Il pane del GovernoLa Maddalena Antica

1956. L’anno del consenso

Il 1956 fu un anno di cambiamenti radicali per la sinistra italiana. Il punto di partenza di tutto fu il XX Congresso del PCUS in febbraio e la relazione in due parti che vi presentò Kruscev. Nella parte letta pubblicamente vi era un nuovo e significativo richiamo alla possibilità che diversi paesi arrivassero al socialismo con mezzi diversi. Dopo trent’anni di apologia dell’Urss e di servilismo intellettuale, la strada per un creativo dibattito sulla transizione al socialismo sembrava finalmente aperta. Il vero evento sconvolgente fu però il rapporto segreto. In esso Kruscev denunciò Stalin per aver compiuto le grandi purghe, distrutto la democrazia nel partito e creato il culto della personalità.

[…] Questo rapporto segreto giunse presto alla stampa occidentale e costituì naturalmente una miniera d’oro per le accuse della destra al movimento comunista. Il PCI reagì inizialmente con estrema reticenza, mentre Togliatti cercò di minimizzare l’importanza delle rivelazioni” [1].

Paul Ginsborg, lo storico inglese che con più attenzione ha ricostruito la storia italiana degli ultimi sessant’anni con metodo, e senza le reticenze concettuali imposte dall’ideologia, ancora una volta inquadra con maestria questo periodo difficile e travagliato per i comunisti italiani.

Alle difficoltà interne, dovute alla partecipazione marginale alla vita politica di una nazione votata lealmente alla causa ‘occidentale’, si aggiungevano gli strascichi di una situazione in continua evoluzione all’esterno, dove il tradizionale riferimento dottrinale era messo in discussione dai suoi stessi fautori e le icone liturgiche del comunismo dileggiate o, addirittura, distrutte.

Il PCI, aveva ancora un largo seguito, tra le masse popolari. Era ancora la chiesa laica dei contadini e degli operai. Ma era debole, nei confronti degli avversari che detenevano il potere all’interno e che godevano, adesso più che mai, della protezione americana.

Il 1956, fu per i militanti di sinistra de La Maddalena, un anno nefasto. Come e, forse più, del 1952. Il quadro politico di riferimento a livello nazionale, ma anche a livello locale, era profondamente mutato. Propizio a dare vita alla seconda, massiccia, ondata di licenziamenti degli operai e degli impiegati comunisti dall’Arsenale Militare, fornendo un ignobile seguito ai tristi eventi di quattro anni prima e facendo assegnamento sul fatto che, in quest’occasione, alle voci di ribellione si sarebbe potuta mettere la sordina, con estrema facilità.

Infatti, se quattro anni prima l’offensiva lanciata dal governo era stata incassata con dignità e le vittime dei soprusi avevano trovato, quasi a lenire la sofferenza patita, la dovuta solidarietà dell’amministrazione comunale, in quest’altra occasione quasi nessuno alzò un dito per denunciare l’atto di ingiustizia e di prevaricazione perpetrato, ancora una volta, nei confronti di onesti e diligenti dipendenti dello stato.

La DC aveva la maggioranza assoluta in consiglio comunale. Il sindaco era Pietro Ornano, in carica da poco più di tre anni. L’ex esponente civico (laico), era stato integrato a pieno titolo nell’’invincibile armata’ cattolica. Gli assessori erano i soliti: Donato Pedroni, Cesiro Impagliazzo e Giovannino Campus, legati a doppia mandata al parroco, come abbiamo avuto modo di dire. In giunta vi erano anche Gian Battista Fabio, Antonio Canolintas e Domenico Antonetti, ‘ultrademocristiani’, ma meno coinvolti nelle tattiche predeterminate nelle segrete stanze del palazzo degli uffici di don Salvatore Capula, in Piazza XXIII Febbraio (ex residenza Roberts) o direttamente nella casa parrocchiale di Via Ilva [2]. Né potevano scalfire lo strapotere democristiano gli attacchi che le sinistre riversarono su Ornano e sulla sua giunta: la ‘balena bianca’ poteva dormire sonni tranquilli nonostante le accuse rivolte al primo cittadino fossero pesanti e della vicenda si fosse occupato anche il prefetto [2bis].

Più forte che mai a La Maddalena, la Democrazia Cristiana padroneggiava anche in provincia, dove stava vivendo una fase evolutiva nuova e determinante anche con l’affermazione del gruppo dei cosiddetti ‘Giovani Turchi’, portatori di una visione più realistica della dinamica politica, più aderente alla realtà sociale, più combattiva, ma anche più aperta nei confronti delle sinistre in genere [2ter].

I nuovi licenziamenti non destarono scandalo. Le lettere furono fatte pervenire alle persone colpite quasi alla vigilia del Natale del 1956. Un Natale senza il pane del governo.

Nello stesso periodo l’amministrazione comunale, lungi dal solidarizzare con i lavoratori licenziati, si trovava in tutte altre faccende affaccendata.

In quel periodo la giunta si riunì quattro volte. La prima, il 13 dicembre, alla vigilia del misfatto, della cui notizia, con tutta probabilità, qualcuno nelle segrete stanze del potere, aveva ricevuto larghe anticipazioni: si discusse e si approvò il piano per i cantieri di lavoro [3].

La seconda, il 20 dicembre, fu convocata dal sindaco Ornano per parlare di entrare tributarie e per disporre il pagamento delle onoranze funebri e della corona di fiori fatta predisporre in occasione del decesso di Marco Antonio Bargone, consigliere di maggioranza, decesso avvenuto il 28 ottobre precedente [4].

