Correva l’anno 2010
Mario Torturu, maddalenino di 62 anni, è morto nella tarda mattinata a Luogosanto, in località Lu Mocu. Partecipava ad una battuta di caccia al cinghiale, quando è stato raggiunto da una fucilata che lo ha colpito al collo. Mario, pare sia morto quasi sul colpo. Dolore e sconcerto a La Maddalena dove l’uomo era molto conosciuto. Ex dipendente dello Stato, era volontario della Croce Verrde.
25 gennaio
Muore Nuccio Maddaluno. La sua passione per il calcio, lo ha portato a rivestire numerosi incarichi nella dirigenza dell’Ilva. La sua particolare attenzione per i giovani lo ha sempre coinvolto nell’organizzazione del settore giovanile. quando non è stato possibile, Nuccio, insieme ad altri collaboratori fondò la S.S. Arcipelago con lo scopo di curare e formare le giovani leve che potessero crescrere e debuttare nei campionati maggiori.
29 gennaio
Il flop Maddalena finisce in Parlamento; Il caso Maddalena finisce in Parlamento e alla Corte dei conti. Dopo l’ inchiesta di Repubblica sul flop del G8 fantasma – poi trasferito all’Aquila – , sugli sprechi, sullo stato di abbandono delle strutture che avrebbero dovuto ospitare i grandi del terra e che, a otto mesi dalla fine dei lavori, non hanno prodotto nemmeno un posto di lavoro né rilanciato l’ economia dell’ isola, Pd, Pdl e Idv annunciano una serie di interrogazioni urgenti. Si chiede al governo di fare chiarezza sullo stato dei lavori del vertice mai tenuto alla Maddalena. L’Italia dei valori presenterà anche una denuncia alla Corte dei conti per le spese sostenute. Trecentoventisette milioni (dati della Protezione civile) utilizzati dal governo – attraverso la struttura di missione del G8 – per realizzare due grandi alberghi e un’ enorme area convegni con funzione di polo nautico. Gli interventi hanno riguardato l’ex Arsenale e l’ex ospedale militare. Ma le strutture oggi versano in condizioni di incuria, degrado e abbandono (soffitti crollati, tetti scoperchiati, porte danneggiate, infiltrazioni d’ acqua). Poco o nulla si sa della loro futura destinazione, in particolare per l’ hotel a cinque stelle plus costruito al posto del vecchio ospedale e ancora proprietà della marina militare.
2 febbraio
Arriva Bertolaso e nei cantieri si rivedono gli operai; Lavori in corsa. Operai impegnati a sistemare i soffitti crollati, a rimuovere i calcinacci, a ripristinare gli intonaci scrostati dall’umidità e dalle piogge, a riordinare dietro nuovi pannelli i cavi e i tubi che, fino a cinque giorni fa, erano a vista (per esempio nella hall dell’hotel “2”, quello che avrebbe dovuto ospitare Barack Obama).E ancora: gru al lavoro per ristrutturare i tetti. Nei punti dove si erano aperte delle falde e in quelli dove le raffiche di maestrale avevano scoperchiato le tegole. Come è successo a uno dei portelloni laterali della “Casa sull’acqua”, la sala conferenze in vetro progettata dall’architetto Stefano Boeri. Dopo la denuncia di Repubblica sul flop del G8 alla Maddalena (costo 327 milioni, posti di lavoro zero) e sullo stato di abbandono e degrado in cui versano le strutture costruite per il vertice poi trasferito all’Aquila, la Protezione civile – incaricata dal governo per l’ allestimento del G8 attraverso una apposita struttura di missione – è corsa ai ripari. Tecnici e operai sono intervenuti in questi giorni – tra venerdì scorso e ieri pomeriggio – nell’ex Arsenale, l’ area (155mila metri quadri) dove doveva svolgersi il G8 e dove avrebbe dovuto alloggiare la delegazione americana. Le strutture dell’ex Arsenale sono state risistemate e oggi saranno mostrate ai giornalisti, con una visita guidata, dal capo della Protezione civile (e ministro in pectore) Guido Bertolaso, dal presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci e dall’architetto progettista Stefano Boeri.
12 febbraio
E la Maddalena prepara la rivolta “Occupiamo le strutture del G8”; Hai voglia adesso a convincerli che avranno un “futuro bellissimo e avvincente”. A dirgli che mica scherzava, Guido Bertolaso, quando dieci giorni fa, pescò gli aggettivi più ad effetto per ridare speranza ai maddalenini scippati del loro G8. E rimasti qui, incagliati nella loro “oasi sventrata”, come scrive il gip fiorentino, senza un posto di lavoro in più, a misurare le raffiche di maestrale che da nove mesi sbattono sulle “meravigliose” scatole vuote costate 300 milioni. Dovrebbero essere il vanto dell’isola, l’ ex ospedale militare e l’ ex Arsenale. Invece sono diventati il simbolo del “sistema di corruzione gelatinosa” su cui indaga la procura di Firenze. Tira una pessima aria alla Maddalena. In tutti i sensi. Vento gelido e tensione che sale, se possibile, anche oltre l’asticella del 23 aprile 2009, quando Berlusconi annunciò il trasloco del G8 all’ Aquila. “C’è molta rabbia per quello che sta venendo fuori dalle indagini, rabbia morale e rabbia per quello che doveva essere e non è stato, e chissà a questo punto se mai sarà”, tuona Pierfranco Zanchetta, assessore provinciale all’ ambiente in corsa per la poltrona di sindaco. “Che tra questi signori ci fosse un po’ di nervosismo lo avevamo intuito anche il giorno dell’ ultima visita di Bertolaso (organizzata dal capo della Protezione civile dopo l’ inchiesta di Repubblica sul flop della Maddalena, ndr). Ora dieci giorni dopo quel inutile colpo di teatro, abbiamo capito che sotto c’ era ben di peggio”. Così, nell’isola, ci si prepara a iniziative “eclatanti”. Per sensibilizzare il governo, la Regione, insomma “chi ci ha rifilato questo bel pacco”. L’ idea – spiega Zanchetta – è quella di occupare l’ area dell’ex Arsenale. Un luogo sottratto ai sardi dal proconsole romano Bertolaso. E che ora ci devono restituire”. Fa niente se la Regione, che è proprietaria dell’area, l’ ha già data in mano per 40 anni alla Mita Resort di Emma Marcegaglia (i sette deputati sardi del Pd chiedono con un’ interpellanza urgente che sia fatta chiarezza sulle modalità dell’appalto). Le fosche notizie rimbalzate negli ultimi due giorni dal continente hanno fatto imbufalire molti cittadini. Uno scorno che già c’ era ma che ora è sempre più difficile da sopportare. “Ci hanno preso per i fondelli” taglia corto Mario che d’ estate fa l’ ormeggiatore e d’inverno campa di lavoretti. Ha appena sentito alla radio gli ultimi sviluppi del caso Bertolaso. Le intercettazioni sui festini e le escort in cambio di appalti. “Questa storia sta diventando un bordello”, ironizza. Ci sono le troupe televisive che fanno la spola tra l’ ex Arsenale e il porto. C’ è il sindaco Pd Angelo Comiti che vorrebbe rassicurare il popolo ma il primo a vedere grigio è lui. “Sono molto preoccupato”, ripete. Indossava la fascia tricolore, il 2 febbraio, quando accompagnò Bertolaso, il governatore sardo Ugo Cappellacci e Mauro della Giovampaola (uno degli arrestati) nel tour promozionale dentro le strutture del vertice fantasma. “La mia paura è che questa vicenda interrompa di nuovo il percorso di riconversione economica della Maddalena. Ciò detto, se qualcuno ha rubato dei soldi è giusto che vada in galera”. Parli coi maddalenini e capisci che, per loro, ci sono scosse e scosse. Ce n’ è stata una di terremoto (in Abruzzo) che, di fatto, ha frenato il rilancio dell’isola penalizzata da mezzo secolo di monocultura militare. Ora ce n’ è una giudiziaria che – spiega l’assessore al turismo Gianvincenzo Belli- “rischia di bloccare tutto”. Le conseguenze già si vedono. Il 16 febbraio era in programma la conferenza dei servizi con Comune Regione e struttura di missione G8 per fare il punto sul futuro delle strutture. Annullata. Anche perché il responsabile della struttura, Della Giovampaola, è in carcere. In giro si è diffusa la voce che le discusse opere del G8 potrebbero essere sigillate. Voce smentita, per ora, da Firenze; ma non importa. “Il nostro futuro è tutto avvolto in una nube” sospira Mauro Bittu, presidente del consorzio ristoratori della Maddalena. Sull’isola aleggia un nuovo incubo: quello di veder sfumare anche la Louis Vuitton Cup, prevista tra 100 giorni e anche quella affidata alla cabina di regia della Protezione civile.
