Il pulpito e la balaustrata
La chiesa, eretta nel 1814, sulle fondamenta di una di più modeste proporzioni, abbisognava di ogni tipo di arredo. Il Desgeneys, a quella data, si trovava in Piemonte perché destinato ad altro incarico. Ma non aveva reciso i suoi legami con la cittadina di La Maddalena, delle cui vicende -anzi – veniva costantemente informato. Così nel 1827, volle contribuire di sua iniziativa al decoro della nuova Chiesa Parrocchiale, facendo pervenire, come si evince da un documento datato 23 maggio di quell’anno, un pulpito e una balaustrata marmorea, opere entrambe di artigiani liguri. Il pulpito, che andava a sostituire un altro in legno di modesta fattura, probabilmente era destinato ad essere collocato alla destra del presbiterio, accanto alla cappella che accoglie oggi l’altare di San Giorgio, dono anch’esso del Desgeneys. Fu collocato invece, dove si trova attualmente, dal lato opposto, tra il pilastro che separa le due ultime cappelle prima del presbiterio, e lì rimase sino al 1952 anno in cui venne rimosso durante i lavori di ammodernamento della Chiesa e, dopo un infruttuoso tentativo di diversa collocazione e un’ accidentale rottura di una delle parti componenti la struttura, venne messo da parte e cadde quasi in oblio. Venne ricollocato al “suo posto” nel marzo del 2007 dopo un accurato restauro eseguito dalla ditta Desogus di Cagliari, specializzata nel restauro di opere d’arte.
Pur essendo semplice nel suo genere, il pulpito non è privo di una certa eleganza formale. Si compone, schematicamente, dei seguenti elementi: plinto a forma di parallelepipedo; colonna monolitica scanalata e rastremata verso l’alto; capitello di ordine dorico con echino e abaco ottagonale; piano di base ottagonale su calotta sferica con scanalature a raggiera; parapetto ottagonale bicromico in pannelli rettangolari e terminante con una cornice che riprende i motivi dello stile classico. Vi si accede da una stretta scala ricavata all’interno dello stesso pilastro a cui è addossato.
Il crocifisso ligneo – probabilmente dello stesso periodo – è stato ricollocato ultimamente nella posizione originaria, dopo un accurato restauro eseguito dal restauratore E. Diana. Il tutto era coronato da un baldacchino ligneo che purtroppo è andato perduto.
La balaustrata in marmo bianco di Carrara, composta da una serie di balaustri o colonnine tornite con inserti in marmo policromo – poggianti su uno zoccolo sagomato e sormontati da architrave – terminava originariamente a semicerchio e delimitava l’accesso al presbiterio nel punto d’incontro con le due colonne che reggono l’archivolto. Giunta anch’essa 1827 come dono del Desgeneys per arricchire la chiesa, era chiusa da un cancelletto di ferro lavorato che all’interno di ogni anta, come decoro, aveva tre croci. Venne anch’essa smontata durante i lavori di ammodernamento della Chiesa e ricollocata, dopo essere stata modificata nel prospetto. Sono ancora visibili parti originali e, alcuni balaustri che sono stati riutilizzati per completarne l’ammodernamento. Rimase per alcuni decenni senza il cancelletto originale, qualche anno fa ne venne posizionato uno antico che probabilmente faceva parte di un’altra balaustrata, andata perduta.
Lino Sorba