CronologiaMilleottocento

Correva l’anno 1896

Il medico condotto, dottor Angelo Falconi, viene licenziato per inadempienze, ma reintegrato nell’incarico dopo pochi mesi per volontà della prefettura.

Con l’aumento della popolazione si acuiscono i problemi relativi all’approvvigionamento idrico: di qui la necessità di costruire depositi pubblici. In questo anno si collauda il cisternone di piazza di Chiesa.

L’avvocato Filippo Orecchioni è nuovamente sindaco di Santa Teresa. Ricoprirà l’incarico fino al 1903.

Bonifacio conta 3858 abitanti.

Francesco Corona pubblica la Guida dell’Isola di Sardegna: interessanti notizie sulle attività economiche locali. Non attendibili quelle sulla consistenza della popolazione e sulla ricettività dei porti naturali.:

Arcipelago della Maddalena – All’isola della Maddalena, oltre che colla barca, che parte dalla spiaggia del Palao, (il più breve tragitto, vedi sopra) ci si va a vapore da Golfo-Aranci, (al martedì e giovedì, a ore 8 – arr. Ore 10.55 – riparte ore 14 – I cl. L. 6.05 – II L. 4.60) – da Porto Torres (al mercoledì a ore 8) e da Santa Teresa Gallura (pure al mercoledì a ore 13.30).
Chi viaggia in Sardegna non può certo trascurare di recarsi nell’isola della Maddalena e in quella di Caprera, entrambe interessantissime, quella per essere piazza forte di 1° ordine, ed estuario militare, questa perché già l’asilo preferito di Garibaldi ed ora la sua tomba, la quale dovrebbe essere visitata da ogni italiano di cuore.
L’arcipelago della Maddalena, (Cuniculariae dei Romani), che trovasi allo sbocco dello stretto di Bonifacio, si compone delle isole maggiori La Maddalena, (19.61 Km. Q.) e Caprera, (15.94 Km. Q.), delle minori Santo Stefano, (2.93 k.m. q.), Sparagi, (4.06 km. Q), dei Budeli, di Santa Maria e dei Razzoli e d’alcuni isolotti disabitati.
L’isola della Maddalena
(antica Hilva) ha i porti naturali di Cala Gavetta, di Mangiavolpe e di Mezzoschifo, tutti sicurissimi e capaci di accogliere un’intiera flotta.

L’unico paese è quello pur detto.

LA MADDALENA, 1181 ab.

⎯ Albergo di Filucelli Remigio

⎯ Trattoria della Posta di Claudio

⎯ Pasticcieria Genovese di Carminati Gio. Francesco

⎯ Caffè nazionale

⎯ Notario: Culiolo dott. Domenico

⎯ Ing.: Domenico Ugazzi

⎯ Ag. Nav. Gener.: Boselli cav. Ernesto

⎯ Rappr. Viveri R. marina: Serra Pasquale

⎯ Armatori: Perugia Angelo – Ornano Domenico – Tanca Santo – Zonza Giuseppe

⎯ Capitani marittimi: Bargone Antonio – Culiolo Salvatore – Lantieri cav. Domenico – Susini Ant. – Susini Giuseppe – Susini Francesco – Tanca Battista – Volpe Pasquale – Volpe Tomaso – Zicavo Gerolamo – Zonza Ant.

⎯ Spediz.: Courneletti Ambrogio – Farese Ant.

⎯ Neg.: Accardo Giosuè – Baffigo Giulio – Bargone Andrea – Bargone Giuseppe – Battaglia Vittorio – Bazzi Agapito – Biaggi Battista – Bolasco Giacomo – Camboni Felice – Casanova Gio. Battista – Colombo Rafaele – Demeglio Domenico – Dezerega Simone – Ferrigno Francesco – Fois Giuseppe – Larco Francesco – Luccioni Gio. Battista – Origoni Domenico – Peretti Francesco – Piras Giovanni – Polverini Giovanni – Raffo Andrea – Ranieri Gaetano – Sabattini Francesco – Serra Pietro – Tola Eugenio – Zemoglio Marco.