17 febbraio
Nell’area delle isole Barrettini alle ore 12.00 circa, personale del Parco addetto al monitoraggio avvistò un esemplare di circa 7 metri di squalo elefante (Cetorhinus maximus). “Lo squalo elefante – scrive in comunicato stampa l’Ente Parco – unica specie della famiglia Cetorhinidae, è il secondo pesce esistente più grande, dopo lo squalo balena. Nonostante la sua enorme mole, la sua lunghezza può talora raggiungere anche i 10 metri, mentre il peso può arrivare sino alle 10 tonnellate, si tratta di un animale inoffensivo. Sebbene le zone nelle quali lo squalo elefante si trova più spesso siano soprattutto quelle settentrionali dell’Oceano Atlantico, la sua presenza nel Mar Mediterraneo è considerata regolare specialmente durante la primavera. Al pari di altri animali marini, come balenottere e cetacei, l’area dell’Arcipelago e delle Bocche di Bonifacio è particolarmente ricca di nutrimento per queste specie nel periodo tra febbraio e aprile. Proprio durante la primavera si registrano, soprattutto negli ultimi anni, numerosi avvistamenti in Sardegna. Sembra infatti che questo squalo mostri la tendenza di ritornare ogni anno nelle stesse coste per alimentarsi di plancton. La pesca mirata – che è durata oltre 200 anni – e il commercio internazionale per l’utilizzo delle pinne, hanno completamente fatto collassare la popolazione di questo squalo a livello mondiale”.
22 febbraio
La Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di La Maddalena ha tempestivamente evitato l’urto della nave da carico Rhodanus contro la costa rocciosa dell’isola di Razzoli. La nave da carico Rhodanus, numero IMO 9173173, battente bandiera olandese, 2.056 tonnellate di stazza lorda, 89 m di lunghezza e 12 di larghezza, navigava con a bordo svariate tonnellate di frumento, era partita da Arles (Francia) e navigava lungo le Bocche di Bonifacio alla velocità di circa 10 nodi con mare forza 8, onde alte fino a 4 metri e 42 nodi di vento. Gli operatori del sistema di controllo nazionale del traffico marittimo VTS Bonifacio Traffic di Guardiavecchia, mediante il loro radar di controllo, si sono accorti immediatamente che la nave stava uscendo dai confini del corridoio di transito, lungo il quale le navi di stazza lorda uguale o superiore alle 300 tonnellate devono transitare, secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Per più di 15 minuti hanno tentato di contattare via radio la nave senza ricevere alcuna risposta fino a quando a bordo della nave, sotto indicazione degli operatori del VTS, hanno tentato un’azione in extremis a soli 500 m dall’isola di Razzoli, invertendo la rotta di oltre 180 gradi per poter superare i bassi fondali esistenti nella zona ed evitare lo schianto inevitabile contro la costa rocciosa in direzione del faro dell’isola di Razzoli. La nave è poi rientrata nel canale di transito e ha proseguito la sua rotta verso Torre Annunziata, in Campania.
26 febbraio
Sull’ex Arsenale il Governo smentisce la Regione; E sull’ex Arsenale alla Marcegaglia il governo smentì la Regione. In Parlamento ieri mattina era in programma un’ interpellanza urgente presentata dai deputati sardi del Pd. Tema: lo stato dei lavori, i costi e le modalità di aggiudicazione delle opere del G8 alla Maddalena. In particolare dell’ex Arsenale, di proprietà della Regione, finito in mano per 40 anni alla Mita Resort (gruppo Marcegaglia). In rappresentanza del governo risponde Giuseppe Pizza, sottosegretario per l’ istruzione. Che nel suo intervento sottolinea: “Non è stata necessaria l’ intesa della Regione per i bandi di gara, la cui autorizzazione per il commissario delegato (Guido Bertolaso, ndr) ad espletare le procedure selettive è consentita dall’apposita ordinanza del presidente del consiglio”. La ristrutturazione dell’ ex Arsenale per il G8 poi trasferito all’ Aquila è costata 209 milioni: soldi della Regione. E ad affermare che da Cagliari un’ intesa formale c’ era stata fu proprio il governatore sardo del Pdl Ugo Cappellacci ( volle smentire il suo predecessore Renato Soru). Ora a sbugiardare Cappellacci è il governo. Pizza ha anche confermato che per gestire l’ ex Arsenale Mita Resort verserà 31 milioni una tantum (in 3 rate) allo Stato e la decisamente modica cifra di 60 mila euro all’anno (per 40 anni) alla Regione. Dice il deputato Giulio Calvisi: “É grave l’ atteggiamento del governo. Evasivo sui fatti di cui tutta l’ Italia sta parlando e, purtroppo, confermativo su quello che temevamo. Ha smentito la Regione sulla gara d’appalto per l’ ex Arsenale e confermato che è stato dato a prezzi stracciati. Alla faccia dei contribuenti sardi che l’ hanno pagato”. Un’ altra interpellanza urgente del Pd- rivolta al ministro della giustizia – riguardava gli appalti per la costruzione di nuove carceri sarde. “Dopo la risposta del governo abbiamo la certezza che alcune imprese della “cricca della Ferratella” si sono aggiudicate anche queste opere”, dicono la capogruppo in commissione giustizia Donatella Ferrantie il collega Guido Melis.
7 marzo
Beffa Maddalena, acqua inquinata nonostante le bonifiche milionarie; Per il governo erano rimasti gli ultimi fiori all’occhiello nella bufera delle inchieste sul G8. Ma le bonifiche nell’arcipelago sardo, date per completate persino in Parlamento, dovranno venire integrate. Lo si capisce dall’anticipazione fatta dall’Istituto superiore per la protezione ambientale: in sei ettari d’ acqua di fronte all’ex Arsenale i valori d’ inquinamento superano i livelli certificati a inizio operazioni, quasi due anni fa. Idrocarburi, arsenico, amianto, cadmio, piombo, rame, mercurio non sono scomparsi. Il risanamento, costato fin qui 31 milioni allo Stato e alla Regione Sardegna, non è bastato a spazzarli via. Delle due l’ una: o il lascito di veleni accumulato in un secolo nei cantieri militari si è rivelato più pesante o i dragaggi sono stati inadeguati. Un altro ostacolo per la Vuitton Cup, che qui avrebbe dovuto avere uno dei suoi punti più spettacolari. Le analisi nelle acque sono state fatte dall’Ispra, assieme all’ Arpa dell’ isola, a novembre. Poi ripetute nelle scorse settimane. In queste ore gli specialisti hanno fornito elementi tecnici sconfortanti. Carotaggi e altri esami in uno specchio d’ acqua vasto appunto 60mila metri quadrati hanno permesso di concludere che, visti i valori d’ inquinamento riscontrati, le bonifiche dovranno proseguire.