Neppure nella terza riunione, l’argomento dei dipendenti dell’Arsenale licenziati senza giusta causa sfiorò i componenti della giunta municipale, i quali stabilirono di sottoscrivere l’abbonamento a una rivista giuridico- amministrativa [5]. E, tanto meno, nell’ultima riunione, dove trattarono di imposte di consumo [6].

L’anno di cui si racconta fu anche ricco di avvenimenti di portata eccezionale per la città.

Il 12 marzo i maddalenini ebbero l’onore di vedere solcare nelle acque del loro arcipelago, scortato da un cacciatorpediniere della Regia Marina, il Britannia, sontuoso panfilo dei reali inglesi, che restò alla fonda, per un paio di giorni, a Caprera, davanti alla penisola di Punta Rossa

Elisabetta II e il marito Filippo di Edimburgo stavano compiendo una crociera nel Mediterraneo. Nella mattinata del primo giorno di permanenza a La Maddalena, la regina, il principe consorte e la cugina Alessandra di Kent, si fecero trasbordare in motoscafo nel porticciolo di Cala Gavetta, per visitare la città [7].

La blasonata comitiva profittò dell’occasione per fare spese nei negozi del centro, con attenzione e gusto particolari per i pezzi pregiati dell’artigianato locale [8]. Le condizioni del tempo, però, non consentirono di prolungare la gita oltre le due ore programmate, com’era desiderio degli illustri turisti. Dopo due ore vi fu il ritorno a bordo. Nel pomeriggio, una nuova capatina a La Maddalena, con sbarco nella banchina di Piazza Comando; senza i cugini e insieme ad alcune dame di compagnia della regina e agli ufficiali di bordo, la bionda duchessa di Kent, compì un nuovo giro per la città visitando il mercato e la chiesa di Santa Maria Maddalena.; qui fu chiesto al parroco, don Salvatore Capula, di mostrare agli ospiti i candelieri e il crocifisso d’argento che nel 1804, prima di partire per la battaglia di Trafalgar, l’ammiraglio Horatio Nelson, donò al parroco suo predecessore Antonio Biancareddu [9]. Il giorno successivo, mentre sua moglie e il seguito compivano una lunga passeggiata a piedi sull’isola, Filippo, a bordo di un motoscafo, fu protagonista d’alcune evoluzioni nel mare di Caprera, “spingendosi verso i numerosi isolotti e ammirando, nonostante il tempo piovigginoso, il panorama”. Nelle prime ore del pomeriggio i reali britannici si recarono in visita alla torre di Guardia Vecchia, che sovrasta La Maddalena, dalla quale ammirarono l’intero panorama, compresa la baia di Mezzo Schifo, dove aveva sostato, quasi un secolo e mezzo prima, la flotta inglese comandata da Lord Nelson [10].

Il 3 Aprile, il Ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani [11], visitò quella che, nonostante le rigide restrizioni imposte dai vincitori della guerra, era ancora una della più munite piazzeforti militari d’Italia.

Il ministro arrivò a La Maddalena, a bordo del cacciatorpediniere San Marco, che si fermò in rada alle ore 07,15; era accompagnato dall’ammiraglio di squadra Francesco Ruta, Segretario Generale della Marina Militare. Circa due ore dopo il ministro si fece condurre in motoscafo alla banchina dell’ex Ammiragliato. Fu ricevuto con tutti gli onori da un plotone di marinai e dalla fanfara della Marina Militare, ad attenderlo a terra vi erano il sindaco Pietro Ornano, il responsabile del Comando Marina Francesco Albrizio, il comandante di Marisardegna contrammiraglio Ernesto Forza e altre autorità [13].

A parte le solite tappe di rito – Scuole Cemm, Arsenale, tomba e casa di Garibaldi a Caprera – il viaggio del massimo responsabile del dicastero da cui dipendevano il presente e il futuro di migliaia di maddalenini, rivestì particolare importanza perché il sindaco fece in modo che il ministro, democristiano come lui, partecipasse, nel pomeriggio, a una riunione in municipio, con alcuni deputati sardi, e riuscì a spuntare alcune promesse circa gli aiuti che sarebbero dovuti arrivare dal governo, anche in termini di potenziamento del cantiere navale e delle strutture militari che impiegavano personale civile.

Nel corso della riunione, il Ministro ha fatto alcune importantissime comunicazioni per quel che riguarda l’avvenire di La Maddalena. La prima fra queste è, forse, la più importante: La Maddalena diventerà una base della Marina Militare atlantica [14].

L’11 maggio successivo sul quotidiano di Sassari, ‘La Nuova Sardegna’, fu pubblicato un articolo – il cui autore ‘anonimo’ con tutta probabilità era Aldo Chirico – tedioso e strutturato in maniera tale da non nascondere l’intento di voler persuadere l’incauto lettore dell’ineluttabile necessità di progettare e di costruire una diga-ponte che avesse congiunto l’arcipelago al resto della Sardegna, pena l’isolamento perpetuo e l’impossibilità di avviare quel processo di riqualificazione economica che era vitale per una comunità abbattuta dai lunghi e dolorosi anni di guerra.

Quasi a voler far passare il contingente, a cui si attribuiva il triste significato di pane e di lavoro, come un dettaglio trascurabile, mentre tutto si sarebbe potuto risolvere con la realizzazione di un’opera grandiosa e da “esposizione universale”, che avrebbe richiesto un dispendio importante di risorse pubbliche. Una speranza assurda, per le condizioni in cui versava la città in quel periodo, di cui si nutrirono, per tanto tempo Aldo Chirico e tutti quelli che lo seguirono nella sua battaglia.