Capoluogo di mandamento, disteso sulla riviera meridionale, a 4 m. d’alt., con prospettiva simpatica, specchiantesi nelle acque, belle strade e piazze, massime quelle Umberto I e Garibaldi, oltre l’altra della Renella, ove si elevano magnifici villini destinati per gli uffici navali militari e per alloggio degli ufficiali, case eleganti e circolo degli ufficiali di marina, circolo di lettura, società di mutuo soccorso e XX Settembre, e comodi alberghi, caffè e negozi.
Nella parrocchiale di S. Maria Maddalena d’aspetto semplice, si conservano alcuni candelieri e una croce d’argento, con un Cristo dorato, regalati dall’ammiraglio Nelson nel 18 ottobre 1804, allorché, alla vigilia di conseguire il supremo trionfo navale di Aboukir, lasciava quelle acque, ove era rimasto ancorato nella rada d’Agencourt, dal nome d’un suo vascello, per sorvegliare Tolone, difendere la Sardegna e impedire la seconda spedizione in Egitto di Napoleone I. E si fu allora che il gran marino esclamava: “La Sardegna vale cento Malte – Finché sto qui tengo i Francesi in mano come se li bloccassi a Tolone” – Sulla spiaggia, da cui si scorge la casetta bianca di Garibaldi nell’isola di Caprera, che invita a scoprirsi riverenti il capo, lo stabilimento balneare Gallura, elegante ritrovo estivo della migliore società.
Poche industrie ha il paese. Il suolo è però benissimo coltivato, benché granitico, e dà cereali, molto vino pregiato, frutta, ortaglie, ulivi. Dal bestiame si ottengono formaggio e ricotta squisiti. Il mare dà pesce abbondante. Esportazione di granito, di cui havvi molte cave.
L’interesse maggiore però l’offrono le sue fortificazioni.
Fu nel 1885 che si pensò ad esse e, in non più di sei anni, sorsero i forti di Santa Vittoria, della Trinità, di Balbiano, di Santa Teresa, di Sant’Andrea, di Sant’Agostino, di S. Giorgio, di Guardia vecchia, di Monte Altura e di Capo d’Orso, uniti fra loro da una strada rotabile e disposti in modo da incrociare i loro tiri, formando così un terribile cerchio di fuoco intorno all’isola.
Essi sono armati di obici a retrocarica da 25 e 28 cm di calibro, oltre a due batterie armate di cannoni da 68 tonnellate su affusti a scomparsa, batterie moderne e potentissime, destinate a battere con tiri di lancio e capaci di forare le maggiori corazze delle navi da guerra. Oltre a un totale di 40 bocche di fuoco di grosso calibro, che agguerriscono questi forti, vi sono batterie di sbarramento armate da cannoni a retrocarica per difendere l’accesso, per via di terra, ala piazza, nonché altre cinquanta bocche da fuoco di minor calibro a tiro rapido per battere le zone d’acqua sbarrate ed impedirvi operazioni da guerra dal barchereccio d’una flotta nemica e tutto un sistema di stazioni foto-elettriche per garantire dalle sorprese di torpediniere nemiche…….