22 marzo
Maddalena, la beffa della maxi Ici per le strutture G8 pagherà la Regione; Si nasconde una nuova beffa dietro il G8 mancato nell’arcipelago: dovrà essere la Regione Sardegna a pagare i 400mila euro all’ anno di Ici per l’ ex arsenale militare trasformato in centro conferenze ed hotel extralusso, non la Mita Resort che se ne è aggiudicata la gestione da qui al 2050 per 60mila euro annui. Motivo: il complesso residenziale che da queste parti avrebbe dovuto rappresentare il volano di un moderno turismo è passato dallo Stato all’ amministrazione sarda. E, dato che nel bando di gara predisposto dalla Protezione civile guidata da Bertolaso non si prevedono accordi differenti, l’ imposta come avviene sempre per qualsiasi immobile dovrà essere versata al Comune della Maddalena dai proprietari, ossia dalla Regione. Riepilogando. Con denaro pubblico di Stato e Regione sono stati spesi circa 100 dei 320 milioni stanziati nell’ arcipelago in vista del summit tra i Grandi per ristrutturare l’ arsenale. Il gruppo Marcegaglia per 115mila metri quadrati (27mila solo tra centro conferenze e albergo) dà un affitto di 5mila euro al mese. E nel frattempo l’ amministrazione regionale deve versare anche l’ Ici. Tutto con un saldo negativo netto di 340mila euro ogni anno.
4 aprile
Muore a Roma il “maddalenino” Santi Licheri. Sposato con la signora Cudoni (maddalenina – palaese) da sempre presente nella nostra isola dove nutriva parecchie amicizie e affetti. E’ stato un magistrato e personaggio televisivo italiano. Presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione, è stato la figura simbolo dello storico programma televisivo Forum, al quale ha collaborato dal suo inizio nel 1985 fino al giugno 2009. Nasce a Ghilarza, in provincia di Oristano il 13 aprile 1918. Suo padre era un magistrato locale con dieci figli. Trascorre gran parte della sua giovinezza a Sassari dove forma la sua cultura grazie alla biblioteca di uno zio di cui egli stesso si prende cura. Si diploma con il massimo dei voti e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Sassari, dove si laurea nel 1940, summa cum laude, con una tesi di diritto romano. Dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale e dopo un periodo di clandestinità con il falso nome di Franco Rossi per evitare di essere catturato dai nazifascisti, inizia la carriera nella magistratura, prima come Pretore, poi procuratore della Repubblica e quindi presidente di Corte d’appello, prendendo parte, fra l’altro, al primo Consiglio superiore della magistratura. Esce dalla magistratura con il titolo di presidente aggiunto onorario della Corte di cassazione. Svolge quindi la professione di avvocato finché, ormai in pensione, nel 1985 il figlio Giovanni (all’epoca scenografo per Fininvest) lo convince a far parte di un nuovo programma televisivo, Forum, in cui si trova a dirimere controversie legali di vario genere tramite la formula dell’arbitrato, prevista dal codice di procedura civile: le sentenze emesse in trasmissione hanno quindi valore vincolante per le parti. All’interno della trasmissione si è occupato anche di rispondere ai quesiti legali proposti dai telespettatori e ne è stato la figura simbolo per 25 anni, ha partecipato a tutte le edizioni, anche quelle speciali come forum di sera, forum vent’anni… finché, nel giugno 2009, ha deciso di abbandonare il cast del programma, a 91 anni. Negli ultimi anni è stato affiancato dagli avvocati Maretta Scoca, Beatrice Dala, Stefano Marzano, Francesco Riccio e dal giudice Raffaello Ciardi; dal 1998 per dieci anni è stato invece affiancato da Tina Lagostena Bassi, per 2 anni anche dall’avvocato Luigi Di Majo e per 8 anni dal giudice Ferdinando Imposimato. Si è spento, alla soglia dei 92 anni, il giorno di Pasqua del 2010 a Roma con la commozione di tutto il pubblico che per 25 anni lo ha seguito a Forum. Il 6 aprile 2010 gli viene dedicata una puntata de Sessione pomeridiana Il Tribunale di Forum, dove viene rifatta vedere una sua causa.
5 maggio
Si è svolta nel rinnovato Salone del Consiglio Comunale di La Maddalena , la Giornata Commemorativa del 150° Anniversario della Spedizione dei Mille, nella ricorrenza della sua partenza da Quarto avvenuta il 5 maggio 1860, ciò nell’ambito delle Celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia che avranno il suo apice nel 2011. La rievocazione promossa dall’Amministrazione Comunale, ha visto gli interventi del Sindaco di La Maddalena Angelo Comiti , del prof. Aldo Accardo Coordinatore del Comitato Sardo per le Celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia , del senatore Mario Birardi Presidente dell’Istituto Internazionale di Studi “G. Garibaldi” – Sez. Sardegna/La Maddalena, coordinati dal Presidente del Consiglio Comunale Antonello Tedde. Presenti alla cerimonia, varie autorità civili, militari e religiose, fra cui, per i Sindaci galluresi Antonio Scano Sindaco di Calangianus, Ing. Mauro Gargiulo nuovo Direttore del Parco nazionale dell’arcipelago La Maddalena, per gli Istituti Superiori dell’isola, Prof. Giovanni Marzano Preside Ist. Nautico, nonché autorità militari in rappresentanza del Presidio Marina Militare e dei suoi vari Comandi, del Genio Militare, della Capitaneria di Porto, del Reparto Territoriale Carabinieri. Diversi sono stati i temi toccati, in particolare quelli riguardanti l’Unità del paese, messa in discussione dalle recenti vicende politiche nazionali, quindi un auspicato impegno da parte del Governo Centrale sui temi del Risorgimento, con una sua presenza in particolare a Caprera e La Maddalena, che è stata purtroppo evanescente nelle celebrazioni appena trascorse del Bicentenario della Nascita di Garibaldi nel 2007/2008. Ricordati quindi i garibaldini sardi che partendo da Quarto, parteciparono alla Spedizione dei Mille, in particolare il maddalenino Angelo Tarantini, medaglia d’argento al valore nel combattimento di Calatafimi, i cagliaritani Efisio Gramignano, macchinista sul piroscafo “Lombardo”, Vincenzo Brusco Onnis, impegnato giornalista e fervente mazziniano, nonché il tempiese Francesco Grandi, figlio di un esule politico milanese riparato in Sardegna per sfuggire alla polizia austriaca. Negli interventi evidenziato il rapporto fra i cattolici ed il risorgimento, ricordate le recenti parole del cardinale Bagnasco, attuale Presidente della C.E.I. , con l’invito ai cattolici che devono fare tesoro degli ideali del risorgimento , un cenno quindi al Regno Borbonico, una monarchia oppressiva in particolare verso i siciliani, incapace di amministrare, basata su un sistema poliziesco con torture e violenze, avversate inoltre le nuove tesi revisioniste, proposte da una cultura leghista ed integralista, che tendono a mettere in dubbio tutto il processo unitario risorgimentale, che disegnano Garibaldi quale semplice pedina delle potenze straniere ed agente della massoneria. Ricostruito inoltre il periodo preunitario ed in particolare sottolineato l’entusiasmo di quei giovani patrioti che vedevano nel risorgimento non soltanto lo strumento dell’unità italiana ma soprattutto i valori di eguaglianza e giustizia sociale, di una grande partecipazione popolare inserita nel più ampio contesto di una mutata condizione economica. Nell’Atrio del Palazzo Comunale, sempre nella mattinata del 5 maggio, su richiesta della Sezione Sarda dell’Ist.Internazionali Studi “G. Garibaldi”, le Poste Italiane in collaborazione con il Circolo Filatelico Numismatico di La Maddalena , hanno attivato un Servizio Postale Temporaneo con un Annullo Speciale Filatelico, Dedicato alla partecipazione dei Sardi alla Spedizione dei Mille con l’Emissione dei Quattro Francobolli nazionali Celebrativi della Spedizione. Esposto infine nella loggiato della sala consiliare, un grande drappo di velluto del Comune, commemorativo del Centenario della morte di Garibaldi del 1982, rinvenuto fortuitamente durante i recenti lavori di restauro del Palazzo Civico. Il prossimo appuntamento garibaldino riguarderà l’apertura della Mostra dal tema “Garibaldi romantico”, che vedrà la centralità sulle vicende della Spedizione dei Mille e la ricostruzione di un rapporto passato fra Caprera e La Maddalena, mostra sistemata all’interno del nuovo Arsenale di Moneta, che avrà l’apertura in corrispondenza dello svolgimento a La Maddalena della Louis Vuitton Cup, dal 22 maggio al 6 giugno.
