AmbienteArcipelago

Caratteristiche geografiche e geologiche

La roccia dominante, è il granito, attribuito al ciclo magmatico ercinico e quindi di età paleozoica. Sono presenti in minor misura altri tipi litologici che caratterizzano le isole Bisce, Pecora, Piana, La Presa, Santa Maria e Punta Rossa nell’isola di Caprera: sono gneiss e scisti del complesso migmatitico-metamorfico.
Il terziario è assente, mentre il quaternario, riferito al tirreniano, è segnalato nei pressi di Punta Filetto nell’isola di Santa Maria e nel Passo degli Asinelli tra l’isola di Razzoli e Santa Maria. Gli aspetti morfologici sono il risultato del continuo modellamento delle rocce che ha avuto inizio nel Paleozoico. Il paesaggio attuale è l’espressione delle costanti erosioni che hanno subito i graniti o gli scisti, per cui i primi hanno dato origine ad un paesaggio roccioso (spesso di tipo “inselberg”), mentre il metamorfico ha dato luogo ad un paesaggio più dolce, arrotondato e in prevalenza pianeggiante.
Le coste dell’Arcipelago sono simili, in genere, a quelle del resto della Gallura dove abbastanza indicativo è il rapporto tra la superficie ed il loro sviluppo: questo valore evidenzia un’intensità del frastagliamento con frequenti rias e falesie. Un esempio ne è Cala Lunga a Razzoli. Nel complesso l’Arcipelago, che non è stato mai sommerso totalmente durante le glaciazioni del quaternario, possiede circa 4 km di coste sabbiose ed oltre 176 km di coste rocciose.
Le spiagge presenti nelle isole ricevono apporti detritici prevalentemente dall’erosione meccanica prodotta dal moto ondoso, mentre gli apporti fluviali sono molto scarsi poiché la rete idrografica superficiale è costituita da brevi corsi d’acqua a carattere prevalentemente torrentizio. Oltre che da sedimento silicoclastico, le spiagge sono formate da una notevole componente biogena proveniente dai fondali
antistanti, un esempio famoso è rappresentato dalla Spiaggia Rosa nell’isola di Budelli. Un’altra analogia con gli altri territori galluresi, è riscontrabile nel fenomeno dei tafoni, massi tondeggianti di roccia granitica, svuotati internamente, che spesso danno luogo a delle forme fantastiche. Tra le più particolari, ricordiamo: il Fungo, l’Aquila, il Dinosauro, l’Indiano, la Strega, il Bulldog, l’Italia, Pinocchio, il Rapace ecc. Si pensi alla roccia dell’Orso sulla costa sarda, ricordata da Tolomeo nei portolani del 200-300 come l’Ursi Promontorium. In passato, si pensava che tale fenomeno fosse causato da erosioni atmosferiche, principalmente per l’azione del vento e della pioggia. Studi più approfonditi, hanno dimostrato che la formazione del tafone, è dovuta ad un’azione combinata, chimico-fisica.
L’umidità del terreno, per capillarità s’infiltra nel granito, modificando i minerali, disgregando la compagine d’insieme e creando delle microcavità che, con il passare del tempo, si ingrandiscono, svuotando lentamente la roccia. In seguito, a causa di rapidi sbalzi di temperatura, le pareti possono rompersi e staccarsi.
I grossi tafoni venivano sfruttati come ripari sotto roccia dagli antichi abitatori preistorici e tuttora sono adibiti a ricoveri per attrezzi e bestiame dai pastori galluresi.