La Regia Marina Italiana in quegli anni aveva appena lasciato i locali adiacenti l’antico Lazzaretto di Cala Gavetta (la cui denominazione era quella di Ospedale Succursale, più conosciuto ancor oggi come Ospedale Vecchio) e aveva costruito un nuovo imponente edificio (l’attuale Ospedale Militare) nel quale potessero trovare ricovero non solo i militari della Marina e dell’Esercito (la forza militare a La Maddalena nel 1894 era  di  oltre 2.000 uomini), ma anche quelli della Regia Guardia di Finanza, dei Regi Carabinieri, le Guardie Carcerarie (esisteva infatti a Moneta una Colonia Penale), tutti i loro familiari, ed in caso di necessità anche la popolazione civile. In quegli anni, a cavallo tra Ottocento e Novecento, la popolazione complessiva di La Maddalena, in conseguenza degli imponenti lavori di fortificazione militare, si era quintuplicata, e grandi problemi di carattere religioso e sociale si erano presentati. Sono gli anni che vedono l’arrivo delle prime suore “Figlie della Carità”. Mentre Maddalena sviluppa rapidamente dal punto i vista urbanistico e sociale, l’autore, Francesco Corona, ci spiega che a Caprera nel 1896 vivono 77 persone (1.181 nell’intero arcipelago), ci segnala inoltre, che oltre che da Palau si può raggiungere l’isola anche da Golfo Aranci due volte la settimana, l’agente della N.G.I. è il sig. Boselli cav. Ernesto, gli armatori Ornano Domenico, Tanca Santo, Zonza Giuseppe, i capitani marittimi Bargone Antonio, Culiolo Salvatore, Lantieri cav. Domenico, Susini Giuseppe, Susini Francesco, Zicavo Gerolamo, Zonza Antonio. Addentrandosi nelle «bellezze» di Caprera, Corona fa una panoramica sulle «colline costellate di lentischi», le «rocce nude», «gli scogli e le spiagge arenose». Poi, con lo stesso stile ampolloso, aggiunge: «La sua storica rinomanza si deve all’immortale Garibaldi che vi dimorò trasformandola da brulla e selvaggia in ridente a amena».

9 gennaio

Uragano di eccezionale portata; la Maddalena risulta uno dei centri più colpiti. In questa tragica notte durante una tempesta tre bastimenti viareggini fecero naufragio: la bilancella “Ida” nelle acque della Corsica, il cutter “Efigenia” nei pressi dell’ isola di Mortorio e la tartana “Fenice” presso Punta del Cannigione sulle coste Nord Orientali di Golfo Aranci. In totale furono diciotto le vittime. I corpi dei marinai della “Fenice” ritrovati vennero sepolti lungo il tratto di costa conosciuto come Cala Pascale. Le quattro tombe con i nomi riportati sulle croci sono dell’11enne mozzo Clodoveo Cupisti, del 43enne nostromo Antonio Cupisti padre di Clodoveo, e dei marinai Michele Bertuccelli di anni 22 e Giovanni Luporini di anni 33. Nel naufragio perirono anche i marinai Temistocle Lippi di 20, e Giovanni Emanuele Del Pistoia di 35 e il mozzo 14enne Giovanni Giorgio Ghiselli. Purtroppo del ritrovamento dei loro corpi e della loro sepoltura non ci è giunta memoria, ma ci piace pensare che anch’essi riposino in terra Sarda assieme ai loro compagni di sventura. L’equipaggio della bilancella Ida si componeva dei fratelli Salvatore Giuseppe e Giovan Carlo Giannini, di 40 e 46 anni, detti di Pistellino, rispettivamente comandante e nostromo, Paolino Petrucci, di 50anni, Ranieri Bargellini, 18enne. Eugenio Bertacca, il mozzo, è la vittima più giovane di questa immane tragedia, aveva compiuto 10anni da appena un mese. L’equipaggio dell’Efigenia” era composto da: Mentore Giorgetti, padrone marittimo 36enne, Silvestro Caselli, marinaio 31enne, Paolo Buonaccorsi, marinaio 26enne, i fratelli Angelo Giovanni e Romeo Gori, di 21 e 12 anni, in ultimo, Oreste Magroncini, mozzo 17enne.

15 gennaio

Esce a La Maddalena, come numero unico, il giornale “Progredendo!” stampato dalla tipografia di Giacomo Tortu.