Per giunta, l’idea fu riproposta cogliendo al balzo la palla figurata nel progetto della diga del Liscia.

Quali effetti immediati quest’impresa altamente innovativa, mirata a risolvere in via definitiva il problema dell’approvvigionamento idrico in Gallura, avrebbe potuto produrre sulla sorte futura del congiungimento Santo Stefano-Palau? Si chiedeva l’estensore del pezzo. “La risposta non può essere che una sola e immediata: la valorizzazione e la bonifica del territorio compreso entro l’area a valle della diga comporterebbe il naturale ed ovvio incanalamento dei prodotti della zona verso La Maddalena, città che dovrà assumere in un futuro non troppo lontano un ruolo preminente nell’economia della bassa Gallura” [15]. Vi era una buona dose d’ottimismo e, diciamo anche di velleitarismo, in questi concetti, espressi in maniera diretta, veloce e appassionata. Si poteva anche far credere che alle genti dell’arcipelago fosse bastata l’apertura verso il mondo esterno, verso tutto ciò che esisteva oltre “mezzo passo”, per essere all’avanguardia, per aggredire la modernità, per fondare un’economia che avrebbe portato alla ricchezza diffusa. Dopodichè era conseguente stabilire che “la costruzione o il congiungimento dell’isola di Santo Stefano con Palau non [sarebbero diventati] altro che il naturale completamento di un’opera destinata a dare stabilità economica e fervore di lavoro ad una regione che finora era stata abbandonata nel dimenticatoio; non a caso abbiamo parlato di congiungimento tra Santo Stefano e Palau, perché l’unione tra La Maddalena e Santo Stefano é data da molte parti come una meta ormai acquisita, tanto é vero che dal primitivo progetto di quell’opera, diremo ancora, e questo é importante, che é già stata appaltata la strada congiungente il capo estremo dell’isola di Santo Stefano con la cala di Vela Marina. Viene, inoltre, da più parti ventilata l’idea di provvedere ad unire con traghetti rapidi il tratto Vela Marina-Stintino (Palau)” [16].

La fantasia galoppava. Forse, al di là dell’apprensione legittima, legata al futuro incerto, vi era anche lo scopo recondito di appoggiare qualche tentativo morbido di speculazione immobiliare, da praticare nell’isolotto che sedici anni dopo avrebbe acquisito una discussa fama, per essere diventato base appoggio per i sommergibili ad armamento nucleare della Marina degli Stati Uniti. “L’impostazione del problema, risolto per metà, allo stato attuale costituirebbe di per se stesso un grande passo verso la soluzione totale dell’opera e comporterebbe – in primis – lo scambio col retroterra gallurese, mentre di riflesso condurrebbe alla totale valorizzazione del territorio dell’isola di Santo Stefano, con particolare riferimento alla fascia costiera, prospiciente l’isola di La Maddalena. Diciamo valorizzazione, ma meglio sarebbe parlare di utilizzazione perché – stante l’attuale carenza di aree fabbricabili in La Maddalena – la fascia costiera dell’isola di Santo Stefano si presterebbe – a congiungimento avvenuto, allo sviluppo edilizio e allo sfruttamento completo dell’intera isola dal punto di vista turistico, ove si consideri l’opportunità di mettere in luce e rendere concrete le possibilità turistiche che Santo Stefano offre con la grande spiaggia del Pesce e le alte spiagge limitrofe. Anche il ponte faceva parte delle nostre divagazioni primaverili; ci siamo riusciti anche se siamo diventati i soliti ‘poveracci di sempre’ [17].

Nell’estate di quell’anno (21 luglio), fu aperto a Caprera, nella pineta che stringe Cala Garibaldi, il Village Magique, di proprietà della multinazionale della vacanze Club Mediterranée [18]. I francesi sbarcavano in Sardegna e la conquistavano, con la loro mentalità spregiudicata, d’esteti e di trasgressori che morivano dalla voglia di uscire dalla depressione del dopoguerra. Nella baia tanto cara all’Eroe dei due Mondi sorse, e ancora esiste dopo cinquant’anni, un luogo di colonizzazione gaudente ed edonista, che ha saputo superare i difficili momenti del debutto, quando Ezio Garibaldi, deputato del MSI, scatenava mezzo Parlamento, contro gli artefici dell’insediamento turistico, dove si trovavano le ragazze disinibite e i giovani spensierati, aperti a ogni esperienza Gli ispiratori di una filosofia che aiutava a cogliere ogni aspetto positivo della vita, a ricercare qualche traccia di distinzione e a socializzare, incassarono gli attacchi che il discendente diretto dell’inquilino della Casa Bianca di Caprera, confinate con il ‘villaggio magico’, sferrava di continuo sulle pagine de ‘Il Merlo Giallo’, periodico satirico di estrema destra [18bis].

Nella primavera del 1956 furono assegnate le prime case popolari. E il provvedimento rese felici parecchie famiglie dell’isola, sacrificate, per l’indigenza, a vivere in tuguri e ad arrangiarsi: nuclei familiari con cinque figli, che mangiavano e dormivano in una stanza priva di servizi igienici. La casa, nuova, dignitosa era una conquista sociale, una forma di riscatto. Che fossero benedetti gli amministratori comunali e il parroco! Era un fatto normale la vista di un padre, di una madre e dei loro pargoli, impegnati a trasportare le masserizie da una parte all’altra della città, da un ‘basso’ buio e umido di Cala Gavetta, ad esempio, fino al nuovo appartamento, assegnato nel palazzotto Gescal di Via Cairoli, dietro l’Opera Pia di don Salvatore Capula. Ed erano consueti i commenti a mezza voce di coloro che, sbirciando da dietro le persiane di una casa borghese, si permettevano di irridere cittadini esemplari che vivevano, onestamente, con il solo, a volte misero, frutto del proprio lavoro [19].

