Correva l’anno 1998
8 giugno
Sono stati comunicati i finalisti del Premio Solinas 1998. Per la migliore sceneggiatura sono: “Il cielo stellato dentro di me” di Chiara Camaschi, “I cento passi” di Claudio Fava e Monica Zappelli, “Giorni dispari” di Daniele Cesarano e Dominick Tambasco. Per il miglior racconto per il cinema i finalisti sono: “Un indiano metropolitano” di Chiara Laudani, “Il sentiero del gatto” di Vittorio Moroni, “Te vojo ben c’ era una volta in Italia”” di Renato Cecchetto e Ludovica Marineo e “Zeus” di Carlo Sarti. Della giuria del premio fanno parte, tra gli altri, Age, Furio Scarpelli, Luigi Magni, Suso Cecchi D’ Amico e Alessandro D’ Alatri. Il 13 giugno, nel corso della serata di premiazione, sarà anche assegnato il premio film made in Italy, riservato alle sceneggiature che raccontino al mondo l’ Italia e gli italiani. La serata, condotta da Serena Dandini, sarà trasmessa da Rai International in tutto il mondo.
14 giugno
Il Premio Solinas è stato a partire dalla metà degli anni 80 il primo centro propulsore – seguito a breve distanza dalla nascita del piccolo impero Sacher di Nanni Moretti – dell’ attuale rinascita del cinema italiano, e continua, dopo tredici edizioni, a essere un osservatorio privilegiato. Quest’ anno il riconoscimento per la migliore sceneggiatura – 30 milioni di lire – è andato a “Giorni dispari” di Daniele Cesarano e Dominick Tambasco, mentre due menzioni speciali hanno ricevuto gli altri due finalisti: “I cento passi” di Claudio Fava e Monica Zappelli e “Il cielo stellato dentro di me” di Chiara Cremaschi. Due storie di personaggi femminili, la prima e la terza, storie anzi di amicizie femminili. Mentre quella di Fava (il giornalista e politico siciliano) e Zappelli è la rievocazione di una figura reale e esemplare: quella di Peppino Impastato, comunista siciliano ucciso vent’ anni fa in un agguato mafioso. “Con taglio preciso, asciutto e soprattutto onesto”, si legge nella motivazione espressa dalla giuria composta tra gli altri da Age, Benvenuti, Suso Cecchi D’ Amico, Chiti, Mazzacurati, Margaret Mazzantini, Petraglia, Piersanti, Rulli e Zaccaro, “la storia di questa giovane vita spezzata può diventare, se trasformata in film, un ulteriore contributo, un nuovo tassello per comprendere che la mafia, quando non è “Piovra”, cioè spettacolo tv, è pur sempre un’ entità subdola, disumana, totalitaria e sanguinaria in contrasto con i valori autentici dell’ amicizia e della solidarietà”. Preceduta da una tavola rotonda affollata dai nomi più significativi della scrittura cinematografica ma anche da registi attori produttori – da Rulli e Petraglia a Nichetti, D’ Alatri, Calopresti – nei cui interventi è sembrato di respirare un’ aria nuova, severamente autocritica ma anche piena di fiducia, la premiazione conclusiva ha presentato l’ ultima delle numerose novità di cui il Premio si è arricchito. Questa edizione, sponsorizzata da Rai International che ha organizzato la serata presentata da Serena Dandini e trasmessa in mondovisione, ha infatti aggiunto ai già esistenti un nuovo “Premio Made in Italy”, destinato alla sceneggiatura, tra quelle finaliste, che una giuria internazionale (per l’ Italia Felice Laudadio, fondatore del Solinas e curatore della Mostra di Venezia) ha giudicato adatta a “raccontare al mondo” l’ Italia. Vincitrice “Il cielo stellato dentro di me”.