30 gennaio

Nasce a La Maddalena, Enrico Preti. Suo padre, Roberto Preti, è insegnante di scuole elementari; è anche poeta, autore di inni patriottici e di libri di testo per le scuole elementari; tra le sue opere poetiche pubblicate, figurano un Ricordo ai visitatori di Caprera e l’ode Per l’inaugurazione del monumento alla famiglia Cairoli……

15 febbraio

Importante delibera consiliare che ridisegna la toponomastica cittadina: fra l’altro, tutti i nomi di vie intestate a santi vengono sostituiti, ad eccezione di quello di Santa Maria Maddalena. Viene votata la delibera che decide di modificarne il nome di alcune vie della nostra città. Decisione presa dal Consiglio comunale con la delibera n. 660. Fu decisa la “Nomenclatura” di numerose vie e piazze dell’isola, alcune delle quali vennero intitolate anche a coloro che meritavano “ … una nostra gratitudine…. concittadini, ora scomparsi dalla scena del mondo, che furono uomini a cui la vita diede antica fama di rara perizia marinaresca, che provarono l’abbassamento nella qualifica di mozzo, per rialzarsi alla dignità di Ammiragli e animosi si avventurarono a tutte le più belle imprese“. E così nacquero: via ammiraglio Albini, via Agostino Millelire, via Comandante Zicavo, via Tommaso Zonza …. e molte altre. Questa seconda pagina dell’atto si apre con la prima modifica deliberata: da Piazza del Molo a Piazza 23 febbraio 1793, “…come simbolo di storica ricordanza, per eternare un assalto intrapresosi dai francesi nel 1793 sotto gli ordini di Bonaparte – qui trovò la prima sconfitta il più grande capitano del Mondo, di fronte alla piccola e debole cittadina di Maddalena”.

23 febbraio

Fondata l’Associazione Mineraria Sarda, organo scientifico-sindacale degli imprenditori minerari.

10 aprile

Viene presentato il primo progetto per il Palazzo Comunale. Lo aveva ordinato al perito agrimensore Eugenio Frau, il Sindaco gen. Pietro Sery ed era stato presentato proprio alla vigilia del passaggio di consegne tra Sery e Alibertini, allora al suo primo mandato da Sindaco. Tale progetto si basava sulla sopraelevazione del Civico Mercato, appena costruito. Come sempre succede, tuttavia, l’opinione pubblica si spaccò presto in due ed ebbe la meglio la fazione che puntava a costruire un edificio del tutto nuovo allineato al Mercato, lato di levante, sulla residua Cala di Sant’Erasmo, davanti alla piazza degli Olmi. La motivazione forte di questa fazione consisteva nel fatto che le fondazioni del Civico Mercato poggiavano direttamente nella sabbia del mare, perché non prevedevano un sovraccarico murario tanto imponente. Ce lo rammenta un contenzioso tra Comune e Capitaneria del Porto e quindi col Genio Civile per il pagamento del suolo demaniale. Per il nuovo studio alternativo ci si affidò all’ing. Francesetti nel 1900 e all’impresa Augusto Muntoni. Dopo appena un anno, tanto per cambiare, ci fu un nuovo fermo lavori e il progetto passò nelle mani dell’Ing. Ugazzi, che, dopo una serie di demolizioni e modifiche, poté consegnare l’opera, sostanzialmente compiuta, nel 1903. Il costo del palazzo, previsto inizialmente in £. 60.000, era lievitato, di appalto in appalto, passando a £.71.000 e quindi a 91.181,55. Avevano prestato la loro opera, sotto l’impresario Muntoni, i manovali Salvatore Mura, Gavino Simula, Tommaso Zara, Antonio Sini, Giuseppe Pilo, Pietro Sechi, Martino Auda, Proto Madeddu, Raimondo Usai, Gavino Vacca, Tommaso Fara, Antonio Ghisu, Andrea Sau, Giuseppe Ara, Antonio Sechi, Gavino Marogna, Salvatore Dettori, Pietro Manunta, Antonio Lettera, Augusto Tedde, Antonio Gavino Pinna, Giovanni Pinna, Orlando Porqueddu, Giacomo Tirotto, Salvatore Dettori, Antonio Scanu, Giovanni Bua, Giovanni Migheli, Filippo Alivesi, Raimondo Usai, Bartolomeo Cabras, Proto Madeddu, Michele Pitzalis, Augusto Tedde, Gianmario Maranu, Raffaele Zicchina, Antonio Dettori, Tommaso Fara, lo scalpellino Vittorio Perfumo, i muratori Francesco Licheri, Francesco Congiatu, Antonio Pilo, Domenico Demurtas, il garzone Gerolamo Spanu, Giovanni Garrone, Giuseppe Garrone, Michele Secci, Giuseppe Pilo, Luigi Fini, Efisio Squintu, Pasquale Masala… Era l’alba della nostra nuova storia municipale. Mentre si occupavano i primi locali, tuttavia, si procedeva ancora ad ulteriori modifiche e a completare cornicioni, copertura centrale dell’ampio pozzo di luce sull’atrio con un sistema di ferri e vetri. Si costruiva il terrazzo all’interno del salone consiliare, con balaustra. Il tutto per un terzo appalto, che tra un’ulteriore polemica e l’altra giunge finalmente a collaudo completo e definitivo nel 1908.