Sempre in quel periodo, i maddalenini furono chiamati alle urne per rinnovare il consiglio provinciale. Si rivelarono, quelle del 29 maggio1956, alcune fra le elezioni più sentite e più partecipate dalla comunità isolana. Lo dimostrarono il prestigio degli oratori che giunsero a La Maddalena per svolgere i loro comizi. Arrivarono sull’isola i parlamentari Giorgio Bardanzellu, monarchico, Antonio Maxia, democristiano, Luigi Polano e Girolamo Sotgiu, entrambi comunisti – e la straordinaria affluenza ai seggi elettorali – votò l’85 circa % degli aventi diritto – confermò la partecipazione di popolo.

A La Maddalena (…) l’elettore ha ormai raggiunta una certa maturità politica e quindi quella ponderatezza che lo ha condotto con assoluta libertà e in piena coscienza ad esprimere il proprio personale convincimento, giudicando interiormente uomini e fatti, senza cadere nelle reti maliose delle cento sirene elettorali che hanno infestato i nostri mari politici” [20]. Il commento era di Aldo Chirico (celatosi stavolta sotto il divertente pseudonimo de ‘il gabbiano’) che in quel periodo aveva aderito al Partito Nazionale Monarchico. L’ex podestà fascista, consigliere comunale eletto nelle file della DC, era in aperta polemica, oltre che con i comunisti, e di questo non c’era da stupirsi, anche con i suoi vecchi amici cattolici che lo avevano fatto eleggere. Commentando i risultati delle elezioni provinciali, ‘il polemista di Piazza Garibaldi’ derideva i detrattori della ‘destra’, che auspicavano un capovolgimento del quadro politico, magari con la rivincita dei partiti di massa. Invece, La Maddalena aveva confermato il proprio consigliere democristiano, Sebastiano Asara, e il fatto poteva ritenersi “un risultato a rovescio, nel senso che una determinata campagna politica che doveva condurre allo sfaldamento di una parte ha condotto, con grave scorno di molti, al risultato opposto” [21].

Nel collegio n. 9, che comprendeva La Maddalena, Arzachena e Santa Teresa di Gallura, il più votato fu, appunto, Sebastiano Asara, che ottenne 5.043 voti e fu l’unico dei candidati a essere eletto.

Dietro di lui si piazzarono Gavino Demuro, candidato unico PCI-PSI con 2.630 suffragi, e a sorpresa, Pinetto Grondona, membro di una facoltosa famiglia d’imprenditori isolani, originari di Genova, ‘in ascolto ’ della Massoneria e militare monarchico (1.701 voti per lui) [22].

A onor del vero, il professor Asara non fu l’unico maddalenino a varcare la soglia di Palazzo Sciuti, perché insieme a lui si ritrovò in consiglio provinciale, su posizioni opposte, anche fisicamente, il ventiseienne isolano purosangue Mario Birardi, che aveva lasciato La Maddalena sette anni prima per andare a occuparsi delle Federazione Giovanile del PCI, a Sassari. Al futuro senatore della Repubblica e sindaco della sua città, il ‘partito’ assegnò un collegio sicuro, a prova di ‘nemico’, quello che comprendeva Cargeghe, Ittiri, Muros, Ossi, Tissi e Usini [23].

Il 1° giugno del 1956 iniziarono a operare i ricercatori impegnati nella missione di studio della Società Geografica Italiana. Il gruppo di lavoro, composto di scienziati di chiara fama, aveva stilato un programma di ricerche che gli avrebbe permesso di soggiornare nell’arcipelago per oltre un mese. A guidarlo era il professor Osvaldo Baldacci, direttore dell’Istituto di Geografia dell’Università di Cagliari. Insieme a lui, insigni studiosi del calibro di Giovanni Lillu, Silvio Vardabasso, Celso Guareschi, Luigi Desole, Silvana Vardabasso.

La missione scientifica si proponeva di illustrare “gli aspetti fisici, biogeografici e antropogeografici delle isole italiane delle Bocche di Bonifacio, con particolare riguardo alla funzione di ponte da esse esercitata con la vicina e sorella isola di Corsica, dalle più remote ere geologiche fino ai nostri giorni” [24] si leggeva sul quotidiano ‘La Nuova Sardegna’. Erano affidati a Baldacci in persona, lo studio delle “cause del disagio economico dell’arcipelago e l’elaborazione di programmi mirati alla ricerca di soluzioni concrete, da sottoporre al vaglio delle autorità regionali e nazionali” [24bis].

Il lavoro svolto dagli studiosi che avevano promosso la spedizione fu d’alto valore scientifico, gratificante, e diede risultati eccellenti. E non solo per la pubblicazione delle ricerche svolte in un volume che ancora oggi è considerato una sorta di ’bibbia’ per tutti coloro che si interessano, a vario titolo e con finalità scientifiche, dell’arcipelago de La Maddalena [25]. La scoperta più importante fu fatta in campo archeologico, dal professor Giovanni Lilliu, che era accompagnato dai giovani esperti maddalenini Mattia Sorba e Pietro Muntoni. In un riparo sotto roccia di Cala Villamarina, nell’isola di Santo Stefano furono rinvenuti alcuni reperti che risalivano al 2600 A. C.. Furono catalogati come appartenenti alla cultura di Ozieri (Neolitico recente).