11 luglio
Viene inaugurata la Cappella della Madonna della Pace nel borgo Stagnali a Caprera, E’ l’unica Cappella dell’isola di Caprera, nella frazione di Stagnali, ove si giunge dopo alcuni chilometri, tra pinete vecchie di oltre un secolo e mare. Fu don Riva che nel lontano 1951, con l’aiuto di numerosi abitanti del luogo, adattò a Cappella un vecchio capannone militare. All’inizio vi si celebrava messa durante l’estate, a Natale e a Pasqua e, dal 1964, tutte le domeniche. Negli anni ’70 lo spopolamento comportò la diminuzione della regolarità delle funzioni religiose. La Cappella venne per alcuni anni abbandonata. Nel 1998, su sollecitazione di don Domenico Degortes e l’incoraggiamento del vescovo mons. Paolo Atzei giunto in visita pastorale, un gruppo di volenterosi fedeli della frazione e non, ha proceduto ad una completa ristrutturazione dell’edificio, affinché anche l’isola di Caprera potesse avere nuovamente il proprio dignitoso luogo di preghiera e di culto. L’altare è in conci di granito mentre l’affresco retrostante è opera del pittore isolano Giovanni Battista Piras: raffigura ‘Madonna della Pace che veglia sul piccolo borgo’ . Il piccolo presbitero è delimitato da due affreschi di Alfredo Novelli raffiguranti la Bibbia ed il Sacro Cuore.
4 settembre
Dopo oltre 20 anni l’Ilva ritorna a far visita alla Torres, la compagine maddalenina, coetanea di quella sassarese essendo stata fondata anch’essa nel 1903, gioca all’Acquedotto in una gara valevole per la Coppa Italia di Serie C di quella stagione. In realtà pur avendo entrambe le squadre più di cento anni di storia alle spalle, poche volte si sono ritrovate di fronte in competizioni ufficiali, anche perché i leoni isolani, esclusa la storica stagione giocata in C2 nel 1988/89 (conclusasi con la retrocessione per un punto a beneficio di Cuoiopelli e Pontedera) hanno militato per lo più nelle categorie dilettantistiche regionali.
21 settembre
Muore a Rimini Clara Calamai. Era nata a Prato il 7 settembre 1915. Popolarissima negli anni quaranta, appartiene al genere di attrici “dive” in voga in quel periodo. Carla abitò per diversi anni alla Maddalena e frequentò le scuole elementari al seguito del padre Militare di Marina. Nel film “La cena delle beffe” del 1941 passa alla storia perché in una scena mostra il primo seno nudo del cinema italiano. Sono tre i film di Luchino Visconti in cui la Calamai è presente: “Ossessione”, (Visconti trasforma l’attrice in “antidiva”), “Le notti bianche” e “Le streghe”. La carriera della Calamai declina dopo la guerra. Da ricordarla inoltre, nel film “Profondo rosso” di Dario Argento nella parte dell’assassina.
10 novembre
Medaglia a Capula; Una medaglia d’oro al “parroco storico” della città. Una medaglia che gli è consegnata da un sindaco che fu suo avversario. Altri tempi. Sì, i tempi sono davvero cambiati, come ha sottolineato lo stesso primo cittadino Mario Birardi, ex senatore del PCI. Birardi ha rilevato che le anacronistiche divisioni tra i gruppi sociali e tra le fazioni politiche, che avevano attraversato la comunità isolana, che vedevano le persone schierate su campi opposti, oggi sono soltanto un ricordo. Salvatore Capula ha ricevuto questo riconoscimento dal Comune della Maddalena. Gli è stato tributato nel corso di una cerimonia culminata con l’abbraccio tra due vecchi antagonisti. L’occasione è stata offerta dal novantaquattresimo compleanno dell’anziano presule. Che arrivò alla Maddalena da Castelsardo, a soli ventinove anni. L’ occasione ha offerto lo spunto per ripercorrere le tappe della sua carriera sacerdotale, il cui punto culminante è stato l’incontro con Benito Mussolini, duce del fascismo, nell’agosto del 1943. La biografia di don Capula è stata tracciata dal vicesindaco Carlo Randaccio. Sono stati tributati i dovuti onori, al “parroco emerito”, dall’ammiraglio Mario Maguolo, comandante di Marisardegna, dal commodoro della base statunitense di Santo Stefano, Don Hayes e dal comandante della Navy Support Activity, Renata Louis. Messaggi di congratulazioni e di auguri sono giunti anche dalla vicina Corsica. Li ha inviati Dominique Orsoni, il ricercatore dell’Università di Corte che insieme a monsignor Capula ha favorito il gemellaggio fra La Maddalena e il capoluogo