giugno

L’on. Pais Serra presenta la relazione della sua inchiesta sulle condizioni della Sardegna. Durante l’anno prende consistenza anche in Sardegna il fenomeno migratorio: nel 1896 emigrano 2510 sardi.

30 giugno

Nasce la “Società Cooperativa Caprera – Fra dipendenti della Regia marina – Frazione Moneta La Maddalena”; La Cooperativa fu fondata da 21 operai del Regio Arsenale. Rimase in attività 99 anni. Scopo sociale: creazione di un magazzino cooperativo “di generi alimentari di esclusiva necessità a maggior convenienza e profitto della classe operaia”. Capitale sociale iniziale, £. 525 suddivise in 21 azioni da £.25. in un regolamento statutario, datato La Maddalena 23 maggio 1915, Gavino Oggiano è sindaco revisore insieme a Emilio Sanguinetti e Silvio Nicolò Montenegro; il presidente era Gio Batta Pittaluga, il segretario Edilio Culiolo. (Gavino Oggiano risulta iscritto alla Loggia Massonica di La Maddalena Giuseppe Garibaldi, in data 28 giugno 1918 come apprendista; fu poi nominato prima compagno, quindi maestro nel corso dell’anno successivo. Nell’isola esistevano in quel periodo due Logge Massoniche, la predetta di rito orientale e l’altra di rito scozzese. Cfr. Gian Carlo Tusceri, Il Governatore. Storia di Mons. Salvatore Capula e della “sua” isola, Paolo Sorba Editore, La Maddalena, 2000, pp. 30-33.).

La “Cooperativa di Consumo Caprera” a La Maddalena è istituita al fine benefico di sovvenire la classe operaia del quartiere di Moneta, sorto alle spalle dell’Arsenale della Marina Militare a partire dalla sua costituzione nell’anno precedente. I locali della Cooperativa, messi a disposizione dalla Regia Marina, erano ricavati nelle testate affrontate di due lunghi edifici in linea ad un piano, destinati per le restanti parti ad uso abitativo per il personale impiegato nell’Arsenale. Si tratta di minimi fabbricati ad un solo livello localizzati nelle testate di due delle stecche abitative che costituiscono il quartiere di Moneta; uno dei fabbricati si sviluppa all’interno del lotto con andamento ottagonale. I locali della Cooperativa conservano ad oggi l’intonaco originale caratterizzato cromaticamente, pur con semplicità, da una bicromia che segna il partito architettonico delle aperture con archi e losanghe, nonché la targa con la scritta “COOP.va CAPRERA 30-6-1896″. La Cooperativa era una società costituita fra gli operai del cantiere militare, si occupava di gestire un emporio di vari generi che garantiva prezzi calmierati, gravati delle sole spese di trasporto; gli utili sociali venivano redistribuiti a fine bilancio all’interno della Cooperativa ed impiegati a fini sociali o per investimenti. Non si può dunque enucleare il ruolo sociale della Cooperativa dal quartiere di Moneta, di cui costituiva un’importante risorsa. A fine Ottocento l’area dell’Arsenale era fisicamente e socialmente distinta all’abitato de La Maddalena e la possibilità di usufruire della presenza di un emporio a prezzi calmierati costituiva uno sgravio sia in termini economici che di tempo per le famiglie operaie che vi erano insediate. Le aree abitative all’interno dell’Arsenale costituivano dei veri e propri quartieri operai, caratterizzati da una eterogeneità di provenienza geografica della popolazione, eterogeneità che se da un lato favoriva la coesione di vicinato, dall’altro contribuiva ad accrescere il distacco con la popolazione maddalenina tanto che, come nel caso del quartiere di Moneta, questi vicinati costituirono comunità autonome con abitudini, tradizioni ed anche forme di linguaggio diversi. È in questo contesto che la Cooperativa di Consumo Caprera ha rivestito un importante ruolo nella costituzione dell’identità dei nuovi residenti maddalenini.