16 maggio
Il cuore di Giovanni Ferrandico, 63 anni, non ha retto. L’uomo è morto in serata all’ospedale di Sassari, troppo gravi le lesioni riportate in un incidente avvenuto la mattina nel centro della Maddalena: con la sua Opel Ferrandico ha centrato in pieno un Ford Transit 135. L’auto si è incastrata sotto il camioncino. Dopo le prime cure alla Maddalena, Ferrandico è stato trasferito in elicottero a Sassari dove è morto qualche ora dopo il ricovero. Era andato in pensione da qualche anno dopo avere fatto il muratore.
22 maggio
Azzurra sfida Oracle: magie da America’ s Cup; Louis Vuitton Trophy e cioè quello che, velisticamente parlando, è l’ evento dell’anno. Dieci trai team più importanti del mondo si sfideranno per i prossimi sedici giorni nelle acque miracolosamente sempre calme- nonostante il vento- di questo frammento di Sardegna. Dei dieci team, tre sono italiani: Mascalzone Latino e Azzurra, che si affrontano subito oggi nel “derby”, più Luna Rossa. Azzurra oltre ad essere tra i favoriti (insiemea Oraclee New Zealand)è uno dei più attesi sia dal punto di vista emotivo (in Italia è sinonimo di vela, di Coppa America e di match race), sia dal punto di vista simbolico, essendo interamente composto da velisti italiani (skipper Francesco Bruni, tattico Tommaso Chieffi). I numeri (170 atleti, 380 uomini di personale tecnico, 200 giornalisti accreditati da tutto il mondo, 4,5 milioni di budget per l’ organizzazione) danno un’ idea delle dimensioni dell’evento, il cui senso è molto chiaro: “È una prova tecnica della prossima Coppa America”, dice Bruno Troublé portavoce della Louis Vuitton, trovando perfettamente d’ accordo l’ armatore di Mascalzone Latino Vincenzo Onorato che della prossima Coppa America è tra gli organizzatori. Già, perché se è vero che al momento le due manifestazioni sono distinte e separate è anche vero che sembrano destinate ad un prossimo, inevitabile incrocio. In attesa di ufficializzare gli accordi definitivi tra la Louis Vuitton e l’ America’ s Cup (quasi certo il ripristino della Vuitton Cup, dal 1983 al 2007 il trofeo che premiava i vincitori delle regate di selezione per il challenger di Coppa America) la Maddalena si gode il suo evento e le promesse che l’ accompagnano: “Questo posto” dice Troublé, “è magnifico, mai visto niente di simile. Torneremo qui ogni anno. E stiamo pensando a qualcosa di ancora più grande da organizzare alla vigilia della Coppa America”.
23 maggio
E intorno alle regate della Maddalena rispunta lo staff della Protezione civile.
30 maggio
Il nuovo Consiglio Comunale di La Maddalena, con sindaco eletto Angelo Comiti, per il quinquennio 2010-2015: Maggioranza, 13 consiglieri più il sindaco (Lista Angelo Comiti sindaco) Angelo Comiti, Michele Secci, Maria Pia Zonca, Gian Luca Cataldi, Sergio Di Fraia, Mauro Bittu, Fabio Canu, Chicco Tirotto, Gianvincenzo Belli, Patrizia Carrera, Nicola Gallinaro, Luca Nieddu, Andrea Bargone, Massimiliano Marras. Minoranze, 7 consiglieri, (Lista Montella) Luca Montella, Gaetano Pedroni, Massimiliano Guccini; (Orgoglio Isolano) Michele Demontis, Claudio Tollis, Andrea Columbanu; (Democratici per La Maddalena) Pierfranco Zanchetta.
2 giugno
L’attrice torinese Patrizia Camatel ed il regista drammaturgo Luciano Nattino, per la Compagnia astigiana “Casa degli Alfieri”, hanno regalato al pubblico maddalenino e garibaldino la serata di chiusura delle Celebrazioni a Caprera di questo “2 Giugno”, Festa della Repubblica e Anniversario della morte di Garibaldi e del 150° della Spedizione dei Mille. All’interno del cortile della Casa Bianca di Caprera, sotto il pino di Clelia , un pubblico attento e partecipe ha assistito al monologo teatrale della Compagnia astigiana, dal titolo “Francesca e L’eroe”. La piece teatrale proposta si incentra sul dialogo immaginario, ambientato nell’anno 1880, fra Francesca Armosino, nata nel 1846 ai Saracchi, frazione di San Martino Alfieri nell’astigiano, ed una signora inviata dal Parroco di La Maddalena, con il compito di indagare sulle vere intenzioni della famiglia Garibaldi, riguardo il piccolo cimitero di famiglia, che trasgrediva le pubbliche norme sanitarie ed ecclesiastiche sulle sepolture, creato a Caprera dall’Eroe in seguito alla morte della piccola Rosa, secondogenita del loro matrimonio, avvenuta nel 1871. Di tale episodio, realmente accaduto, sulla morte prematura della neonata Rosa, nata nel ’69 e deceduta ad appena 18 mesi, il 1 gennaio del 1871, mentre Garibaldi si trovava in Francia al comando dei volontari di mezza Europa, accorsi per difendere il governo repubblicano dalle mire dell’Impero Prussiano di Bismark, abbiamo una accurata ricostruzione nelle memorie della figlia Clelia Garibaldi, intitolate“Mio Padre” . In effetti, appena avuto notizia della morte della piccola, l’Amministrazione Comunale aveva predisposto in onore della bambina, il trasporto della salma nell’isola madre, predisponendone un corteo, sin da Caprera, composto da bambine vestite di bianco. Ricevuto un iniziale diniego da parte dell’Armosino, il SINDACO, poche ore dopo, si presentava a Caprera alla casa di Garibaldi, per intimare il rispetto delle regole e la sepoltura del corpo nel Civico Cimitero. Sindaco di La Maddalena allora era Pasquale Volpe, che da una consultazione dei Registri dello Stato Civile dell’Anagrafe Comunale, in realtà faceva le funzioni di Sindaco in qualità di Assessore anziano, essendo succeduto nel dicembre del 1870 al Regio Delegato Straordinario Luigi Alibertini, a sua volta nominato da pochi mesi in sostituzione del Sindaco uscente Giulio Ferracciolo, Volpe ricoprirà tale funzione sino al gennaio del 1872 per essere quindi sostituito nel mese successivo dal nuovo Sindaco Salvatore Culiolo che durerà in carica sino al marzo del 1875. L’Armosino resasi conto della situazione, rimasta in casa con il padre, il fratello Piero e la figlia Clelia di appena tre anni, decide di barricarsi in casa chiudendo ermeticamente porte e finestre in modo che nessuno potesse entrare. All’intimazione del Sindaco Volpe con tanto di fascia tricolore, bene in mostra intorno alla vita e numeroso accompagnamento, «In nome della legge aprite o con la forza sfondo l’uscio!», la moglie di Garibaldi, che guardava da sotto le stecche di una persiana, tenendo fra le mani un fucile dell’eroe e facendolo passare fra una stecca e l’altra, replicava ad alta voce: «Garibaldi è in Francia, ma il suo fucile è qui; se non andate via immediatamente, io sparo!» . Il Sindaco e la delegazione sorpresi ed intimoriti da tanta determinazione si ritirarono in gran fretta. Al ritorno dalla Francia Garibaldi, tumulò, senza permesso ma in modo definitivo, la piccola Rosa, dando origine al piccolo cimitero tuttora meta delle visite e dei pellegrinaggi alla Casa-Museo di Caprera, dove verranno in seguito sepolti, Anita ( figlia di Garibaldi e della domestica nizzarda Battistina Ravello), Teresita ( figlia di Garibaldi ed Anita), Francesca Armosino ed i loro figli Manlio e Clelia, ultima ad essere sepolta nel 1959. L’iniziativa felicemente promossa dalla Direzione del Museo garibaldino di Caprera, con la nuova direttrice Laura Donati, si è svolta all’interno del Compendio, luogo simbolico, ove realmente si svolsero le loro vicende familiari a partire dal 1866 sino alla morte del generale. Una politica culturale di apertura quindi della Casa museo rivolta in particolare alle scuole primarie e secondarie, ed inserita nell’ambito delle Celebrazioni del 150° anniversario della Spedizione dei Mille (1860/2010), quale strumento per comunicare le imprese e gli amori del Generale in una maggiore consapevolezza della “storia patria”.