corso, Ajaccio, celebrato nell’estate del 1992. “L’isola ha vissuto momenti di grande splendore- ha detto monsignor Capula – Era l’isola delle ninfe e dei semidei. Le onde del mare potranno diventare vecchie di secoli, ma non potranno portare l’isola da una condizione ad un’altra”. “Un uditorio come questo non è facile trovarlo. Potrebbe impressionare il più preparato cittadino di quest’isola. E’ la seconda volta che qui me lo trovo davanti in un’assemblea che ha titoli d’avanzo nel passato e nel presente per la sua vivacità, per la sua franchezza e le sue intuizioni. Vi saluto con cordialità, con rispetto e con affetto. Stavo per non accettare quest’incontro. Ma, l’invito del capo della comunità di quest’arcipelago, il senatore Mario Birardi, con la sua amabilità, ha convinto la mia resistenza. Mi diceva che all’unanimità i consiglieri avevano accettato la proposta di consegnare la medaglia d’oro a monsignor Salvatore Capula nella ricorrenza del compimento del novantaquattresimo anno di età. Grazie della medaglia, di una medaglia d’oro. Per poterla meritare bisogna compiere azioni che segnano la vita di un individuo o di una comunità. Queste benemerenze, in momenti eccezionali, ho creduto sempre di non avere. E se queste benemerenze mi pareva di non dovere conoscere in me, saranno forse quelle dei novantaquattro anni. Saranno l’augurio per arrivare ai cento anni di età. Certo, un medaglia d’oro è un riconoscimento che mette in vista non solo la persona, ma le sue opere, i suoi sacrifici, gli atti egregi compiuti lungo il corso del tempo che segna la propria vita. Io sono nato in un paese di Sardegna che viveva di campagne e di ovili, il 10 novembre 1904. A diciotto anni, giovane seminarista, potei per la prima volta vedere questo mare e mettere piede su quest’isola. Avevo ventinove anni non compiuti, venni alla Maddalena nel 1933, non feci calcolo su quello che mi stava accadendo. Non mi mossi più. Vivevo con disinteresse e con grande generosità fino ad oggi. Mi dedicai senza risparmio a lavorare tra i pescatori e i marittimi, tra gli scalpellini polverosi e scontenti, tra gli operai del cantiere e tra i marinai della Marina Militare e i militi degli altri corpi, in un primo tempo e negli anni successivi. Grazie senatore, grazie ai componenti della giunta, agli assessori e a tutta la comunità delle isole di questo arcipelago. Io non ho mai ricevuto nessuna decorazione da nessuna istituzione e da nessuna comunità con una medaglia d’oro, che fosse il segno di pregi e di servizi resi in momenti difficili, e di azioni insigni. L’arcipelago, il nostro arcipelago, da oltre cento anni ospita la Marina Italiana. La Marina Militare che da un secolo vive su queste isole, era la bandiera con i bianchi solini, era l’ornamento e la fantasia della gioventù. Oggi sta scomparendo, tuttavia non è rassegnata ad abbandonare l’isola, ma vuole rimanere più di quanto i nativi possano desiderare. La piccola lucerna rimane accesa, sono scomparse quelle delle altre armi, ma quella della Marina ancora brilla. Ci sono gli americani, arrivarono ventisei anni fa. Essi sono in tutto il mondo, in tutti i continenti, distribuendo pane, lavoro e pace. Sono in tutti i continenti nelle terre e nei mari. E’ il popolo che è in tutti i continenti, in terra, in mare e negli spazi, persino nei pianeti. Portano pane, ordine, libertà e lavoro. Sono qui in amicizia per sciogliere problemi e pericoli nascosti. Con loro ci siamo noi, in questo arcipelago tutti noi isolani, con venti o ventuno responsabili delle nostre vicende, presenti e future, siamo come venti e ventuno gocce d’acqua, cifre insignificanti. Venti o ventuno gocce d’acqua… diventate mare. Guardate avanti. Fate storia. Siete un’isola, diventate un continente. L’ Inghilterra, un’altra isola, non i pirati, ma gli uomini come Nelson la fecero diventare grande. Le tre caravelle di Colombo scoprirono l’America. Oggi voi siete come le tre caravelle, scoprirete un’altra America. Diventerete grandi con le piccole isole e batterete moneta. E i vostri figli orneranno il vostro petto di medaglie d’oro e vi benediranno.” (Discorso pronunciato da Don Capula in occasione della consegna della medaglia d’oro da parte del Comune della Maddalena, il 10 novembre 1998 T. Abate)