10 luglio

Nasce Francesco Anfossi di Francesco di Marco Vincenzo e di Guidacciolu Maria. Di professione giornalista, fu successivamente piazzista commerciante. Nel 1915 quando era ancora studente, tentò di partire per la Francia per arruolarsi come volontario con i fratelli Garibaldi. In tale epoca, faceva parte del circolo giovanile socialista di cui era cassiere. Fu ufficiale dell’esercito, ed inviato a prestare servizio a Piacenza. Colà fu sospettato di aver svolto attiva propaganda sovversiva fra la truppa e i suoi colleghi, tentando di formare un’associazione fra ufficiali professanti idee sovversive, denominata “Gruppo Massimalista Militare”. Fu anche sospettato di distribuire un opuscolo sovversivo che si riteneva scritto dallo stesso Anfossi e che fu sequestrato dall’Autorità Militare. Fu da subito convinto antifascista. Il 12 giugno 1922 fu a capo di una dimostrazione violenta contro alcuni fascisti, nel corso della quale riportò contusioni alla testa. Dalla Francia, dove era emigrato clandestinamente nel 1924, poté trasferirsi a Buenos Aires, in seguito alla  concessione del passaporto da parte del R. Console di Le Havre, cittadina dove era stato precedentemente arrestato per supposto favoreggiamento di emigrazione clandestina. In Argentina, nel 1929, l’Anfossi venne identificato dalla polizia politica per uno dei più “scalmanati” antifascisti sardi. Egli militava nelle file comuniste; sotto il nome di “Francesco Della Maddalena” e con la fattiva collaborazione di Antonio Brunetti, riuscì a dar vita ad un foltissimo gruppo antifascista sardo, denominato “Gruppo Sardo d’Azione – ‘Sardegna Avanti’” di cui divenne segretario generale. Prese parte attiva alla costituzione della Lega Sarda d’Azione anche Nicola Dettori, dalla quale però risulta essersi allontanato per dissidi avuti con il segretario Anfossi. La Lega pubblicava un periodico quindicinale Sardegna Avanti; a capo della redazione c’era Bruno Dettori.
Oltre al Dettori facevano parte della redazione Francesco Anfossi e Enrico Galli, il quale scriveva degli articoli anche per L’Italia del Popolo. Anfossi era in contatto epistolare con Emilio Lussu, da lui invitato a tenere una serie di conferenze in Argentina. Il 14 aprile 1929, in una riunione di aderenti e simpatizzanti alla predetta associazione, realizzatasi nel salone del sindacato “Luce e Forza” in Avellaneda, l’Anfossi tenne un violentissimo discorso contro il fascismo, incitando i compagni intervenuti a fare la più ampia propaganda fra i propri compaesani, per il maggior incremento del gruppo sardo, costituito allo scopo di combattere strenuamente il fascismo. Egli, assieme a Catte Salvatore, nella qualità di delegato della sezione di Avellaneda, prese parte al Secondo Congresso Nazionale dell’Alleanza antifascista, tenutosi a Buenos Aires i giorni 14, 15 e 16 ottobre 1929. L’Anfossi venne eletto nel Comitato Esecutivo Nazionale, sorto dal Congresso summenzionato. Fu tra i relatori, a nome della Lega Sarda d’Azione, nella manifestazione organizzata per la commemorazione del IV anniversario della morte di G. Amendola. Scrisse per il giornale Il Martello di New York un articolo dal titolo “Ai sardi residenti negli Stati Uniti”, usando il noto pseudonimo di Francesco Della Maddalena. Nell’articolo, in sostanza, si invitavano i sardi residenti negli USA ad aderire con entusiasmo alla Lega Sarda d’Azione della quale si forniva l’indirizzo ove
potersi mettere in contatto, invitando i sardi ad acquistare copia della rivista Sardegna Avanti! presso la redazione de Il Martello, sita a New York, 82 East 10th St.
Il 17 ottobre del 1930, il clima politico argentino cambiò totalmente e l’Anfossi venne espulso dall’Argentina. Partì alla volta dell’Italia sul piroscafo “Duilio” il giorno 17 dello stesso mese. La nave fece scalo al porto di Montevideo e su richiesta della Capitaneria di quel porto venne fatto sbarcare. Ciò fu possibile in quanto a seguito dell’applicazione della legge argentina di espulsione nei confronti degli stranieri indesiderabili, nella limitrofa Montevideo si costituì un Comitato composto da parlamentari e antifascisti, che riuscirono ad ottenere l’appoggio delle autorità locali per facilitare lo sbarco, dalle navi che facevano scalo intermedio nel porto di Montevideo, degli antifascisti espulsi dall’Argentina. Cosa che puntualmente accadde all’Anfossi e ad altri antifascisti che come lui erano state espulsi dal Plata.