4 luglio
In occasione del centocinquantesimo anniversario della Spedizione dei Mille ed in vista dell’anniversario dell’Unità d’Italia, la Soprintendenza per i Beni Culturali, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Sassari e Nuoro, Istituto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali dal quale dipende il Compendio Garibaldino di Caprera, ha programmato l’allestimento permanente e l’apertura della biblioteca di Giuseppe Garibaldi all’interno della “casa di ferro”. Nella dimora di Caprera sono tuttora conservati circa i due terzi del patrimonio librario appartenuto a Giuseppe Garibaldi e ai suoi diretti discendenti. Si tratta di 2700 pezzi, molti dei quali personalizzati da dediche manoscritte. Tutti i libri sono stati catalogati e sottoposti ad un delicato intervento di disinfestazione. L’acquisto di un macchinario per conservarli sottovuoto ha permesso la ricollocazione nel luogo di originaria ubicazione, ovvero nella “casa di ferro”. Il prefabbricato, realizzato in legno rivestito all’esterno in lamiera metallica in stile inglese, è un raro esempio di casa prefabbricata. E’ stata donata dal commilitone Capitano Felice Orrigoni, che l’aveva acquistata a Londra nel 1861 e spedita a Caprera in 38 casse, compresa quella con gli utensili per la costruzione. E’ stata destinata dal Generale a ospitare i visitatori, a segreteria e infine a biblioteca. Finalmente, dopo anni di attesa, si giunge ad un suo riutilizzo, come luogo di conservazione del materiale cartaceo (libri documenti archivistici, stampe, fotografie) e, in casi eccezionali, luogo di consultazione.
13 luglio
La gente della vasta campagna fra San Pasquale e Bassacutena ha dato l’estremo saluto ad Antonio Pes, l’ulta centenario del luogo: un pezzo di memoria di storia patria. Per raggiungere la chiesa e il cimitero, il corteo con le spoglie del centoduenne Pes è mosso dallo stazzo di Cucuruzzu, percorrendo in parte la strada «Garibaldi», cosi denominata per il fatto che l”Eroe dei Due Mondi” era solito seguirne l’originario tracciato per raggiungere quello stazzo una volta sbarcato nell’insenatura di Porto Pozzo, proveniente da Caprera. Cucuruzu-Garibaldi: un binomio molto noto. L’Eroe della Spedizione dei Mille, sul finire degli anni ’70 dell’Ottocento, frequentava, accolto dalla famiglia Susini, La Maddalena e dintorni, intenzionato ad acquistare un tratto di terreno dove realizzare una dimora. Era intrigato da Capotesta, il promontorio di Santa Teresa, di proprietà dei Pilosu-Pes, possessori anche di Cuguruzzu, dove risiedevano. Ed è alla porta di questo stazzo che un giorno, accompagnato dall’amico Susini, Garibaldi bussò, perorando l’acquisto di Capotesta. Ma il proprietario rispose che il patrimonio di famiglia non era in vendita. Ma quell’incontro fra Garibaldi e il Pes non fu che l’avvio di un forte sodalizio fra i due. Un sodalizio consolidatosi nel proseguo della vita di entrambi, con soggiorni frequenti di Garibaldi a Cuguruzzu, proseguito fra entrambe le famiglie, con intrecci di padrini di battesimo e cresima, anche dopo la dipartita dei due vecchi. L’ultra centenario Antonio Pes aveva per padrino di battesimo un Garibaldi.
14 luglio
La manifestazione ‘La Valigia dell’Attore’ ospiterà il Premio Solinas, da anni trasferito Bologna. Durante l’estate del 1985 fu Gian Maria Volonté, cittadino del Comune di La Maddalena, a suggerire a Felice Laudadio l’idea di creare, nell’isola di La Maddalena, un appuntamento annuale dedicato allo scrittore e sceneggiatore scomparso nel 1982. Nasceva così, venticinque anni fa, il Premio Solinas per la miglior sceneggiatura inedita italiana. La manifestazione ‘La Valigia dell’Attore’ si svolgerà dal 28 luglio al 1° agosto, nella Fortezza I Colmi.
9 agosto
È morto Max, il cane più celebre di La Maddalena; Si è spento domenica scorsa nel canile comunale, assistito da chi negli ultimi anni si prendeva cura di lui. Lo avevano portato qualche giorno prima i Vigili del Fuoco che lo avevano trovato in strada già in condizioni di salute piuttosto precarie. Max aveva attorno ai 15 anni e porre fine ai suoi giorni sono stati oltre l’età, l’obesità ed il caldo, lui che quest’ultimo mal sopportava, essendo un incrocio con un aski. Rimasto orfano del suo padrone, Luciano Berretta, deceduto alcuni anni fa, Max stazionava normalmente tra Largo Matteotti, Piazza Garibaldi e via Garibaldi, ma spesso ripercorreva i tragitti che era solito fare col suo padrone, come quello della attraversata in traghetto a Palau. Ed è stato questo e non solo a dargli la notorietà, oltre alla sua intelligenza, il carattere fiero e comunque la sua mansuetudine. Del cane Max che si imbarcava sul traghetto per andare a Palau ne hanno parlato il giornali locali, quelli nazionali ed anche uno tedesco. Soprattutto quando sbagliando d’estate il traghetto finì sulla linea Palau-Napoli. L’equipaggio che lo conosceva bene non lo fece sbarcare nel porto partenopeo, riportandolo in Sardegna. Il caro, vecchio Max ora non c’è più. Di lui rimane il rimpianto ed il ricordo, lui che era il cane più celebre di La Maddalena.