Il 2 giugno fu inaugurato l’Hotel Excelsior, la struttura ricettiva alberghiera costruita sull’area dell’antica piazza Indipendenza, a ridosso del palazzo del Comune, di fronte al mare, che la stessa amministrazione civica aveva ceduto al prezzo simbolico di 1 lira all’ingegnere Franco Tamburrini, ‘fratello’ massone, affiliato alla ricostituita Loggia ‘Giuseppe Garibaldi ’ [26].

L’inaugurazione si svolse in pompa magna: la hall dell’hotel pullulava di invitati.

Scriveva Mario d’Oriano su ‘La Nuova Sardegna’: “[…] Bisognerà riandare molto lontano nel tempo per ritrovare nella storia della società maddalenina una serata da raffrontare a questa. Sapevamo che per antica abitudine si è sempre detto della ‘Petite Paris’, del particolare e innato senso di adeguarsi ai canoni dell’eleganza e del buon gusto […] sotto le luci degli ampi saloni dell’Excelsior questa tradizione di eleganza e di raffinatezza ha trovato la sua riconferma” [27].

La struttura, nelle intenzioni del suo realizzatore, l’ingegnere che era riuscito a ottenere un terreno in pieno centro storico e che aveva cancellato la piazza più antica della città con un discutibile immobile destinato alla ricettività alberghiera, avrebbe dovuto reggere degnamente il confronto con le migliori realizzazioni nel settore, in tutta la Sardegna, e creare occupazione.

Le vicende successive dimostrarono che le buone intenzioni del proprietario dell’Excelsior e degli amministratori comunali che lo avevano incoraggiato per il suo progetto restarono tali. L’Hotel non fece fare a La Maddalena il tanto auspicato salto di qualità nel campo dell’ospitalità turistica e, oggi, i maddalenini parlano dell’Excelsior come dello stabile che non sarebbe mai dovuto essere costruito.

Difficoltà oggettive, mancanza di progettualità reale che andasse oltre i proclami e le intenzioni, resero difficoltose più del dovuto le realizzazioni che avrebbero dovuto far fare al territorio quel passo avanti qualitativo in cui molti speravano. In quel periodo, primi giorni di ottobre, lo stesso consiglio regionale aveva approvato un ordine del giorno specificatamente indirizzato al decollo dell’isola: “Il Consiglio regionale, a conclusione della discussione sulla relazione presentata dalla Commissione consiliare speciale per La Maddalena, nell’affermare la necessità che alle esigenze economico-sociali della città, così come sono state illustrate nella relazione medesima, si preveda con interventi urgenti e organici, sia dello Stato che della Regione, tali che riportino l’economia cittadina dall’attuale stato di depressione al grado di floridezza dei tempi non lontani, impegna la Giunta:

1. a porre in essere le provvidenze atte:

– ad incrementare le industrie della pesca e del granito.

– a rendere possibile in concorso con l’amministrazione della Marina Militare, il sorgere di un cantiere di costruzioni navali progettato dalla società Navisarde con annesso bacino di carenaggio

– a creare le condizioni ambientali idonee per lo sviluppo del turismo

2. condurre la necessaria azione politica presso gli organi del governo centrale perché sia potenziata la scuola allievi operai in seno all’Arsenale militare

3. predisporre un disegno di legge nazionale avente per oggetto la creazione, nell’ambito delle isole di La Maddalena e Caprera, di una zona franca o, quanto meno, la concessione di quelle agevolazioni fiscali (franchigia doganale) di cui beneficiano altre zone della Repubblica e per le quali anche qui susseguono particolari condizioni ambientali che le giustificano.

4. appurare che in previsione della scadenza dell’attuale convenzione con la Tirrenia, il servizio marittimo di collegamento tra La Maddalena e la costa sarda venga attuato mediante navi-traghetto, secondo lo studio a suo tempo fatto eseguire dall’assessorato Trasporti e Turismo.

5. approfondire gli studi esistenti ed allegati alla relazione della commissione consiliare speciale sulla possibilità di realizzazione della diga-ponte che dovrebbe unire l’isola di La Maddalena a La Sardegna” [27bis].

La riconquistata fiducia dell’amministrazione maddalenina nei confronti del governo nazionale, e di conseguenza nei confronti del governo americano, fu suggellata, a metà agosto, da una visita che non lasciò grande traccia sui quotidiani dell’epoca e nei ricordi della gente, ma che riaffermava in sé uno stato di fatto ben consolidato, specie nei riguardi della lotta ai ‘rossi’, verso cui ci si preparava a sferrare un ultimo devastante attacco. Forse volutamente, quindi, al passaggio sull’isola dell’ambasciatrice degli Stati Uniti fu dato poco risalto perché senz’ombra di dubbio era la persona che aveva avuto in mano un grandissimo potere nell’indirizzare in un certo qual verso la politica interna italiana, e sicuramente non godeva delle simpatie delle sinistre, per cui si voleva che questo avvenimento destasse meno visibilità possibile ed evitare che innescasse polemiche. Il 16 agosto Claire Booth Luce visitò Caprera. La cronaca la riprendiamo pari pari dal quotidiano sassarese.“Il panfilo ‘Creole’ battente bandiera inglese ieri sera si è ancorato a Cala Garibaldi, nell’isola di Caprera. Da esso sono sbarcati la signora Claire Luce e suo marito, che si sono recati in visita a Caprera. Dopo un colloquio con Donna Clelia, la signora Luce ha dichiarato di essersi recata a Caprera espressamente per poter conoscere e parlare con lei; quindi la signora Luce ed il marito si sono recati a rendere omaggio alla tomba di Garibaldi dove la signora Luce ha deposto tre rose rosse. Il panfilo è ripartito in serata per Bonifacio” [27ter].

