero i due giovani militanti del partito comunista, alle poco profonde esigenze di esperti direttori più legati al mestiere e all’artigianato di un cinema di intrattenimento quali Gallone, Bonnard o Bragaglia.
Gianni Tetti