28 agosto
“Pochi metri più in là della chiesa della Trinità sono presenti i ruderi di un’antica chiesa medioevale”. La dichiarazione, sicura ed inequivocabile fatta in un convegno a La Maddalena, da don Francesco Tamponi, studioso e storico, direttore dell’Ufficio Beni Culturali e Artistici della Diocesi di Tempio-Ampurias; uno quindi con molta cognizione e qualche titolo. Tamponi si spinge oltre, affermando che il rudere medioevale del quale parlava è “la chiesa di Santa Maria in Porcaria”. La dichiarazione viene accolta con freddezza da alcuni di coloro che a La Maddalena si occupano di storia locale. Nonostante il dubbio (se quei ruderi, intanto siano di una chiesetta e, nel caso, dell’antica e medioevale chiesetta di Santa Maria in Porcaria), i maddalenini, credenti e non, naturalmente, continuano … a dormire tranquillamente la notte. Pur tuttavia corre l’obbligo di chiedere, intanto che quei luoghi vengano preservati da possibili distruzioni, e poi che si possano effettuare degli scavi archeologici, magari ulteriori, per soddisfare la curiosità storica al fine di capire se effettivamente si debba ridatare la storia dell’isola Maddalena “non più al 1700 ma al periodo medievale”, come affermò don Francesco Tamponi. Alle affermazioni dell’autorevole ecclesiastico-studioso hanno risposto attraverso il settimanale maddalenino Il Vento, due altrettanto autorevoli studiosi di storia isolana, Antonio Frau e Salvatore Sanna. “Tutto nasce dalla riscoperta avvenuta pochi mesi orsono, di un rudere di fabbricato in elevato, in località Collo Piano, vicinissimo all’attuale chiesa della Trìnita, già osservato negli anni 50 dal Muntoni, che ne fa menzione nella sua tesi di laurea e successivamente da altri studiosi locali, che però non hanno lasciato una pur modesta nota sull’argomento”, ha scritto Antonio Frau. Rudere a forma absidata, stranamente “mai osservato e descritto nei documenti e nelle relazioni redatte all’epoca della costruzione, nel 1768, della cappella di Santa Maria Maddalena dedicata successivamente alla santissima Trìnita”, precisa Frau. Anche Sanna ha osservato che il sito in questione è stato più volte e dettagliatamente descritto da vari militari, all’epoca dell’occupazione del 1767. “Nessuno di loro ha parlato di vestigia di chiese preesistenti nel sito di Collo Piano, e nessun isolano ne ha parlato loro”. Non si ha alcuna “evidenza documentale della supposta chiesa del Collo Piano, ed è poco probabile che i ruderi tanto evidenti oggi non lo fossero nel 1767-1768 e che non siano stati rilevati da chi poche decine di metri più in là è intervenuto a far le opere di difesa e successivamente la chiesa”. Sanna addirittura avanza l’ipotesi-provocazione che quel rudere possa essere stato “l’abitazione della famiglia Por-Ornano …” e la forma absidale del rudere in questione potrebbe essere stato “la struttura a cupola del forno esterno in cui Caterina cuoceva il pane di grano corso e di orzo per la famiglia del cannoniere muratore”.
4 settembre
Il grande amore per il mare e la passione per il nuoto hanno spinto il maddalenino Marco Ferraro, 42 anni, a compiere una delle imprese più importanti della sua vita: la traversata delle Bocche di Bonifacio. Partito dalla spiaggia di Punta Sperone in Corsica ha impiegato nove ore per raggiungere il litorale di Punta Tegge. Il dipendente della Marina Militare ha affrontato un percorso difficile, lungo diciotto miglia. «Il mio ultimo pensiero prima di tuffarmi in acqua è stato quello di riuscire nell’impresa», racconta Ferraro, «stavo affrontando la mia prima sfida personale, piuttosto impegnativa. Ho indossato la muta in terra corsa convinto che l’avrei tolta solo sulla spiaggia maddalenina. Poi ho pensato a muovere le braccia». Ad accompagnare il valente nuotatore c’erano 5 imbarcazioni d’appoggio. Un gommone della Marina Militare di Mariscuola, uno di soccorso con due componenti del 118 e un medico. In un altro c’erano il fratello Mauro, di 37 anni e il nipote Marco di 10, già appassionato di mare (sta seguendo un corso subacqueo) che più di tutti ha incitato lo zio nella traversata a nuoto in stile libero. Tra i compagni di viaggio, a bordo di altre imbarcazioni, gli amici di sempre: Ugo Gegi, Pina Masu e Andrea Cannas. «Non vedevo mai la costa», continua Ferraro, «mi ero dato delle tappe. Mi fermavo ogni trenta minuti per mangiare carboidrati e bere acqua. Soste brevi di un minuto ciascuna. Le condizioni meteo non sono state ideali. Superata l’isola di Lavezzi ho dovuto affrontare corrente contraria e nelle restanti miglia vento ed onde di Maestrale». Quando è giunto sulla spiaggia di Punta Tegge è stato accolto da eroe. L’abbraccio più lungo ed emozionante è stato quello con mamma Battistina, che dalle 8 del mattino sino alle 17 ha seguito gli sviluppi dell’impresa anche via internet. Tra i numerosi maddalenini che hanno voluto stringergli la mano c’erano anche l’assessore allo sport Fabio Canu e l’organizzatore Andrea Rotta. Attestati di stima sono giunti anche dal comandante di Mariscuola Gianluca Buccilli e dal secondo Alberto De Vita. Tra i fan non potevano mancare i colleghi di lavoro. Marco Ferraro si è allenato duramente. Nuota dall’età di sedici anni, il punto privilegiato sono i quindici chilometri vicino all’isola di Razzoli. «Ogni volta che mi trovavo a compiere il tragitto che ho percorso sulle imbarcazioni pensavo quanto sarebbe stato emozionante farlo a nuoto», spiega Ferraro, «ora il sogno è diventato realtà. Continuo ad allenarmi perché ho intenzione di intraprendere una nuova avventura».
20 ottobre
Il ritorno in Sardegna, nella scorsa estate per le premiazioni del venticinquennale, del “Premio Solinas”, è stato salutato da grande interesse. Ancor di più, perché approdato nel suo luogo deputato, La Maddalena (lo sceneggiatore, tra l’altro, vi ambientò anche il suo libro “Squarciò”, diventato soggetto per “La grande strada azzurra”, 1957, di Gillo Pontecorvo, che, per vari motivi, non si riuscì a girare nell’arcipelago sardo), ospitato da una manifestazione culturale rilevante come “La valigia dell’attore”, dedicata a Gian Maria Volontè, un attore che, insieme proprio a un potente scrittore per il grande schermo come Franco Solinas, manca profondamente al nostro cinema, il quale sembra avere nella debolezza delle storie e delle interpretazioni parte della sua fragilità. Continuerà uno dei più importanti riconoscimenti a chi si dedica alla sceneggiatura, ovvero la spina dorsale dei film, ad avere spazio nell’isola, così amata da Solinas? Vi sarà stabilità in Sardegna per un evento così prestigioso? Ancora una volta, la questione sembra non essere facilmente risolvibile, mentre il bando dell’edizione 2010-11 è già partito.