Come dire: in tanta Luce erano annegati gli aneliti egalitari nati dall’ideale garibaldino e sanciti dalla Resistenza!

Il 29 novembre, il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Giuseppe Brotzu, accompagnato dall’assessore alla Pubblica istruzione, assistenza e beneficenza, Francesco Deriu e dal consigliere regionale Giovanni Filigheddu, arrivò in visita a La Maddalena [28].

Pietro Ornano

Il sindaco Pietro Ornano, insieme al consigliere provinciale maddalenino Sebastiano Asara e alla giunta comunale al completo, andò a ricevere a Palau il capo dell’amministrazione regionale e gli ‘onorevoli’ al suo seguito. “Nella mattinata del giorno del suo arrivo, Brotzu visitò alcune delle opere in costruzione nell’isola e, successivamente, si intrattenne, nella sala consiliare del palazzo comunale a discutere con gli amministratori locali riguardo i problemi della rinascita maddalenina. Fra questi problemi figurano: 1) la costruzione di navi traghetto per la linea La Maddalena–Palau e La Maddalena-Santa Teresa di Gallura-Bonifacio. Lo studio particolareggiato per l’istituzione di questo servizio che comprende trasporto di persone e di automezzi è già pronto presso la Regione e sarà attuato dalla Regione Sarda nel 1957 dopo, cioè, che la Tirrenia lascerà la concessione di tale linea. 2) Costruzione della diga ponte tra La Maddalena e Santo Stefano. Progetto dell’importo di circa 450 milioni. Verrà incluso nel piano generale di rinascita della Sardegna e sarà finanziato dalla Regione. 3) Costruzione di un filtro per l’acquedotto comunale per il potenziamento del rifornimento idrico della città. Con questa costruzione la potenzialità giornaliera dell’acquedotto salirà dagli attuali 1000 metri cubi giornalieri erogati a 1800 metri cubi giornalieri. Vi sarà così la possibilità di erogare acqua alla popolazione giorno e notte. 4) Pavimentazione in asfalto della via Cairoli, partendo dalle case popolari, fino a raggiungere il cimitero comunale. 5) Costruzione di un edificio per cronicario e poliambulatorio nell’area dove attualmente sorge la Casa di riposo. 6) Costruzione di un villaggio per i pescatori che sorgerà in regione Padule in area concessa dalla Marina Militare. 7) Costruzione di un cantiere navale per costruzioni civili. 8) Sistemazione delle strade nell’isola di Caprera per un maggiore potenziamento turistico dell’isola” [30].

Il sindaco Ornano si mostrò ottimista riguardo “alla sollecita attuazione delle principali opere che hanno rappresentato l’oggetto fondamentale della visita stessa delle autorità regionali a La Maddalena” [31].

Gli ospiti ripartirono il 1° dicembre dalla banchina commerciale, salutati dal primo cittadino, dal comandante della piazzaforte militare, Francesco Albrizio e da tutti i componenti della giunta municipale [32].

T. Abate e F. Nardini

NOTE:

[1] P. GINSBORG, Storia d’Italia, cit. Pagg. .275-276.

[2] “All’interno della sezione DC di La Maddalena esisteva un gruppo laico, a cui se ne contrapponeva un altro che era emanazione diretta dell’Azione Cattolica. Dopo il 1956, la spaccatura divenne insanabile a tal punto che i sedici consiglieri comunali si divisero in due tronconi: uno, il gruppo dei laici di cui facevo parte, anzi si diceva che ne fossi io l’animatore, Francesco Susini, Stefano Cuneo, Gian Battista Fabio, Pietrino Vasino e Natale Berretta, e il gruppo saldamente legato alla parrocchia che, visto che si componeva di dieci persone, divenne il ‘gruppo dei dieci ’. Fu questo gruppo, ad esempio a volere la testa del sindaco Francesco Susini, capolista alle elezioni amministrative del 1957, -cognato dell’onorevole Sebastiano Asara che è stato consigliere comunale, provinciale e regionale – per favorire l’ascesa del vicesindaco Donato Pedroni. In consiglio Susini fu accusato di certi affari sulla concessione di immobili erariali, insieme al comandante della piazzaforte militare, e fu costretto alle dimissioni., non prima di avere denunciato quella che egli definì ‘l’invadenza napoleonica di don Salvatore Capula’ nella vita politica e amministrativa, in un’aula consiliare gremitissima. Le sinistre, in quell’occasione organizzarono un corteo che, recatosi sotto la casa del parroco, gridò: ‘Al rogo! al rogo!’”. (Testimonianza resa agli autori da Pasqualino Serra, già sindaco e assessore provinciale).