12 agosto

Nasce Salvatore Vico. Incoraggiato al sacerdozio dallo zio Antonio Vico, parroco di La Maddalena, entra nel Seminario di Tempio nel 1906; compiuti gli studi a Sassari, sacerdote nel 1918, nel 1923 è parroco della cattedrale di Tempio e direttore di quel Seminario. Nel 1922 per trovare casa a quattro piccoli orfani da vita alla prima cellula di un orfanotrofio destinato a crescere nel tempo. Nel 1925 fonda la Pia Associazione delle Figlie di Gesù Crocifisso. Fra le prime quattro suore è Pietrina Brigaglia (suor Maddalena) che sarà a lungo la superiora generale e viene considerata la co-fondatrice dell’istituto, riconosciuto nel 1957 come congregazione di diritto pontificio. Dal 1968 riceve e educa giovani religiose provenienti dal Brasile e dallo Zaire, destinate a ritornare nel loro paese per svolgervi il servizio missionario.

31 agosto

All’interno di una delibera del Consiglio Comunale apprendiamo il nome del primo laureato maddalenino, si tratta di Giovanni Azara, figlio di Pietro Azara e di Maddalena (Nena) Millelire, a sua volta di Giò Agostino. Nella delibera in questione si parla di una transazione coi fratelli Azara. In sostanza i fratelli asserivano che la zona occupata dal pubblico macello fosse di loro proprietà e la cosa si trascinava ormai da molti anni, mai risolta. La deliberazione diceva: “Ricorda come da qualche anno gli eredi defunto avv. Giovanni Azara insistessero presso l’Amministrazione comunale allo scopo di essere indennizzati del terreno che asseriscono di loro esclusiva proprietà e questa amministrazione comunale che avrebbe incorporato nel recinto ove costrusse il Pubblico Macello”. Il sindaco era Domenico Culiolo, notaio, L’assessore Luigi Alibertini, il Segretario Michele Pietri.

settembre

Dopo le elezioni di luglio, a settembre è sindaco Domenico Culiolo, che ricoprirà l’incarico fino al 1898.