2 novembre
Tusceri trionfa a Bonorva; Gian Carlo Tusceri, a 15 anni dal ritiro dalle competizioni letterarie regionali (ha vinto complessivamente 17 primi premi) torna in campo e sbanca il premio di letteratura sarda ‘Paulicu Mossa” di Bonorva. Con due distinti lavori, ha vinto contemporaneamente il primo premio per la prosa (con «A tristi storia da Riggina Taitù») e il premio per la saggistica, dedicato alla ricostruzione della strabiliante storia della cantante-attrice isolana Lia Origoni, grande stella nel 1942 e 1943 da Berlino fino alla Russia Bianca, poi soprano alla Scala, al San Carlo, all’Eliseo e in tutti i migliori teatri europei e del nord-Africa, dal dopoguerra al 1968. Ha ricevuto il primo premio (ex aequo) per aver recuperato alla Sardegna una straordinaria biografia «in isulanu antico» di questa donna orgogliosa che per protestare contro un comportamento coercitivo della scorta del presidente Einaudi, lo accolse al canto dell’inno sardo, «Salvet Deu su Re». Chiediamo a Francesca Solinas, presidente del premio e figlia dello sceneggiatore de “L’amerikano”, di raccontarci gli elementi essenziali del concorso. “Il premio Solinas si rivolge, nella sua sezione principale, ad autori con un minimo di esperienza, anche perché, al suo interno, si cerca una qualità veramente alta; si vuole supportare un progetto il quale, nel momento della sua piena realizzazione, interessi i mercati sia nazionali e, magari, quelli internazionali. Il bando scadrà il 9 novembre 2010. Abbiamo, infatti, festeggiato nell’isola de La Maddalena, durante la manifestazione “La valigia dell’attore”, il venticinquennale, ma ora siamo proiettati verso la nuova edizione.” Quali sono le novità del concorso 2010-11? “Ci sarà un premio per giovani talenti, sostenuto dal “Gratta e vinci”, rivolto a sceneggiatori e registi, i quali dovranno sviluppare e realizzare un progetto per girare un cortometraggio di cinque minuti con tema “La fortuna”. Il budget, messo a disposizione dallo sponsor, è di conclusivi 25.000 euro.” “Lo speriamo veramente. Infatti, nei giorni trascorsi a La Maddalena, mentre si svolgeva “La valigia dell’attore”, noi tutti – gli amici, i finalisti, il pubblico – abbiamo avuto una grande gioia e soddisfazione. Purtroppo la Regione Sardegna ha potuto esclusivamente fornirci il suo patrocinio: non so, se arriverà anche qualche altro tipo di contributo finanziario, data la situazione politica nell’isola non è semplice. Forse, bisognerebbe pensare, riflettendo su quanto il premio Solinas sia un investimento culturale importante, a un legame più marcato con il territorio, all’abbinamento con un’iniziativa di alto valore, come è accaduto con «La valigia dell’attore»”. Il problema, come sempre, è economico, ma pure politico-culturale… “L’interesse economico nei confronti delle manifestazioni culturali si è ridotto drasticamente ed è sempre più scarso e meno entusiasta. Quest’anno siamo felici della collaborazione con <Gratta e vinci>, perché, altrimenti, non si sarebbe potuto neppure varare il concorso per i giovani talenti. E’ necessario che le istituzioni ripensino alla necessità di supportare le manifestazioni culturali di eccellenza e, in genere, a evitare tagli in questo settore così determinante per la vita e la crescita del paese”.
2 dicembre
Interessanti aspetti dei primordi della comunità maddalenina, collocati storicamente nella seconda metà del Settecento, furono messi in evidenza da Alberto Sega, del Corisma (Comitato Ricerche Storiche Maddalenine), cultore di studi storici, ufficiale della Marina in pensione. E lo fece nel convegno organizzato dalla Scuola Sottufficiali, il 2 dicembre 2010 nell’ambito delle celebrazioni del 60° anniversario della sua istituzione, convegno sul tema: ‘L’arcipelago di La Maddalena e la Marina Militare’. Nell’ottobre del 1767 allorquando i militari del Re di Sardegna misero piede nell’Arcipelago “le persone presenti erano in numero di 185, divise in 36 famiglie. Delle quali 21 abitavano nell’isola di Maddalena e 15 in quella di Caprera. Le relazioni dell’epoca riferiscono che gli abitanti erano pastori corsi che abitavano in case di pietra con tetti formato da frasche variamente intrecciate”. L’osservazione che mosse nel convegno, Alberto Sega, fu che quegli uomini, nell’Arcipelago presenti anche con le loro mogli e figli, fossero sì pastori ma anche marinai. Alcuni probabilmente solo marinai. Queste persone, ricordò Sega, “provenivano sistematicamente dalla Corsica, da dove portavano le loro greggi e armenti, ma non direttamente su barche ma addirittura in acqua, tenendoli aggiogati alle barche stesse. Con una difficile manovrabilità quindi, delle imbarcazioni, che doveva richiedere una perizia marinaresca non del tutto comune, non certamente minima. Non erano quindi solamente pastori. Erano anche marinai. Attraversavano frequentemente questo tratto di mare che, normalmente, anche d’estate, presenta delle condizioni metereologiche piuttosto severe”. L’analisi di Sega si spinse oltre, rilevando che alcuni di costoro possedevano barche loro, “con le quali facevano commercio, e non arrivavano solamente fino al fiume Liscia oppure a Terranova, l’attuale Olbia, ma anche a Malta, a Civitavecchia, a Livorno. Come altra attività avevano quella del traffico del contrabbando di varie merci, soprattutto verso la Corsica, formaggio, pellami, carni, grano. Ed erano anche piuttosto coraggiosi”, precisò il relatore. A dimostrazione di ciò riportò una relazione del comandante Felice De Costantin il quale, nel 1793, appena 26 anni dopo l’occupazione, li definì come “naturalmente coraggiosi” e addirittura “la parte più preziosa dell’equipaggio”. L’ammiraglio Des Geneys, fondatore della Marina Sarda confermò questo giudizio, definendoli, il “nerbo degli equipaggi della Marina del Re” e ancora “i più agguerriti della Marina da Guerra”. Ed erano passati pochi decenni dall’occupazione militare. Ciò significa che coloro che facilmente si ‘arresero’ all’ufficiale savoiardo al motto ‘Viva chi vince’, erano sì pastori ma anche naviganti, e comunque il mare e l’ardimento scorrevano nelle loro vene. E soprattutto lo erano già, o lo sarebbero stati molto presto, i loro giovanissimi figli, alcuni dei quali destinati di lì a poco a diventare eroi. Domenico Millelire, giusto per citarne uno ‘a caso’, che all’epoca dell’occupazione aveva 6 anni. E un altro, sempre ‘a caso’, Tommaso Zonza di anni ne aveva 11.
16 dicembre
Muore Pasqualino Serra; Uomo politico, ex amministratore provinciale ed ex sindaco di La Maddalena. Era nato il 29 marzo del 1928 nell’isola di Santo Stefano, l’isola della sua famiglia. Portava il nome del nonno, Pasquale Serra, che amava spesso ricordare quando voleva sottolineare le sue antiche origini isolane. Da Santo Stefano, fin da bambino, veniva a scuola a Maddalena con la barca, a remi o a vela, da lui stesso pilotata, poi si era trasferito nell’isola maggiore, era entrato nell’Azione Cattolica e si era iscritto da giovanissimo alla Democrazia Cristiana.