[2bis] Il sindaco Pietro Ornano fu coinvolto in una vicenda giudiziaria nel 1955. Le minoranze, nell’ottobre, presentarono una mozione di sfiducia che fu respinta dal consiglio comunale. Per qualche tempo la funzione di sindaco fu assunta dal suo vice Donato Pedroni. Il prefetto invitò Ornano a dimettersi ma questi rispose che “il sindaco e il consiglio comunale avrebbero cessato il loro mandato l’8 marzo 1957”. Cfr. Gabinetto del Sindaco, fogli sparsi. Nota al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna e al Prefetto di Sassari. 5039/Gab. Prot. N. 10254 del 2 agosto 1956. Cfr. anche: S. MAGNASCO, Invitato a dar le dimissioni il sindaco di La Maddalena. In ‘L’Unità’ del 23 ottobre 1955. ANONIMO, Respinte a maggioranza dal Consiglio le dimissioni del Sindaco di La Maddalena. In ‘Il Corriere dell’Isola’ del 11 novembre 1955. La vicenda non si esaurì. Nel luglio del 1956 ‘l’Unità’ ritornò sull’argomento della denuncia sporta nei confronti di Pietro Ornano e dell’assessore ai lavori pubblici Cesiro Impagliazzo per presunte irregolarità nella gestione di alcuni cantieri di lavoro, denunce inoltrate alla Procura della Repubblica (Cfr. Atteso il giudizio del magistrato sulle accuse al sindaco de La Maddalena. In ‘L’Unità’ del 16 settembre 1956). La notizia suscitò grande impressione, ma il sindaco dal canto suo non sporse querela, nonostante le continue accuse pubbliche che gli erano rivolte. I deputati sardi Luigi Polano e Mario Berlinguer svolsero un’interpellanza al Ministro dell’Interno.

[2ter] Il gruppo era guidato da Francesco Cossiga. Ne facevano parte fra gli altri, Paolo Dettori, Pietro Soddu e Nino Giagu. Cfr. P. SODDU, La rivoluzione bianca dei Giovani Turchi, 50 anni fa la svolta. In ‘La Nuova Sardegna’ del 18 marzo 2006.

[3] ACLM, Registro delibere giunta comunale. A. 1956.

[4] Ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Ibidem.

[7] “La regina indossava un impermeabile azzurro e in capo aveva una cuffietta dello stesso colore (….) la principessa Alessandra di Kent, nello spostarsi da una sponda all’altra dell’imbarcazione che la conduceva a terra dal panfilo reale, perdeva l’equilibrio e cadeva in acqua, subito aiutata a risalire da Filippo di Edimburgo, il principe consorte”.

(I reali d’Inghilterra hanno ieri visitato Caprera. In ‘L’Unione Sarda’ del 14 marzo 1956).

[8] Il panfilo dei reali inglesi nelle acque di La Maddalena. In ‘La Nuova Sardegna’ del 13 marzo 1956.

[9] “(…) da Cagliari, il Presidente della Regione, on. Brotzu, appreso della presenza della regina d’Inghilterra nelle acque di La Maddalena, ha deciso di recare ad Elisabetta, se sarà possibile, l’omaggio dell’Isola, consistente in una bambola sarda indossante un caratteristico costume isolano” (‘La Nuova Sardegna’, cit.). “(…) ma sembra che anche la presentazione di questo omaggio non possa aver luogo, non tanto per l’incertezza circa la durata della sosta del Britannia nelle acque della Sardegna, quanto per accondiscendere al desiderio espresso dalla stessa Regina e dagli altri ospiti di non violare il carattere strettamente privato della gita. Sembra che tale desiderio sia stato comunicato alle autorità dall’ambasciata di Gran Bretagna a Roma e così si spiega che nessun esponente delle sfere dirigenti si sia recato a rendere omaggio alla sovrana (…)”. (‘L’Unione Sarda’, cit).

[10] ‘L’Unione Sarda’, cit.

[11] Paolo Emilio Taviani. Nacque a Genova, il 6 novembre 1912. Storico, economista, grande conoscitore delle imprese del suo concittadino Cristoforo Colombo, è stato soprattutto un uomo politico. Prese parte attiva alla Resistenza e fu tra i fondatori del CLN di Genova. Partecipò ai lavori della Consulta nazionale e dell’Assemblea Costituente. Deputato dal 1948 al 1976, poi senatore, nel 1991 fu nominato senatore a vita. Fu eletto all’’Assemblea Costituente e da allora è sempre stato in Parlamento. Della DC Taviani è stato prima vice segretario (dal ’46 al ’48) e poi segretario nazionale (dal ’48 al ’50). Dal giugno del 1950 rappresentò l’Italia ai lavori per la stipula del Piano Schuman; al governo arrivò nel luglio del 1951, come diretto collaboratore di Alcide De Gasperi (fu nominato suo sottosegretario agli Affari Esteri), e per cinque anni, dal ’53 al ’58, ebbe la responsabilità continua del dicastero della Difesa. Fu poi ministro delle Finanze (dal ’59 al ’60), del Tesoro (dal ’60 al ’62), dell’Interno (dal ’62 al ’68), del Mezzogiorno (dal ’68 al ’72), del Bilancio (dal ’72 al ’73) e, infine, di nuovo dell’Interno (dal ’73 al ’74). Morì a Roma, il 18 giugno 2001. Cfr. P. E. TAVIANI, Discorsi parlamentari, Bologna, 2002.

[12] Cfr. Il Ministro Taviani in visita alla Maddalena. In ‘Il Giornale d’Italia’ del 4 aprile 1956 di P.F. Cfr anche L’on. Taviani giunto ieri a La Maddalena. In ‘Il Corriere dell’Isola’ del 4 aprile 1956, anonimo.

[13] Ibidem.

[14] La Maddalena diventerà una base della Marina Militare atlantica. Di M.D.O., in ‘La Nuova Sardegna’ del 4 aprile 1956.

[15] Facciamo il punto…sul ponte. In ‘La Nuova Sardegna’ dell’11 maggio 1956.

[16] Ibidem.

[17] Ibidem.

[18] Il villaggio turistico di Caprera sarà inaugurato il 21 da Romani. In ‘La Nuova Sardegna’ del 15 luglio 1956. Cfr anche: Inaugurato a Caprera il villaggio turistico. In ‘Il Corriere dell’Isola’ del 26 luglio 1956.