ottobre

Partono i lavori della batteria di Punta Rossa. Quest’Opera aveva due scopi: uno era quello di battere lo specchio d’acqua antistante lo sbarramento esterno di levante, per mezzo di una batteria installata alla quota di 21 m slm formata da 2 cannoni, in pozzi da 343 mm e dal peso di 68 tonnellate ciascuno, montati su affusti idropneumatici a scomparsa. Completavano l’armamento 6 cannoni da 37 mm. mod. H. L’opera constava, oltre ai locali di munizionamento ed accessori, anche di una caserma per 50 uomini.
L’altro scopo era quello di fiancheggiare lo sbarramento per mezzo di una batteria di tre cannoni, in pozzi, da 143 mm mod. B, montati su affusti idropneumatici a scomparsa; di una batteria di 6 cannoni da 57 mm. a tiro rapido, mod. H, e 3 cannoni da 37 mm. mod. H. Oltre a ciò, l’opera era protetta sul lato est verso il largo da un trinceramento armato di 4 mitragliere, per battere gli eventuali sbarchi.
L’opera comprendeva poi un’altra caserma per 80 uomini, una stazione fotoelettrica per illuminare la rada davanti la batteria sul fronte est ed i locali di munizionamento e accessori. I lavori termineranno nel marzo del 1892. Il Parco delle Armi Subacquee comprendeva baraccamenti per truppa, diversi dormitori, una cucina e una mensa, un corpo di guardia (in seguito trasformato ed adibito a Cabina Elettrica), alloggi Ufficiali e Sottufficiali, l’alloggio del custode, oltre a quattro locali ad uso bagni comuni e due cisterne semi interrate di acqua potabile, aventi ciascuna la capacità rispettivamente di 299 e 254 m3, i magazzini per il ricovero delle “Torpedini” e dei “Ginnoti” che, insieme alle reti, costituivano le ostruzioni navali del passo di Levante. Era stato costruito anche un banchinamento per l’approdo di piccole unità navali ed un piccolo scalo, a suo tempo usato per l’alaggio e varo delle reti e, successivamente, anche per le mine anti sommergibili.

11 ottobre

Nasce a La Spezia, Stefano Del Buono, da Giacomo e Alessandrina Galli, il cui padre, Capo Furiere della Regia Marina, trasferì verso i primi del novecento la propria famiglia nella base militare maddalenina. Nell’Elenco Ufficiale dei Caduti della Grande Guerra, Stefano Del Buono è riportato quale “Sergente del Corpo Volontari Italiani delle Argonne, nato a Spezia, Distretto militare di Sarzana, deceduto il 7 gennaio 1915 in Francia per ferite riportate in combattimento”, dato confermato nel curatissimo elenco dei garibaldini compilato dallo storico francese Hubert Heyriès in una sua recente pubblicazione che fa riferimento alla fonti archivistiche dell’Ufficio Storico dell’Esercito francese, con circa 2.960 nominativi ed in particolare i 2.200 che erano presenti a dicembre del 1914 al campo di raccolta e istruzione militare di Mailly, nella regione della Champagne-Ardenne. Nel lavoro di Heyriès il soldato Del Buono risulta caduto l’8 gennaio 1915, nel terzo dei tre combattimenti nei giorni 8 e 9 gennaio a Ravin de Meurissons ed inoltre è iscritto nel “Livre d’Or des Legionnaires morts pour la France au corse de la Grande Guerre”. Vedi anche: Due maddalenini in camicia rossa

14 ottobre

Ci si prepara a riempire, con una gettata, l’ansa di Sant’Erasmo, per un fronte di 53 metri e 40 cm.

16 dicembre

Nasce a La Maddalena Romeo Battaglia. Venne chiamato alle armi ed assegnato, come soldato, al 41° reggimento fanteria della brigata Modena. il 23 agosto del 1916, in Val Chiese, solo due giorni dopo avere compiuto 20 anni, venne travolto ed ucciso da una valanga.