Ha partecipato attivamente alla “rivoluzione dei Giovani Turchi”, quella lanciata nei primi anni Cinquanta da Francesco Cossiga, Pietrino Soddu, Paolo Dettori e Nino Giagu. Quando ci fu la frattura, una volta che avevano conquistato il potere, fra Cossiga (ed i suoi amici) e Soddu, scelse quest’ultimo aderendo al gruppo dei morotei, aventi come leader di riferimento nazionale Aldo Moro, a questa corrente aderì Pasqualino Serra. Fu eletto nel Consiglio Provinciale di Sassari nel 1956 e nel 1957 nel Consiglio Comunale di La Maddalena. A Palazzo Sciuti ha rivestito per più mandati amministrativi la carica di consigliere e di assessore. Il gruppo moroteo di Pasqualino Serra, che si contrapponeva a La Maddalena al gruppo della sinistra di Base (i basisti), che avevano come riferimento Giuseppe Deligia e soprattutto don Capula, elesse pe diversi lustri sindaci a lui molto vicini, tra questi Josto Tramoni, Pietrino Vasino, Stefano Cuneo, Gavino Canopoli. Nel 1985 Serra lasciò il Consiglio Provinciale, per un periodo rimase nell’ombra dedicandosi ai suoi affari e alle sue imprese, che spaziavano dall’estrazione del granito ai trasporti marittimi, poi tornò in auge con la riforma dei Consigli Comunali e l’elezione diretta del sindaco. Nel 1993 infatti cominciò mettere in piedi una lista civica, che chiamò Unità Isolana, in contrapposizione alle liste partitiche, che considerando l’aria di antipolitica che si respirava a livello nazionale (vedi Mani pulite) e le poco incisive esperienze amministrative che si andavano sommando da anni nell’Arcipelago, con una miriade di sindaci eletti e abbattuti sistematicamente da intrighi di palazzo, portò Pasqualino Serra ad una vittoria netta e inaspettata. Infatti, gli sconfitti della lista Progresso con candidato sindaco Gianfranco Dedola comprendeva una coalizione formata da Democrazia Cristiana (in sfacelo), gli ex PCI (PDS) e gli altri logori partiti che si rifacevano al vecchio ‘Pentapartito’ nazionale. Serra non nuovo certamente alla politica, rappresentò invece per l’elettorato disgustato, un’autentica novità. Unità Isolana, comprendeva un’alleanza con il PSI, esponenti del Patto Segni e l’innesto di varie personalità della società isolana, uno su tutti il direttore sanitario del Paolo Merlo, il prof. Romeo Milani. Pasqualino Serra, vinse e andò avanti per oltre tre anni, realizzando cose importanti, ma crediamo che per tutti i maddalenini è considerato il “Padre del Parco”, che proprio con la sua Amministrazione prese forma. Successivamente ci fu una frattura all’interno della maggioranza fra Serra e Milani, suo grande elettore, quella frattura portò al voto di sfiducia e alla caduta dell’Amministrazione Serra. Nelle successive elezioni (vinte dall’ex comunista Mario Birardi, appoggiato da don Capula) , Serra si candidò di nuovo con una propria lista che raccolse i voti minimi necessari che gli assicurarono comunque il ritorno in Consiglio Comunale, in minoranza.
Fu anche membro del Consiglio di amministrazione dell’Ente Minerario sardo (E.M.S.A.), ente strumentale della Regione sarda, Presidente regionale dell’Associazione cavatori (Assocave) e dell’I.S.G.R.A. (Graniti di Sardegna) .
22 dicembre
La Maddalena del G8 abitata solo da fantasmi; La suite di Obama, adesso, più che una leggenda rischia di passare alla storia come il simbolo di una grande incompiuta. Alla Maddalena sull’ex Arsenale, l’ unica struttura costruita per il G8 tenuta in vita, potrebbe calare presto il sipario. Colpa dei ritardi del governo e della Regione. PER la bonifica di questo spicchio di mare antistante l’ hotel del G8 – dato in gestione dalla Regione per 40 anni alla Mita Resort del gruppo Marcegaglia, canone da 60 mila euro l’ anno più 30 milioni post-bonifica – Guido Bertolaso, l’ ex capo della Protezione civile, ha speso 72 milioni di soldi pubblici. I lavori sono stati affidati al cognato Francesco Piermarini: ma la pulizia della discarica marina – in perfetto stile Cricca – non è mai stata completata. E così in porto le barche non possono navigare. Come un campo da calcio dove è impossibile tirare calci al pallone. Non pervenuti nemmeno i permessi per l’ hotel che doveva ospitare i capi di Stato: primo fra tutti l’ abitabilità. Mita le aspettava già questa estate le carte, ma la Regione Sardegna – proprietario di questo sito di 150mila metri quadrati dove un tempo sorgeva l’ Arsenale militare – non ha ancora effettuato nemmeno la perimetrazione dell’area. E’ questo il quadro di Porto Arsenale, la struttura sorta dalle ceneri dello scandalo del G8 (un affare costato 500milioni di euro, 327 per le opere alla Maddalena, il resto per l’ Aquila) che nei piani del gruppo Marcegaglia doveva diventare il porto turistico più importante del Mediterraneo. Ora potrebbe trasformarsi nell’ ultima beffa della Maddalena. Il 31 dicembre i lavoratori ancora sotto contratto con la Mita Resort – una dozzina tra guardiani e marinai – se ne andranno a casa. Gli altri essendo stagionali se ne erano già andati a settembre. L’ unica azienda maddalenina che ancora lavora nell’ ex Arsenale è la Roland Garden, che cura il verde. Che sia solo la prassi invernale per un porto collegato a una megastruttura turistica? Secondo il capitolato d’ appalto, Mita – che ha ottenuto la concessione dell’ex Arsenale a un prezzo certamente vantaggioso – avrebbe dovuto presentare al Comune un piano industriale a garanzia che il suo business sarebbe stato per l’ isola anche un’ occasione di rilancio – e di indennizzo. Il piano non si è ancora visto. Secondo quanto filtra da fonti vicine alla società – che ufficialmente non dichiara nulla -, prima di fare nuovi passi ( la sola manutenzione della struttura costa 2 milioni di euro l’ anno) il gruppo Marcegaglia vuole vederci chiaro. Che significa capire alcune cose: primo, se le acque dell’Arsenale continueranno – nonostante il piano della Protezione civile – a essere infestate da idrocarburi e quindi non navigabili. Secondo, se la Regione manterrà fede – finora non lo ha fatto- agli impegni presi. In pratica: non essendo nelle condizioni di poter sviluppare il proprio progetto Mita potrebbe valutare l’ ipotesi di rivedere il suo impegno nell’ affare di Porto Arsenale. I magazzini sono pieni di materiale ancora incellofanato: banchine galleggianti, divise del personale, attrezzature subacquee, gommoni, macchine elettriche. Tutto con il logo “Porto Arsenale”. Se sono inutilizzati non è certo per colpa di Mita. La società della Marcegaglia risulta danneggiata dalla celerità elefantiaca della Regione e dagli effetti imprevisti retaggio della scriteriata azione della Protezione civile (Bertolaso&Co) sull’isola. “Siamo di frontea un paradosso- tuona il sindaco Pd Angelo Còmiti – c’è una società che deve farei suoi investimenti – che servono come il pane a questa città- ma non viene messa nelle condizioni per farlo. Governo e Regione ci hanno abbandonato al nostro destino”. Dietro la nebulosa senza fine che avvolge tutto quello che è passato sotto le grinfie della Cricca Balducci-De Santis-Della Giovampaola-Anemome, aleggia un nuovo spettro: e cioè che Mita di qui a poco decida di riconsegnare le chiavi dell’ ex Arsenale alla Regione. “Cappellacci (governatore sardo, ndr) se ne sta lavando le mani”, tuona il consigliere comunale Mauro Bittu. Nell’arcipelago degli scandali e delle beffe c’è rabbia. Altro che riconversione: molto di quello che è stato costruito per il G8 langue e appassisce. L’ hotel a 5 stelle sorto nell’ex ospedale militare dista un centinaio di metri dall’ Arsenale: è costato 75 milioni, 742 mila euro a stanza (sono 101). A febbraio 2010 – dopo un’ inchiesta di Repubblica – Bertolaso promise che sarebbe stato fatto un nuovo bando di gara per l’ assegnazione. Che c’erano contatti avviati con due società. Zero. Il bestione è ancora lì, con le erbacce intorno, una cattedrale sul mare e nessuno la vuole. E ancora: più nulla si sa del Water Front, il porto turistico cittadino i cui lavori dovevano partire a ottobre. Doveva essere un’ opera collegata al G8 anche quella: ma dopo gli scandali sulla corruzione, gli arresti, i costi fuori controllo, è scivolata “a data da destinarsi” sorride amaro Còmiti. Le spese? Dieci milioni di fondi Fas, altri cinque provenienti dalle casse della Regione: ma è ancora tutto fermo. Roberto La Monica fa il pubblicitario. Con una mostra fotografica aveva già lanciato l’ allarme sull'”isola usa e getta”. Ora ha proposto all’ amministrazione una campagna di rilancio intitolata “Maddalena c’ è”. Forse bisognerebbe aggiungerci un punto interrogativo.