[18bis] Cfr. ‘Il Merlo Giallo’. Anno X, 24 aprile 1955.

[19] Testimonianza resa agli autori da Gian Carlo Tusceri.

[20] Il Gabbiano, I maddalenini hanno affollato le urne dopo aver disertato i comizi elettorali. In ‘La Nuova Sardegna’ del 31 maggio 1956.

[21] Ibidem.

[22] Cfr. ACLM: gli aventi diritto al voto erano 6.620. I votanti furono 5.652. Risultati elezioni provinciali 1956.

[23] La schiacciante vittoria d.c. nelle provinciali di Sassari. In ‘Il Corriere dell’Isola’ del 29 giugno 1956.

[24] Missione di studio a La Maddalena. In ‘La Nuova Sardegna’ del 3 giugno 1956.

[24bis] Ibidem.

[25] O. BALDACCI, L. DESOLE, C. GUARESCHI, G. LILLIU, S. VARDABASSO, Ricerche sull’arcipelago di La Maddalena. Edizione Società Geografica Italiana. Roma, 1961.

[26] Troviamo il nome di Tamburrini nell’elenco della storica loggia di Caprera, insieme a quello degli appartenenti al gruppo storico dei massoni isolani, gruppo che era sopravissuto alla seconda guerra mondiale.

[27] M.D.O. Inaugurato a La Maddalena il nuovo albergo Excelsior. In ‘La Nuova Sardegna’ del 2 giugno 1956.

[27bis] Cfr. La Maddalena non deve morire. In ‘La Nuova Sardegna’ del 5 ottobre 1956. Già il 22 gennaio precedente, in una conferenza per la rinascita, erano state messe a punto le proposte per il Piano di Rinascita della Sardegna, con particolare attenzione per La Maddalena di cui la Giunta Regionale stava predisponendo un disegno di legge.

[27ter] Clara Luce ha visitato Caprera. In ‘La Nuova Sardegna’ del 17 agosto 1956.

[28] Giuseppe Brotzu. Scienziato di rilievo internazionale e uomo politico, Presidente della Regione Autonoma della Sardegna. Nacque a Cagliari nel 1895. Si laureò in medicina nel 1919. Nel 1922 divenne aiuto primario presso l’istituto di igiene dell’università di Siena. Nel 1925, libero docente, passò all’università di Bologna e, nel 1932, divenne ordinario e direttore dell’istituto di igiene dell’università di Modena. Dal 1934 al 1966 diresse l’istituto di igiene dell’università di Cagliari. Negli anni 1939-1943 fu anche preside della facoltà di farmacia e di medicina, nonché rettore dell’università cagliaritana; in quest’ultima veste istituì le facoltà di ingegneria e di magistero.
Acuto e instancabile ricercatore, il Brotzu, con l’aiuto dell’allievo Antonio Spanedda, individuò nel 1945 il principio attivo racchiuso nelle cefalosporine, scoperta d’eccezionale importanza, che aprì le porte a potenti antibiotici, prodotti tuttora nel mondo, in grado di combattere terribili malattie. La fine degli anni ’40 lo vide inoltre impegnato sul fronte antimalarico con l’ERLAAS, cui indicò una strategia di lotta, rivelatasi vincente, basata sulla bonifica integrale del territorio e sullo sviluppo di una moderna agricoltura.
Fu assessore regionale all’igiene e sanità dal 1949 al 1955 e promosse in questa veste l’istituzione del CRAAI con lo scopo di consolidare la vittoria sulle zanzare portatrici della malaria. Lottò anche contro la tubercolosi e il tracoma, realizzò e sostenne la realizzazione di ospedali, acquedotti per l’approvvigionamento dell’acqua potabile, mattatoi e poliambulatori. Il forte impegno politico, nelle file della democrazia cristiana, lo portò alla presidenza della regione dal 1955 al 1958, mentre fu sindaco di Cagliari dal 1960 al 1967. Il capoluogo sardo, che deve alla sensibilità del Brotzu l’avvio, in termini progettuali, di importanti opere pubbliche (nuovo teatro, stadio S. Elia, cittadella dei musei, strada panoramica di Monte Urpinu), gli ha recentemente intitolato il nuovo ospedale civile di Cagliari. Nel 1971 lo studioso fu insignito della laurea honoris causa dall’ università di Oxford. Morì a Cagliari nel 1976. Cfr. F. FLORIS, Storia della Sardegna, Roma,1997. Pagg. 944 e ss.. Cfr anche S. SECHI, Storia delle elezioni regionali dal 1948 al 1978. In ‘La Sardegna’, Enciclopedia a cura di M. Brigaglia, vol II: La cultura popolare, l’economia, l’autonomia, Cagliari 1982, Sez. Economia Pagg. 146 e ss.

[29] M.D.O, Brotzu , Deriu e Filigheddu in visita a La Maddalena. In ‘La Nuova Sardegna’ del 1° dicembre 1956.

[30] P. FAVALE, Il problemi de La Maddalena esaminati sul posto dal Presidente Brotzu. In ‘Il Giornale d’Italia’ del 6 dicembre 1956.

[31] M.D.O., Brotzu … cit. Il 16 dicembre, a La Maddalena, la commissione incaricata di studiare il Piano di Rinascita, aveva illustrato i progetti particolari per il cantiere navale, per le comunicazioni marittime, per la diga-ponte, per l’incremento del turismo e per il bacino di carenaggio. Cfr. M. D’ORIANO, Fattivo convegno a La Maddalena per il piano di rinascita della città. In ‘La Nuova Sardegna’ del 21 dicembre 1956.

[32] Ibidem.